Danke Jürgen
Jürgen Klopp è un uomo d'amore
L'addio al Liverpool a fine stagione, una carriera di vittorie, pianti e sentimenti forti e il tempo di prendersi una pausa per stare vicino alla donna che ama.
C’è una canzoncina tedesca che fa, al ritmo di polka, “Ti ricordo così / perché unico e a modo tuo / perché così diverso dagli altri / Ti ricordo così / ora che ci sei ancora / e quando non ci sarai più”. La scrisse e l’incise l’attrice e cantante Lilian Harvey nel 1939, pochi mesi prima di scappare dalla Germania per paura che la Gestapo la prendesse e la mandasse in un campo di lavoro per aver aiutato diversi ebrei a scappare dalla persecuzione. E si disse che la scrisse proprio per una di queste persone, che fu suo amante, e che aveva paura di non poter più rivedere.
C’è questa canzoncina tedesca, scritta da Lilian Harvey per un altro uomo, che potrebbe essere cantata negli stadi, soprattutto a Liverpool, all’Anfield. E dedicata a un uomo che nel rettangolo di gioco non c’è, ma che fa in modo che esista ciò che c’è ogni volta che il Liverpool scende in campo: Jürgen Klopp.
Perché Jürgen Klopp è unico e a modo suo, così diverso dagli altri, come diceva la canzone. E i tifosi del Liverpool hanno iniziato a pensare proprio questo: “Ti ricordo così / ora che ci sei ancora / e quando non ci sarai più”.
La scorsa settimana Jürgen Klopp ha comunicato, con un video ben fatto e curato come pochi, l’addio ai Reds a fine stagione. Ha bisogno di tranquillità, dice, di prendersi una pausa. E forse, chissà, definitiva. Perché "faccio questo da 24 anni, ci sono parti di questo lavoro che non si vedono e che non sopporto più", ha detto. Ed è proprio quello che non si vede che lo affligge, inizia a pesargli. Tutto quello che gira attorno al calcio, quel blablabla di parole e richiami di sirene verso nuovi campionati ai quali sempre più calciatori, anche suoi, si fanno attrarre.
Jürgen Klopp ad Anfield lo amano e l'hanno amato e non solo per le vittorie, tante, tutto quello che c’era da vincere. L’hanno amato anche nei momenti difficili, nelle annate storte, come quella appena passata. Proprio perché unico e a modo suo, perché così diverso dagli altri. Un allenatore con tanti pregi e qualche difetto, ma acceso da una passione scoppiettante e divampante per ciò che fa e per la squadra che allena, per i suoi giocatori e per chi tifa quei colori.
Jürgen Klopp ha il passaporto tedesco, ma c'entra poco o niente con l’immagine stereotipata che si ha dei tedeschi. Per animo e parlantina potrebbe essere scambiato per mediterraneo, scriveva una vita fa la Faz nelle sue pagine sportive. Era la stagione 2003-2004, il Mainz era appena stato promosso in Bundesliga e quell’allenatore che giocava un calcio intenso e snervante, unico nel suo genere, l’esasperazione totale di quanto aveva introdotto Wolfgang Frank in una Germania ancora alle prese con il libero, aveva iniziato a destare la curiosità di molti.
Scrisse la Faz che “Klopp era una novità assoluta, un mescolarsi di italianità e balcanicità, di fervore e passionalità come mai si è visto nel campionato tedesco”. Era un altrove allora Jürgen Klopp. E un altrove è rimasto per tutti questi anni.
Jürgen Klopp è passato in questi ultimi vent’anni di calcio europeo animato da un amore intensissimo e totalizzante, esploso in gioia purissima e in pianti a dirotto, in lacrime impossibili da fermare anche in campo. Come quelle nel giorno d’addio al Mainz o quelle davanti a quel gigantesco “Danke” esposto dalla Gelbe Wand, il muro giallo, la curva dei tifosi del Borussia Dortmund, il giorno della sua ultima partita in casa alla guida dei gialloneri. O quelle per il distacco dai suoi giocatori “rapiti” altrove dal calciomercato o per i suoi cari. E le lacrime di pura goduria come quelle del giorno della promozione in Bundesliga a Magonza, mentre tutto lo stadio lo acclamava a gran voce, quelle per il primo campionato vinto a Dortmund e quelle per la vittoria della Premier League con il Liverpool e poi per la vittoria della Champions League mentre i tifosi cantavano in coro You’ll Never Walk Alone.
Lacrime di commozione che torneranno a scorrere nel giorno dell’addio alla panchina dei Reds perché ci sono emozioni a cui uno come Jürgen Klopp non può resistere e va sempre a finire che si ritrova travolto dal sentimento.
Un amore totale come quello per sua moglie Ulla Sandrock che va avanti dal 2005 e sempre intensissimo, o almeno così dice chi Klopp lo conosce bene. Un amore diviso a lungo, che diventerà totale e centrale ora, a fine stagione, perché Jürgen Klopp sa benissimo che nei sentimenti non sempre i sacrifici possono essere solo di uno dei membri della coppia e che serve reciprocità in tutto, anche nelle volte nelle quali si preferisce il silenzio.
Ulla Sandrock non è mai apparsa nella vita pubblica del Klopp allenatore, ha sempre preferito stare lontana dal calcio, farsi vedere poco. Ha ascoltato, registrato umori e patemi, razionalizzato fatti e progetti, consigliato quand’era il momento di farlo. Si è fatta da parte seguendo le avventure del suo uomo. Ora Jürgen Klopp ha deciso che è venuto il tempo, chissà se momentaneo o definitivo, di farsi da parte lui e seguire lei.