La vita cinematografica italiana di Mike Tyson
L'ex campione del mondo dei pesi massimi s'è dato da qualche tempo al cinema e ormai "le nuove generazioni mi conoscono solo come attore". In Italia tornerà presto per recitare in un film con "un regista che ha vinto due premi Oscar”
Metti una settantina di fotografi e giornalisti accalcati nei Tuscany Film Studios alla periferia di Torino, in trepida attesa per la conferenza stampa di Mike Tyson, di passaggio in Italia (è arrivato domenica sera e se ne andrà domenica prossima) per girare un film quasi completamente con la tecnica virtuale. Il film si intitola Bunny-Man e verrà presentato ad ottobre al Festival di Roma dal produttore Andrea Iervolino che punta proprio sulla popolarità dell’ex campione mondiale dei massimi per arricchire la trama basata sulla vendetta di un eroe mascherato (con il volto di un coniglio) che si affiderà proprio a Tyson (anche lui mascherato) per vendicare lo stupro della sorella. E infatti l’interesse è tutto per The baddest man of the Planet che si propone come “l’attore più cattivo del mondo” ma come uomo vuole apparire buono alla ricerca di “redenzione” in questa campagna promozionale in Italia insieme alla moglie Lakiha Spicer.
In realtà dopo aver passato in rassegna i migliori ristoranti di Torino, appena si spengono i microfoni l’ex campione rifiuta gli autografi e si nega alle previste interviste one-to-one per farsi accompagnare a un altro “lunch” dietetico in centro città. Da uno come lui non si può sperare molto di diverso. In conferenza stampa niente commenti ufficiali sul festival di Sanremo sul cui palco era stato avvistato una ventina di anni fa (ma in Italia era tornato più volte, l’ultima nel 2021) e poche rivelazioni se non legate all’Italia, visto che qui dovrebbe tornare per girare un film da protagonista sempre con la produzione di Iervolino e un regista “che ha vinto due premi Oscar” ma di cui verrà rivelato il nome solo nei prossimi giorni.
“Ormai le nuove generazioni mi conoscono solo come attore: sono stato in una scuola elementare negli Stati Uniti dove è stato proiettato un mio film e uno studente irriverente mi ha detto che come pugile mi conosceva solo suo nonno. Volevo dargli un pugno perchè ha distrutto il mio ego. Comunque quando recito sono pronto a qualsiasi ruolo, anche quello di una ragazzina di 12 anni con gli occhi azzurri. Fa solo parte del copione, non so se sono diventato buono”.
Sconfinato il suo amore per l’Italia dove vorrebbe conoscere altre località oltre a Torino in questo soggiorno e dove sogna sempre di incontrare il Papa. “Mia moglie ha studiato qui, parla l’italiano e non è detto che non compreremo una villa nel vostro paese”. Poi qualche commento sulla situazione attuale dei pesi massimi: “Il mio erede dovrebbe essere essere Tyson Fury visto che è campione del mondo ma io seguo la preparazione di Francis Ngannou, originario del Camerun, che lo ha messo al tappeto pur perdendo e ora sfiderà Anthony Joshua”.
E poi la battuta finale: “Io umile? Un mio amico mi dice di non usare questa parola per non rovinare tutto, diciamo che voglio mettermi in gioco”.
Il Foglio sportivo - In corpore sano