Serie A
Orsolini e gli spazi da trovare nelle ali del Bologna
L'esterno molto, ma non è ancora considerato da Thiago Motta un titolare inamovibile. Oltre all'allenatore italo-brasiliano deve convincere Luciano Spalletti
Un gol ogni 132 minuti, una media da centravanti di mestiere. Eppure, numeri alla mano, Riccardo Orsolini non è un titolare inamovibile di questo Bologna che continua, a ragion veduta, a sognare l’Europa. Contro il Lecce è arrivata una doppietta che porta a quattro il conto dei gol nelle ultime quattro partite giocate, anche se contro il Milan è rimasto in campo solo negli 8’ finali e con il Sassuolo è entrato per dare la scossa nella mezz’ora conclusiva.
Nel match che ha anche consegnato a Thiago Motta, con ogni probabilità, un’alternativa credibile a Zirkzee, visto il gol al debutto di Odgaard, dopo mesi vissuti nella speranza che non venisse neanche un raffreddore all’ex Bayern Monaco, e l’arrivo dall’Argentina di Santiago Castro, il tassametro stagionale di Orsolini è salito a quota 8 gol in 19 partite, solo la metà delle quali giocate da titolare. E il fatto che sette di queste reti siano arrivate con l’ex Ascoli in campo dall’inizio, fa pensare che sia uno dei pochi giocatori offensivi del Bologna ad aver bisogno di minuti e fiducia per produrre volumi del genere. Il reparto di ali e trequartisti dei rossoblù è estremamente affollato: da Ndoye a Saelemaekers, da Ferguson a Fabbian, che può giocare sia alle spalle della punta che in mediana, passando per i vari Urbanski e Karlsson, quest’ultimo fin qui oggetto misterioso eppure reduce da buonissime stagioni all’Az (come Beukema e il già citato Odgaard). Un pacchetto che spiega benissimo l’eccellente rendimento del Bologna, impreziosito dalle letture di Motta dalla panchina, sempre abile nell’individuare i cambi in grado di modificare il corso anche delle partite più sofferte: ne ha fatto le spese il Sassuolo, ribaltato dieci giorni fa proprio dall’ingresso di Orsolini e soprattutto Saelemaekers, abituato anche ai tempi del Milan a entrare in corso e a mettersi in modalità “microwave”, prendendo in prestito il soprannome storico di Vinnie Johnson, guardia che fece le fortune dei Detroit Pistons sul finire degli anni Ottanta e all’inizio dei Novanta per la sua capacità di generare attacco in finestre temporali ridotte.
Anche per via di questa concorrenza spietata, Orsolini non è ancora uno degli inamovibili di questo meraviglioso Bologna, a differenza dei vari Ferguson, Freuler, Zirkzee (che fin qui ha segnato lo stesso numero di gol in campionato, 8) e Calafiori: c’è una maglia da dover conquistare a fatica tutte le domeniche. E all’orizzonte c’è un match delicatissimo con la Fiorentina, che mercoledì dirà molto sulle speranze dei rossoblù di continuare a sgomitare per un posto in Europa. Proprio quella Fiorentina che aveva cercato Orsolini in estate.
“Io alla Fiorentina? Ho sempre detto che non sarebbe un passo avanti, siamo nello stesso range”, aveva detto in autunno l’esterno, confidando nelle capacità del Bologna e di Thiago Motta. Al tecnico, Orso chiede solamente spazio, minuti, fiducia. Dovrà sudarsi tutto, sapendo che non c’è solo questo in ballo, ma anche un Europeo da conquistare, uno Spalletti da sedurre, e per riuscirci serviranno anche i numeri, quelli che fino a questo momento rappresentano il lato più interessante della stagione di Orsolini, il cui feeling con la porta non è mai stato così forte. È a soli tre gol dal record centrato lo scorso anno, tutto fa pensare che possa scollinare quota 11 senza troppa fatica. A patto di diventare, davvero, irrinunciabile.
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