Il Foglio sportivo
Oltre i soldi: quanto vale, davvero, lo sport in Italia
"Il nostro paese vive di sport, dobbiamo però farlo alzare dal divano". L'intervista a Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito sportivo
Da settembre Beniamino Quintieri, ordinario di Economia e finanza internazionale presso la facoltà di Economia dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” è il nuovo presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, la banca dello sport e della cultura.
Presidente vogliamo spiegare esattamente qual è il compito dell’istituto per il Credito sportivo?
“L’istituto per il Credito sportivo è una banca pubblica con il mandato istituzionale di favorire lo sviluppo sostenibile dello sport e della cultura. Siamo leader nel finanziamento all’impiantistica sportiva grazie all’esperienza consolidata in oltre sessant’anni di attività. Dal 2014 siamo attivi nel settore culturale, con finanziamenti a sostegno degli investimenti dell’industria audiovisiva e degli interventi di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale del paese”.
Non solo sport, comunque?
“Grazie ai Fondi speciali, sia nello sport che nella cultura, l’Istituto è in grado di offrire finanziamenti a tassi agevolati e con la copertura fino all’80 per cento delle relative garanzie. Siamo a supporto degli enti locali, degli organismi sportivi, delle università e degli enti religiosi per fornire il sostegno economico necessario a due settori che rappresentano due leve fondamentali per la crescita dell’economia”.
Il rapporto Sport 2023, appena pubblicato, ha sottolineato ancora una volta l’importanza dello sport in Italia con una dimensione economica rilevante pari a circa 22 miliardi e un contributo al pil nazionale dell’1,3 per cento. Ma soprattutto ci ha confermato quanto grande sia il potenziale economico e sociale dello sport nel nostro paese. Quale il prossimo passo da fare dopo aver raccolto questi numeri?
“Il rapporto Sport ha permesso l’analisi del settore sport a 360 gradi. Abbiamo evidenziato i punti di forza e di debolezza della filiera sportiva per individuare le aree che necessitano di interventi robusti”.
Da che cosa si può partire?
“In primo luogo è fondamentale la riqualificazione energetica e l’ammodernamento degli impianti: investire in sostenibilità consente di migliorare il bilancio energetico ed economico degli impianti. I nostri sforzi saranno dedicati sia al recupero degli impianti attualmente presenti sia alla costruzione di nuove strutture sostenibili e moderne”.
Numeri a parte dal rapporto si evince anche l’importanza sociale dello sport?
“Investire nello sport significa investire nel sociale, nei territori. Lo dicono i dati: il Ritorno sociale sugli investimenti, lo Sroi, ha evidenziato che per ogni euro investito per favorire la costruzione e la riqualificazione degli impianti sportivi, ci sono stati benefici per le comunità tre volte superiori”.
Come possono aiutare nuove palestre e nuovi impianti?
“La presenza di strutture moderne e all’avanguardia favorisce la diffusione di stili di vita sani combattendo l’obesità e la sedentarietà ampiamente diffusi nel nostro paese. Favorire la pratica sportiva genera esternalità positive per la collettività che si tramutano anche nella riduzione del tasso di criminalità e l’aumento dell’inclusione lavorativa”.
Lo sport può allontanare i ragazzi dalla strada è questo il concetto?
“Stadi, palazzetti, palestre con tutti i comfort e aperti per gran parte della giornata allontanano i ragazzi dalla strada, indicano loro una nuova strada, un’alternativa. Lo sport non è soltanto la vittoria di una medaglia, di una coppa, di un campionato. Lo sport è lo strumento che permette di eliminare le divisioni territoriali e di genere ed è in grado di diffondere valori come inclusione, coesione, rispetto, educazione e cultura”.
Il punto debole italiano però sono proprio gli impianti: il 44 per cento delle strutture sportive è stato realizzato negli anni Settanta e Ottanta.
“La transizione verde del parco impianti è l’aspetto principale sul quale bisognerà lavorare nei prossimi mesi. Sulla base delle ultime stime effettuate da Sport e salute, il costo totale per l’efficientamento energetico di oltre 50mila strutture tra piscine, palestre, palazzetti dello sport e palaghiaccio, stadi di piccole dimensioni dovrebbe ammontare a circa 3,2 miliardi di euro”.
