Olive #24
Il piacere estetico di Jonathan Ikoné
L'esterno della Fiorentina segna poco e non fa nemmeno troppi assist, ma riesce a rapire lo sguardo degli spettatori, nonostante giochi soprattutto per i suoi compagni rinunciando a prendersi il proscenio
Jonathan Ikoné deve essersi convinto della ragionevolezza della riflessione di Balthus del 1950. Il pittore stava progettando le scenografie per un allestimento al teatro di Aix-en-Provence dell'opera Così fan tutte di Mozart, quando, raccontò Cassandre, “se ne uscì con una cosa nemmeno troppo innovativa, insomma già sentita, almeno come concetto, ma a cui lui si era convinto per davvero: ‘Non dobbiamo seguire il pratico, ma dobbiamo colpire l’occhio, solleticare la voluttà estetica di chi guarda. Perché lo spettatore può anche andarsene via insoddisfatto dell’opera, ma quanto meno i suoi occhi dovranno dire al cervello che quello che hanno visto meritava di essere visto”.
Difficile che gli occhi degli spettatori possano dire che il modo di trattare il pallone di Jonathan Ikoné non meritasse di essere visto, anche se a volte, spesso, il suo modo di giocare, le sue azioni, sfociano soltanto in un piacere estetico e non si traducono in un gol o in un assist.
L’esterno della Fiorentina segna poco, di assist non ne fa a bizzeffe, si limita a danzare sulla fascia, e nemmeno si prodiga troppo spesso in lunghe discese dribblanti palla al piede. La sua danza dura spesso poco, il tempo di un’evoluzione sinuosa, un paio di tocchi eleganti, qualche movimento da etoille buono per generare sorpresa e ammirazione. Il pallone poi va altrove, al compagno meglio piazzato o a quello che sarà meglio piazzato quando gli arriverà il pallone.
Non c’è egoismo in Jonathan Ikoné, c’è condivisione di quell’oggetto che tutti vorrebbero tra i piedi e che quando si ha talento e capacità tecniche di solito si tende a tenere tra i piedi, spesso pure troppo. Il francese non ha questo problema, spesso anzi ha il problema contrario. Il suo modo di giocare il pallone, la sua idea di calcio è diversa da quella che va per la maggiore. È ricerca del bello, non dell’utile, e allo stesso tempo è del tutto priva di primadonnismo, come se per lui contasse soprattutto fare intravedere al pubblico la possibilità di ogni cosa e poi l’esatta sua negazione, nel giro di pochissimi secondi.
È un estetismo ideale quello di Jonathan Ikoné, che non si scontra per forza con la necessità di essere né pratico né finalizzato al risultato personale. Quasi non interessasse niente a Jonathan Ikoné di dimostrare qualcosa a qualcuno, di essere un nome da tabellino o ricordato negli annali. A lui basta che gli occhi degli spettatori dicano “al cervello che quello che hanno visto meritava di essere visto”.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio); nella terza giornata vi ha tenuto compagnia Ruggiero Montenegro con Federico Chiesa (Juventus); nella quarta è stato il turno di Andrea Colpani (Monza); nella quinta di Romelu Lukaku (Roma); nella sesta è sceso in campo Yacine Adli (Milan); la settima puntata è stato il momento di Albert Gudmundsson (Genoa); nell'ottava di Giacomo Bonaventura (Fiorentina); la nona ha visto scendere in campo Zito Luvumbu (Cagliari); la decima Matias Soulé (Frosinone); e nell'undicesima Riccardo Calafiori (Bologna); la dodicesima invece è stato il momento delle parate di Etrit Berisha (Empoli); la tredicesima è stata l'occasione per conoscere meglio Jeremy Toljan (Sassuolo); la quattordicesima ha visto segnare Lorenzo Lucca (Udinese), la quindicesima invece ha raccontato la crescita di Joshua Zirkzee (Bologna); nella sedicesima ha vestito la maglia di Olive Lautaro Martinez (Inter); nella diciassettesima si corso su e giù sulla fascia con Pasquale Mazzocchi (Salernitana); nella diciottesima è stato il momento di Matteo Ruggeri (Atalanta); nella diciannovesima quello di Ivan Ilic (Torino); nella ventesima abbiamo seguito le azioni di Sandi Lovric (Udinese); nella ventunesima le parate di Mike Maignan (Milan); nella ventiduesima i gol (che arriveranno) di Tijjani Noslin (Hellas Verona); nella ventitreesima è sceso in campo Mario Pasalic (Atalanta). Trovate tutti gli articoli qui.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA
Il dolce stil Viola della Fiorentina di Raffaele Palladino
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