ciclismo
Egan Bernal sta rientrando nel (primo) gruppo
Lo scalatore colombiano a due anni dall'incidente nel quale ha rischiato la vita è ritornato protagonista in salita al O Gran Camiño 2024, breve corsa a tappe che si corre in Galizia
Chiudere una breve corsa a tappe di quattro frazioni, per quanto dure e complicate, a oltre due minuti dal primo potrebbe essere un risultato non del tutto soddisfacente, nonostante il terzo posto finale. Non per Egan Bernal però. E non tanto perché sul gradino più alto del podio c’è finito Jonas Vingegaard, che ha vinto gli ultimi due Tour de France ed è il più forte interprete delle corse a tappe del ciclismo di questi anni. E nemmeno perché il secondo è Lenny Martinez, uno dei più forti e promettenti giovani scalatori, e dista appena sedici secondi. Soprattutto perché tre delle quattro tappe del O Gran Camiño sono state corse con il maltempo e per uno che ha rischiato di non essere più in gruppo stare con i primi non era scontato e ancora meno lo era con pioggia e freddo.
Forse non c’era corsa a tappe migliore per ritrovarsi nel gruppo buono per uno come Egan Bernal. Perché il suo è stato un Gran Camiño all’inseguimento della luce, tra le ombre che lo avevano avvolto.
Il buio arrivò, intensissimo, un giorno di gennaio. Era il 22 gennaio del 2022 ed Egan Bernal si ritrovò a terra dopo aver impattato contro un autobus che era fermo in carreggiata. Rischiò di morire, per i medici era a rischio di paralisi permanente. Se la “cavò” con venti fratture e la certezza che nulla sarebbe stato più come prima. Glielo disse il medico che l’aveva seguito, lo dissero altri esperti sentiti da radio, tv e giornali.
I medici si occupano del corpo, a volte però la mente spinge il corpo dove il corpo da solo non può arrivare. E la forza di Egan Bernal non si è concentrata solo nelle gambe. E se proprio non poteva tornare a essere quello di prima, nulla vietava di sperare di arrivarci il più vicino, anzi vicinissimo, possibile.
Egan Bernal aveva avvisato tutti già nei primi mesi dopo l’incidente: “Ci vorrà pazienza, io per primo cercherò di avere pazienza, di non abbattermi per le difficoltà che incontrerò strada facendo”.
Di difficoltà ne ha incontrate tante. Rientrò in gara nell’agosto del 2022 e non era scontato. Passò il 2023 tra pochi giorni buoni e molti grigi, alcuni nerissimi, capaci di abbattere anche il più ottimista tra gli uomini. Non è semplice per uno che era abituato a staccare gli avversari in salita, capace di vincere un Tour de France e un Giro d’Italia, ritrovarsi a inseguire non solo i migliori ma pure metà del gruppo a decine di minuti dai primi. Lui l’ha fatto, allargando il sorriso batosta dopo batosta. Anche perché era ancora lì, a faticare, a soffrire come mai aveva sofferto. Ma era lì.
Egan Bernal sa che tutto ciò è solo una tappa, ogni persona che pedala sa che a un giorno buono può seguirne uno cattivo, che il sole che scalda e a volte brucia la pelle si può trasformare in pioggia fredda e tremante. Ma sa anche che tutto questo va bene, è qualcosa che si può sopportare facilmente, che la fatica che si fa è solo un momento passeggero capace di amplificare la libidine di quando si guarda a valle dopo aver raggiunto la cima di un passo.