Il foglio sportivo - that win the best
L'idea del cartellino blu nel calcio è una vera idiozia
Immaginatevi solo le perdite di tempo della squadra momentaneamente in inferiorità numerica
Ero pronto a qualunque puttanata, lo confesso, ma con l’idea dei cartellini blu ammetto di essere stato sorpreso alle spalle mentre mi insaponavo sotto la doccia. Il prossimo 2 marzo a Glasgow l’Ifab farà partire la sperimentazione delle espulsioni a tempo: dieci minuti in punizione fuori dal campo per chi protesta troppo oppure fa falli che i telecronisti poco fantasiosi solitamente definiscono “arancioni”, per i quali il giallo sarebbe poco e il rosso troppo. Un’idiozia nel calcio che cerca disperatamente di aumentare lo spettacolo: se già oggi le squadre in dieci smettono di giocare, si rintanano in difesa come se fossero allenate da Allegri e sperano che il tempo passi, con i cartellini blu assisteremmo alla sagra delle perdite di tempo, con giocatori che fingono infortuni gravissimi, raccattapalle che non trovano più i palloni, invasioni di campo organizzate. Ma soprattutto, se l’obiettivo è non vedere più 5-6 giocatori attorno all’arbitro dopo ogni fischio, José Mourinho non potrà più allenare, essendo quello lo schema preferito dalle sue squadre.
La Fifa si è detta cauta su questa innovazione, io nel dubbio ho fatto rifornimento di birra e mi metterò in malattia: al giallo, al rosso e al blu preferisco la mia bionda.
Lunga vita a Rafa Nadal, che intervistato dal programma El Objetivosu La Sexta non ha parlato solo di quanto è forte Novak Djokovic e del perché abbia accettato un contratto dall’Arabia Saudita, i soli argomenti riportati da tutti i media in questi giorni. Il tennista spagnolo ormai più scassato della difesa dello Sheffield United ha parlato anche di sport femminile, dicendo cose per cui io mi beccherei almeno un weekend di shitstorm sui social network. Lì da voi in Italia lo hanno riportato solo quelli della rivista Contrasti, mi pare (lo confesso: non leggo TUTTI i giornali e siti sportivi italiani): “Non sono un ipocrita. Non dirò cose facili che non penso. Gli investimenti nello sport femminile dovrebbero essere gli stessi che in quello maschile. Le opportunità? Le stesse. Gli stipendi? No, perché dovrebbero essere gli stessi?”. Il ragionamento di Rafa è semplice: se generi più soldi devi guadagnare più soldi, se ne generi pochi, ne devi guadagnare meno. Se pochi vanno allo stadio per vedere una partita di calcio femminile, e ancora meno si sintonizzano sui canali tv per seguire le mirabolanti imprese di 22 ragazze in mutandoni che danno calci a un pallone, perché pretendere premi o addirittura stipendi uguali? Lo hanno fatto le Nazionali degli Stati Uniti, infatti, e direi che non c’è da aggiungere altro.
Per fortuna siamo entrati in quella fase della stagione in cui le partite in campionato e coppe contano sempre di più, e ci si può dimenticare di fingere di sapere quanto è finita Napoli-Pomigliano di Serie A femminile. Sono ricominciate Champions, Europa e Conference League.
Che vinceremo noi, of course.