Il Foglio sportivo
"In Italia vogliono le vittorie, non le strutture: vergogna". Parla Armin Zöggeler
Il direttore tecnico della Nazionale di slittino: "Una pista per bob e slittino ci serve, noi dobbiamo allenarci in Norvegia e Lettonia"
"In Italia si vogliono le medaglie, ma le strutture no, è una vergogna". Non usa giri di parole Armin Zöggeler, direttore tecnico di una Nazionale italiana, quella di slittino su pista artificiale, costretta a stare sempre all’estero per allenarsi. “Purtroppo non abbiamo a disposizione un impianto in Italia. Ci alleniamo in Norvegia e in Lettonia, prima dello scoppio della guerra addirittura in Russia. In Germania e in Austria non riusciamo a prenotare le piste, non ci lasciano troppo spazio perché siamo una concorrenza forte”.
Zöggeler è stato per anni il volto dello slittino e degli sport invernali in Italia. È diventato il primo e finora unico atleta della storia a conquistare una medaglia in sei edizioni consecutive dei Giochi nella stessa disciplina e in gare individuali: due ori, un argento e tre bronzi da Lillehammer 1994 a Sochi 2014. Ora è il direttore tecnico di un movimento che continua a raccogliere vittorie (Dominik Fischnaller è bronzo olimpico in carica e ha vinto la Coppa del Mondo generale nel 2023, Andrea Vötter e Marion Oberhofer ci sono riuscite nel doppio e hanno aggiunto l’oro nel doppio sprint negli ultimi Mondiali a gennaio ad Altenberg, in Germania). Risultati eccezionali nel contesto italiano: “Stare sempre all’estero è un costo per la Federazione e un obbligo per atleti e allenatori, tutti lontani dalle famiglie. Chi non si qualifica per le tappe di Coppa del Mondo rimane fermo e deve allenarsi, ciò vuol dire ancora più tempo fuori dall’Italia”. Non è un caso che la Nazionale abbia solo rappresentanti altoatesini: “In Alto Adige lo slittino è molto famoso e riusciamo sempre a trovare chi lo ama, ma abbiamo appena un mini-circuito per allenare la partenza che utilizziamo in estate. La mancanza di una pista è un problema per il futuro, senza è complicato avvicinare i giovani”.
Zöggeler ha così accolto positivamente la notizia del via-libera ai lavori della contestata pista a Cortina, sul cui rifacimento in occasione delle Olimpiadi del 2026 si sta discutendo molto per ragioni di impatto ambientale e costi. L’oro di Torino 2006 espone il punto di vista sportivo: “È fondamentale costruirla non solo per i Giochi, ma anche per dopo. È il posto giusto, a un’altezza adeguata e con una tradizione di bob e skeleton che agevolerebbe anche noi. La Federazione Internazionale potrebbe inoltre inserirla nel circuito delle competizioni annuali”. Quel che conta non è solo l’evento olimpico, ma l’eredità che può lasciare, l’opportunità non sfruttata dopo Torino 2006: “La pista di Cesana era molto bella, ma costruita in un posto sbagliato, in una zona soleggiata e mai ombreggiata, in primavera il sole picchiava. Dopo i Mondiali 2011 non abbiamo più gareggiato lì, l’impianto fu chiuso per scelta politica”.
Zöggeler vinse quei Mondiali, come la gara olimpica 5 anni prima, successo spartiacque della sua carriera: “Le vittorie sono tutte belle, ma alcune di più. La prima medaglia a Lillehammer e il primo oro a Salt Lake furono meravigliosi, ma non dimenticherò mai le Olimpiadi di Torino. Ero il favorito, tutti i giornali dicevano che la mia medaglia era sicura e per questo motivo sentivo molta pressione. Sono però riuscito a concentrarmi e a vincere. Per la prima volta ci fu un’attenzione diversa verso di me e verso lo slittino, ricordo che quell’anno molti media mi seguirono nel resto della stagione e ciò mi fece molto piacere”. Quel successo gli valse un ulteriore onore, ricordato a distanza di anni con molta commozione: “Visitai la tomba di Gianni Agnelli e della sua famiglia insieme a John Elkann e agli altri parenti. Non ricordo se fu una disposizione lasciata dall’Avvocato o una scelta della famiglia di premiare così il vincitore del primo oro italiano dell’edizione di casa. Me lo comunicarono dopo la gara e ricordo l’emozione del momento”.
Dal 2014 Zöggeler sta guidando nuove generazioni di slittinisti nel ruolo di direttore tecnico. Nelle recenti Olimpiadi invernali giovanili a Gangwon, in Corea del Sud, l’Italia ha vinto il medagliere con 18 medaglie, di cui 11 d’oro. Quattro di questi primi posti, più un argento e un bronzo, sono arrivati proprio dallo slittino: “Dal prossimo anno inizierò a inserire qualcuno di questi ragazzi in Coppa del Mondo”. Intanto si gode un gruppo già solido, compresa sua figlia Nina: “Ha scelto questa strada da sola, ora ha tutto il mio sostegno. Ma è meglio che ci sia uno staff tecnico intermedio tra me e lei, non funzionerebbe se la allenassi direttamente io”, dice ridendo. Intanto sarebbe già un successo poterla allenare, prima o poi, su una pista italiana.