Formula 1
Hamilton alla Ferrari è anche una straordinaria operazione di marketing
Nel 2025 il pilota più vincente della storia (7 mondiali, 104 pole, 103 vittorie) dovrebbe correre su una monoposto di Maranello. Ma cosa può portare l'inglese alla Ferrari a parte il clamore mediatico? Ecco i pro e i contro della scelta
Il fascino della Ferrari è davvero irresistibile. Ecco la prima cosa che viene in mente commentando l’inaspettato arrivo di Lewis Hamilton a Maranello. Dopo anni di corteggiamento caduti nel vuoto, Lewis è capitolato. Magari, a 40 anni, arriverà fuori tempo massimo. Ma come dicono i vecchi saggi è sempre meglio tardi che mai. Non ci sono altri motivi per spiegare questa rivoluzione se non il fascino della Scuderia che non vince un Mondiale piloti dal 2007, ma resta evidentemente il sogno di chi arriva a guidare una Formula 1. Hamilton alla soglia dei 40 anni che compirà a gennaio, ha deciso che non poteva chiudere la sua carriera senza indossare una tuta rossa con il Cavallino sul cuore. Sapeva che il treno questa volta non sarebbe più passato. E, nonostante avesse rinnovato con la Mercedes per due stagioni (con una possibilità di fuga a fine 2024), ha deciso di sedersi a un tavolo con John Elkann che da anni lo stava corteggiando. Avranno parlato di moda, di sostenibilità, della prima Ferrari elettrica che arriverà nel 2025 e alla fine hanno deciso di mettere la firma su uno dei terremoti più clamorosi avvenuti nella storia della Formula 1. Quando nessuno se lo aspettava più, il matrimonio è diventato realtà. E la notizia anticipata dal Corriere della Sera ha velocemente preso le sembianze di una valanga, ingrandendosi ora dopo ora. Questa volta era tutto vero. I primi ad accorgersene sono stati gli inglesi. Poi sono arrivati gli spagnoli preoccupati perché l’arrivo di Lewis lascerà senza volante Carlos Sainz. E adesso è chiaro perché la scorsa settimana era stato annunciato il rinnovo del contratto di Leclerc e non quello di Sainz.
L’ingaggio per il 2025 di Hamilton è una straordinaria operazione di marketing per la Scuderia e tutto il brand Ferrari. Convincere il pilota più vincente della storia (7 mondiali, 104 pole, 103 vittorie) a correre per la tua Scuderia che non vince da anni è un colpo sensazionale. Uno shock come lo hanno definito gli inglesi. Una bomba, come diciamo dalle nostre parti. Per convincere Lewis non sono certo bastati i soldi visto che lui guadagna già una quarantina di milioni a stagione (più gli sponsor). Dietro c’è molto di più. Prima di tutto la storia della Ferrari e la convinzione che solo vincendo con il Cavallino si entra nella leggenda. Poi il racconto di quello che sta diventando la Ferrari azienda, sempre più vicina alla carbon neutrality e al lancio della prima auto elettrica (nel 2025). Sostenibilità è una parola che piace a Hamilton e che gli uomini Ferrari pronunciano spesso. A tutto questo va aggiunto quello che la Ferrari sta facendo nel campo della moda, un settore che affascina Lewis tanto quanto quello delle supercar. Mettete tutto questo insieme al fatto che Lewis conosce da una vita Fred Vasseur per aver vinto con lui il campionato di Formula 2 e capirete perché ha accettato una sfida difficile e pericolosa visto che arriverà in un team che al momento non è vincente e con un compagno di squadra più giovane di 12 anni appena designato come uomo del futuro con un contratto praticamente a vita.
Ma che cosa può portare Hamilton alla Ferrari a parte il clamore mediatico? Può portare la perfetta conoscenza di un team come la Mercedes che ha dominato la scena fino a due anni fa. Lui non progetta auto o motori, ma sa bene come funziona l’organizzazione del team e potrà portare a Maranello degli input importanti per continuare a far crescere il team. Un Hamilton in squadra spronerà tutti ancora di più e la sua esperienza potrebbe essere fondamentale nel passaggio alla nuova era della Formula 1 nel 2026. A 40 anni non sarà più quello di 10 anni fa, ma Alonso dimostra che in Formula 1 oggi l’età non conta più di tanto. Ma anche quest’anno, quando ha avuto una Mercedes decente, Lewis ha dimostrato di non essere ancora da pensione.
Resta però un’ultima domanda: ma non si era sempre sostenuto che il problema della Ferrari non erano i piloti? Certo. È per questo che per essere sicuri di vincere sarebbe stato meglio ingaggiare Adrian Newey di Lewis Hamilton. Ma evidentemente è stato meno complicato convincere Lewis a vestirsi di rosso. Basta che non finisca con il fare la fine degli ultimi campioni del mondo approdati a Maranello, Alonso e Vettel, rimasti a bocca asciutta.