Il Foglio sportivo
La Formula 1 riparte con la macchina del tempo
Tutti pensano al 2025, ma ci sono molti motivi per non considerare questo un anno di transizione
La caccia a Max Verstappen riapre nel pomeriggio del 2 marzo in Bahrain. Di sabato, per rispettare il Ramadan. Come la prima volta il 13 maggio 1950 a Silverstone perché gli inglesi preferivano dedicarsi ad altro la domenica. Vorremmo avere una macchina del tempo e lasciarci trasportare nel 2025, quando Hamilton vestirà il rosso della Ferrari che ci racconta adorasse fin dai tempi in cui alla PlayStation sceglieva Michael Schumacher. Invece ci tocca ancora l’anno più lungo della storia della Formula 1, 24 gare, da oggi fino all’8 dicembre sperando che possa finire come l’ultima volta che il Mondiale si concluse quasi a Natale, nel 2021: una stagione decisa all’ultima curva dell’ultima gara, anche se con un colpo di mano e non un colpo di sport, un furto che Lewis Hamilton non dimenticherà mai.
Quello che dovrebbe essere un anno di transizione, non può proprio esserlo. Perché di potrebbe pensare solo al futuro deve prima fare i conti con il presente. Hamilton vuole lasciare un bel ricordo nella squadra che lo ha fatto diventare re e che amerà per tutta la vita (parole sue). Non ha la minima intenzione di tirarsi da parte un anno prima per lasciare la scena all’erede designato, quel George Russell che deve ancora imparare un sacco di cose. La Ferrari non può rischiare di gettare la testa al 2025, perché in questa stagione deve cominciare a costruire la nuova casa di Lewis, infiocchettare la struttura per prepararla al matrimonio del secolo. E poi lasciamo che Leclerc liberi il suo sogno: accogliere il re da campione del mondo per non sentirsi retrocesso di colpo da predestinato a spalla del campionissimo nell’anno che verrà. Senza contare che pure Carlos Sainz avrebbe qualcosa da dire e sogna di andarsene come quei mariti traditi che la moglie traditrice capisce troppo tardi di amare ancora. Lasciare in eredità alla squadra la convinzione di aver commesso un grave errore.
Ci sarebbe anche Alonso, sensibile agli anni che passano, anche perché i suoi saranno presto 43, sa bene di non essere Dorian Gray e di dover pensare al presente senza fantasticare troppo sul futuro. Lo stesso Verstappen, in quel mare in tempesta che è la Red Bull agitata dal caso Horner, avrebbe un poker da mettere sul tavolo prima di dedicarsi all’anno che verrà. Sono solo tre i piloti che hanno vinto quattro titoli di fila: Fangio, Vettel e Schumacher (che è arrivato a cinque nella sua era ferrarista), Max può entrare in questo club di campionissimi così diversi tra loro e non può certo permettersi distrazioni proprio sul più bello, anche se il suo capo, Christian Horner, ha fatto di tutto nel momento e nei modi sbagliati.