Daniele de Rossi - foto da Getty Images

Il Foglio sportivo – IL RITRATTO DI BONANZA

Daniele De Rossi, l'allenatore con le mani in tasca

Alessandro Bonan

Che cosa ci vuole comunicare l’allenatore giallorosso? Per il più famoso investigatore del mondo, De Rossi è certamente un timido, il commissario l’ha capito da subito, e ogni volta che lo ascolta alla televisione non si fa ingannare dal suo linguaggio sciolto e perfino ricercato

Se io fossi il commissario Maigret, un poliziotto parecchio psicologico, lo prenderei come un indizio e forse, empatizzando con il sospettato, proprio come faceva il personaggio uscito dalla penna di Simenon, mi chiuderei per una notte in gattabuia con lui e lo farei confessare. Di cosa stiamo parlando? Delle mani in tasca di Daniele De Rossi (nella foto Getty Images), l’allenatore romano che ha osato soppiantare il re Mourinho. De Rossi parla con le mani in tasca, guida la squadra durante la partita con le mani in tasca, cammina per strada sempre con le mani in tasca e sorride al popolo sia con la destra che con la sinistra infilate dentro i pantaloni.
 

Che cosa ci vuole comunicare l’allenatore giallorosso? Per il più famoso investigatore del mondo, De Rossi è certamente un timido, il commissario l’ha capito da subito, e ogni volta che lo ascolta alla televisione non si fa ingannare dal suo linguaggio sciolto e perfino ricercato. De Rossi può depistare un semplice spettatore, non certo un uomo sgamato come Maigret. De Rossi ostenta una sicurezza, o per meglio dire una spavalderia che in realtà non possiede, e questo lo rende agli occhi del commissario (che poi sono gli stessi miei) una figura speciale, simpatica, addirittura migliore di tante altre che popolano il variegato mondo degli allenatori.
 

Daniele De Rossi nasce calciatore e cresce allenatore. Lo è sempre stato, in campo e ora fuori dal campo. Per Maigret non ci sono dubbi, De Rossi è un leader, di quelli con addosso il grandioso potere della sincerità. Perché la sincerità è potente, magnetica seppure molto rara. Eppure De Rossi, con le sue mani in tasca e una barba da antico senatore romano che gli copre molta parte del viso, tende a nascondersi, disorientando tutti quelli che lo ritengono una persona autentica, depistando, con la sua prossemica, anche gli amici più vicini. Perché lo fai? Gli chiede il commissario durante la notte trascorsa dietro le sbarre. De Rossi non risponde e si chiude tra le spalle, infilando come sempre le sue mani dentro le tasche. Il commissario non si scoraggia, ormai pensa di conoscere la verità. 
 

Tra un’indagine e l’altra, perfezionista come ce ne sono pochi, ha seguito la Roma in televisione, e ha visto che gioca un calcio molto coraggioso, a tratti bello, convincendosi una volta di più della bontà del personaggio che ha di fronte. Dunque, prima di salutarlo, facendosi aprire la piccola cella in cui si trovavano, il commissario si gira e gli sorride. De Rossi toglie la mano dalla tasca e stringe quella del suo nuovo amico, diventando, con un semplice gesto, un uomo completamente libero.

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