Il Foglio sportivo - Storie di storie

Il Giorno della Memoria e lo sport dei Giusti

Mauro Berruto

Tantissime sono le storie di sportivi, allenatori, atleti che hanno guardato negli occhi l'orrore dell'Olocausto. Due libri per avere memoria

Il Giorno della Memoria, man mano che i testimoni diretti della tragedia della Shoah inevitabilmente se ne vanno, assume un significato sempre più importante: essere il modo di trasmettere alle generazioni che verranno l’unico imperativo: “Mai più!”

Naturalmente anche lo sport, essendo un “fatto sociale totale”, non fu risparmiato da quella barbarie. Tantissime sono le storie di sportivi, allenatori, atleti che hanno guardato negli occhi quell’orrore. Storie struggenti, troppe con un tragico finale, alcune – poche – con un lieto fine. È doveroso dedicare a questa giornata e alla memoria di quel periodo di buio dell’umanità i due libri di oggi. La caratteristica comune, il motivo per cui li scelgo, è che tengono insieme storie che arrivano da quell’inferno con altre che sono invece più vicine a noi, creando un passaggio di consegne orientato al ricordo e all’impegno contro ogni forma di sopraffazione, odio, violenza. Una staffetta per la giustizia, pace e libertà.

Il primo libro è di Gino Cervi (a cura di), I Giusti e lo sport (Editrice Cafoscarina, 2023). Gino Cervi, straordinario narratore di sport, oltre a firmare alcune delle storie raccolte in questa antologia, è l’allenatore-giocatore di una super squadra che si schiera in campo con Giulia Arturi, Giovanni A. Cerutti, Joshua Evangelista, Cristina Giudici, Gianni Mura, Fabio Poletti, Alberto Toscano. Ognuno di loro racconta la storia di un “giusto dello sport”, capace di essere testimone di generosità, lealtà, coraggio, sacrificio. Così le storie che hanno a che fare con l’odio fascista e nazista di Bruno Neri calciatore partigiano, Albert Richter pistard che correva contro il nazismo, Ernest Erbstein l’uomo che fece Grande il Torino, Gino Bartali e Augusta Fornasari campioni e, in modo diverso, staffette partigiane, si mescolano a quelle di campioni e campionesse più moderne, come Peter Norman, che salì sul podio a Messico ‘68 con Tommie Smith, John Carlos e i loro pugni guantati di nero, Colin Kaepernick e la sua lotta in ginocchio contro le discriminazioni razziali, Socrates, Nawal El Moutawakel o Khalida Popal e Nasim Esqhi, rispettivamente calciatrice afghana e climber iraniana capaci di sfidare, da donne, i loro regimi. Splendida la “Carta dello sport” proposta in appendice, una serie di proposte per uno sport responsabile per tifosi, atleti e giornalisti.

Il secondo libro è di Massimiliano Castellani e Adam Smulevich, A futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita (Minerva, 2023). Storie di grandi e piccoli eroi dello sport da cui ripartire, per invertire la tendenza del tempo in cui viviamo, in cui l’odio mina costantemente il valore del ricordo e della verità storica. Anche in questo caso un’antologia di storie: i pugili del ghetto romano, Johann Trollmann il boxeur “zingaro” di cui scrisse anche Dario Fo, Manlio Gelsomini che dalle piste di atletica finì trucidato alle Fosse Ardeatine, il tennista Gottfried Von Cramm e i suoi gesti bianchi contro il nazismo, consegnano il loro sacrificio ai colleghi atleti Emil Zatopek, Agnes Keleti, “Major” Taylor, ai rugbisti di Mandela, alle cicliste afghane, ai calciatori ucraini, perfino a un inedito Vittorio Gassman che prima di essere il “mattatore” del nostro teatro fu un talentuoso cestista.

La forza della memoria e il potere ispirazionale dello sport corrono insieme, perché, ripeterlo non è mai sufficiente, non succeda mai più, mai più, mai più!

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