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I tifosi hanno vinto la loro battaglia in Germania
La rivolta contro la vendita della Bundesliga è un messaggio per chi comanda il calcio
Lo confesso, questa storia del ranking Uefa con l’Italia davanti all’Inghilterra sta iniziando a farmi innervosire. È vero, siamo dietro di voi di 800 punti, ma prima di titillarvelo troppo a lungo considerate che la stagione non è ancora finita, e che le tre coppe europee le vinceranno tre squadre inglesi.
Ma non è di italiani e inglesi che voglio parlare oggi, lasciatemi brindare invece ai tifosi tedeschi e alla loro sacrosanta battaglia sovranista contro gli investitori stranieri. Mesi di proteste negli stadi della Bundesliga e della seconda serie che si potrebbero pigramente definire senza precedenti hanno dato i loro frutti: qualche giorno fa la Lega calcio tedesca ha abbandonato i suoi piani di vendere una quota stimata di 1 miliardo di euro del suo capitale a una società di private equity. Il consiglio della lega ha dichiarato che non andrà più avanti con l’accordo, nella speranza, ha detto, di porre fine all’ondata di proteste.
Parliamo di cose serie, non solo di fischi, striscioni e tribune vuote: palline da tennis e monete di cioccolato lanciate in campo, macchinine telecomandate fatte scorrazzare sul prato per dire “noi non siamo telecomandati”, manifestazioni di piazza. Volete svendere il calcio tedesco? Noi non vi facciamo giocare. Al netto del fatto che la Bundesliga è un campionato più noioso e artefatto di quello statunitense – ma almeno giocano meglio a calcio e la gente sugli spalti non si chiede perché i calciatori non usino anche le mani – il segnale mandato dai tifosi in Germania è godurioso quasi quanto affondare le labbra nella mia bionda: il calcio è della gente.
Lo so, ho rischiato la sincope a scrivere questa frase retorica già usata a cazzo di cane ai tempi della Superlega, ma nel caso tedesco questo è più vero che altrove, dato che i supporter hanno quote delle società per cui fanno il tifo. Chissà cosa diranno adesso quei telecronisti che alzavano il ditino infastiditi perché le proteste impedivano lo svolgimento delle partite che loro dovevano commentare, straparlando di rispetto per gli altri spettatori presenti allo stadio.
La vittoria (speriamo non solo momentanea) dei tifosi dice che non tutto ciò che viene deciso dall’élite puzzona del calcio mondiale deve essere accolta messi a pi greco dagli appassionati: ci si può organizzare e ricordare loro che i tifosi non sono follower rincoglioniti da un algoritmo, ma gente che non vuole vedere i colori del proprio cuore svenduti. E che se decide che non si gioca, non si gioca. Cheers, Deutsche Freunde.
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