I costi per l’energia hanno mandato in crisi associazioni e società.
“La crisi energetica ha avuto pesanti ripercussioni sull’equilibrio finanziario di molte strutture sportive, come le piscine, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45 per cento dei costi fissi totali”.
Sostenere la riqualificazione degli impianti è quindi un vostro obiettivo?
“Stiamo lavorando per anticipare la pubblicazione del bando Sport missione comune rivolto agli enti territoriali che, fra i vari interventi, permette anche di sostenere la riqualificazione energetica delle strutture. I nostri finanziamenti a tasso d’interesse completamente abbattuto rappresentano un’opportunità per i comuni che, essendo proprietari degli impianti, necessitano di risorse per avviare i lavori di ammodernamento o di nuova costruzione”.
L’Italia degli impianti sportivi è spaccata in due. Nel Mezzogiorno ci sono solo il 26 per cento degli impianti italiani. Meglio investire al Sud o rimodernare comunque gli impianti del Nord che sono un po’ il biglietto da visita internazionale?
“Favorire gli investimenti al Sud è per noi di primaria importanza. Nel bando Sport missione comune riteniamo prioritari gli interventi di costruzione e riqualificazione di impianti sportivi nel Mezzogiorno consentendo ai comuni di poter ottenere contributi per il totale abbattimento degli interessi calcolati su mutui a tasso fisso della durata massima di 15 anni. Si tratta di una misura fondamentale che ha permesso l’avvio di molte opere”.
Un altro dato scoraggiante è quello sullo sport praticato: più di 38 dei 60 milioni di italiani non pratica sport (in Europa siamo al 21esimo posto), solo il 27 per cento degli adulti svolge esercizio fisico almeno una volta a settimana. In compenso nei nostri vecchi impianti (stadi o palazzetti) si registra quasi sempre il sold out: come possiamo convincere gli italiani ad alzarsi dal divano?
“L’Italia è un paese che apparentemente vive di sport. Lo dimostrano le medaglie alle Olimpiadi, i trofei ottenuti nelle diverse discipline e soprattutto l’affluenza nei nostri stadi. Per tali ragioni i dati sulla sedentarietà sono inaccettabili. Il rapporto Sport ha evidenziato dati che possiamo definire allarmanti e che devono farci riflettere. Convincere gli italiani ad alzarsi dal divano è possibile attraverso un’azione di sistema per diffondere una nuova cultura dello sport”.
Siamo ancora al punto di partenza: convincere gli italiani che lo sport fa bene.
“A causa della sedentarietà, milioni di italiani potrebbero essere affetti da patologie cardiache, obesità, diabete e altre malattie non trasmissibili. Non c’è dubbio, quindi, che l’aumento dell’attività fisica ai livelli raccomandati possa contribuire a prevenire malattie e a risparmiare miliardi nella spesa sanitaria”.
Si deve partire dalla scuola, naturalmente.
“Educare i nostri ragazzi alla pratica sportiva è il primo passo per creare una società più sana. Sono quindi necessari programmi di educazione sportiva, come per esempio aumentare le ore di educazione fisica durante la settimana, e soprattutto piani di valorizzazione dell’edilizia scolastica”.
Ecco un altro punto debole: le palestre delle scuole.
“In Italia 6 scuole su 10 non hanno una palestra. In sinergia con le istituzioni, lavoriamo per favorire la costruzione di nuove palestre che possano diventare punti di riferimento per il territorio, avvicinando gli studenti alla pratica sportiva e fornendo una nuova sede alle realtà sportive locali”.
Un obiettivo concreto dell’Ics per il 2024?
“Ci concentreremo nella riqualificazione e nella costruzione degli impianti in tutta Italia. Come banca pubblica al servizio dello sport, abbiamo la responsabilità di favorire lo sviluppo della pratica sportiva. Da settembre 2023 ce lo impone anche l’articolo 33 della Costituzione…”
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