Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Tutto è Sanremo, anche nel calcio
I calciatori sembrano tutti dei Travolta che ballano, ma con le mani dietro la schiena. De Laurentiis che racconta di aver detto negli spogliatoi a Garcia “ma che stai affà, te voi fa licenzià?” sembra una perfetta canzone sanremese
Sarà la suggestione, ma in questi giorni di Sanremo tutto, anche la nostra vita (pensate come sono messo), mi sembra uguale alle mirabolanti storie del teatro Ariston. La presenza di Zlatan Ibrahimovic, ormai frusta e tristanzuola (nella foto Getty Images con Amadeus), ha inaugurato l’unione tra il calcio e il palco rivierasco, il resto è solo frutto della mia alterata immaginazione. De Laurentiis che racconta di essere sceso negli spogliatoi a dire a Garcia “ma che stai affà, te voi fa licenzià?”, a me sembra una canzone, che in dialetto adesso si può, dopo il cambio di regolamento operato da Amadeus o chi per lui.
Gli darei il premio della critica, tanto è verista la storia raccontata. Perché di un presidente (uno qualsiasi, scegliete voi) che scende negli spogliatoi a rinfacciare al mister le scelte di formazione si vocifera da sempre, ma ogni volta che qualcuno lo dice, gli tirano pietre di parole dandogli del bugiardo, che queste cose esistono solo in qualche reportage scandalistico. E invece è successo, De Laurentiis lo ha fatto davvero. Si tratta di una rivelazione a suo modo eccezionale che conferma, tra le altre cose, quanto sia piccolo l’ambiente del calcio, visto che di questa discesa in campo (è proprio il caso di dire), si è vociferato da subito.
Uscendo dal teatro Ariston, nella notte di mercoledì, avreste potuto imbattervi in John Travolta che ballava il ballo del qua qua. Una scena inverosimile solo a raccontarla e che invece, come tutti sanno, è successa per davvero, con tanto di scuse finali di Fiorello (fuoriclasse nel venirne fuori così, tirato in volto per il dispiacere). A me sono tornate in mente alcune tarantelle arbitrali in occasione di certi calci di rigore assegnati. Quelli per fallo di mano per esempio. E infatti i calciatori sembrano tutti dei Travolta che ballano, ma con le mani dietro la schiena (se non qua qua, chiamiamolo qui qui). Insomma un balletto un po’ ridicolo che contraddice la meccanica del movimento quando si corre. Bisognerebbe cambiare il regolamento e chiedere scusa come ha fatto Fiorello, perché quei rigori assegnati per tocchi di mano completamente involontari sono un insulto al calcio.
Tra le varie suggestioni sanremesi ce n’è una che resta nel cuore e che forse non andrà più via. È il senso di amore provocato dalle parole di Giovanni Allevi. Amore per la sua musica, amore per i suoi capelli, amore per la sua voce tremante, amore per la sua grazia, amore per il suo coraggio. E non c’è niente di più forte di quell’immagine sul palco di un uomo ancora sofferente che ti racconta la vita meglio di come potrebbe fare il più sano degli uomini. Dovrebbe essere il contrario e invece non è così. Ma si sa, ci accorgiamo di essere fortunati solo nel momento in cui qualcuno (chi? Ah saperlo) ci mette a dura prova. Indistruttibili nel dolore, ma debolissimi nella felicità.