sta nascendo una stella
Jakub Mensik è il vostro prossimo tennista preferito
Il 18enne ceco a Doha ha battuto il suo primo top 5 della carriera. Dalla settimana prossima sarà il più giovane nei primi 100 della classifica mondiale. Ecco perché può arrivare molto in alto
Due anni fa Jakub Mensik perse la finale degli Australian Open juniores. Aveva poco più di 16 anni. Un fisico ancora da ragazzo, un gioco in costruzione. Eppure già a quell'età si chiedeva tra sé e sé: sarò mai all'altezza dei grandi? Solo qualche mese più tardi, a settebre, Carlitos Alcaraz avrebbe alzato il suo primo titolo della slam, agli Us Open. A poco più di 18 anni. Per cui c'era già qualcuno pronto ad alzare l'asticella con tutto quel che comporta in termini di ansie e aspettative. Ebbene a due anni di distanza il tennista ceco, che dopo quella finale veleggiava intorno alla posizione numero 420, entrerà per la prima volta tra i primi 100 giocatori del mondo. Il più giovane dei cento. Non è casuale. Perché è da tempo che gli appassionati di tennis si sono segnati il suo nome.
Lo scorso anno a Flushing Meadows è partito dalle qualificazioni, ha battuto anche il nostro Fabio Fognini, e si è spinto fino al terzo turno dello slam americano, fermato solo dal top-ten di casa Taylor Fritz.
Quest'anno l'ha cominciato con una vittoria contro Denis Shapovalov nel main draw degli Australian Open. Ma si è fatto notare ancor di più nel turno successivo, quando ha battagliato per oltre tre ore con Hubert Hurkacz, altro top-ten, a cui ha ceduto al quinto set ma solo perché non aveva più energie. E' in quella partita che si sono viste le sue principali qualità: un servizio di primo livello, una solida tenuta da fondo e un'esplosività soprattutto dalla parte del dritto, con una buona propensione a raggiungere e coprire la rete, per via dell'altezza: quasi due metri di stazza. Ma a Doha, al terzo torneo Atp della sua carriera, dove ha raggiunto la prima semifinale Atp battendo prima Andy Murray e poi Andrej Rublev, numero cinque al mondo, ha dato dimostrazione di essere anche fisicamente più pronto, reattivo. Oltre che particolarmente duttile nella risposta, altro fondamentale in cui dimostra di avere un grande avvenire.
La risposta nel tennis è sempre stata importante ma nel tennis moderno è fondamentale. Come abbiamo già raccontato sul Foglio, l'esplosione di Jannik Sinner è coincisa anche con i miglioramenti in questo colpo, che probabilmente lo collocano al vertice della specialità. Ma anche Mensik ha capito che molte delle sue fortune sarebbero potute passare da qui, oltre che da una serie di miglioramenti a tutto tondo. E' per questo che un paio di anni fa ebbe la possibilità di fare un paio di settimane di sessioni di allenamento con Novak Djokovic, che lo invitò a casa sua tra Serbia e Montenegro. E sapete su cosa si concentrò il suo allenatore, Tomas Josefus? Proprio sui miglioramenti nel contrattacco, "che è la specialità di Jakub". Il quale peraltro ha dato un dispiacere a Djokovic quando ha vinto, contro la Serbia, la sua prima partita di Coppa Davis.
In realtà con il campione serbo, che è "il suo idolo, senza di lui non sarei qui", come ha commentato a Doha, Mensik condivide anche un team incaricato di studiare i dati delle partite, degli allenamenti, in modo da indirizzare al meglio il lavoro e gli sforzi sul campo. Un po' quello che ha fatto anche Sinner costruendo una squadra che lo completasse in tutti i diversi aspetti del gioco.
La sua, però, è una tipica storia cecoslovacca, che rimanda immediatamente ai successi di Tomas Berdych e Radek Stepanek. O procede a ritroso fino a quelli di Petr Korda e alle origini ceche (ma nazionalità americana) del sette volte campione di slam Ivan Lendl. Per ora Mensik vola basso, partita per partita, con l'obiettivo, chissà, di chiudere la stagione nella top 50 e riuscire a giocarsi le Next gen in Arabia Saudita, tappa da cui sono passati sia Sinner che Alcaraz negli ultimi anni. Certo è che il ceco non ha alcuna voglia di porsi limiti. Quando ce lo ritroveremo nel tennis che conta, non dite che non vi avevamo avvertito.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA