Olive #27
Loum Tchaouna, qualcuno a cui aggrapparsi
La Salernitana è messa male in classifica, è una squadra che è nata male e si è evoluta peggio. L'attaccante maliano naturalizzato francese è una delle poche note positive
Quando le cose vanno male e tutto attorno si tinge di nero, pure il Golfo di Salerno imbiondito dal sole, serve aggrapparsi a qualcosa, anche solo all’idea di un cambiamento repentino, di un colpo di scena capace di scompaginare tutto quello che è stato sino a quel momento. Il calcio spesso è però molto meno complesso di un romanzo e le storie iniziate male quasi sempre finiscono male. Tipo quella della Salernitana in questo campionato.
A Salerno non credono davvero nella svolta capace di salvare una squadra che è nata male e si è evoluta peggio. Però in fondo in fondo, un minimo di speranza c’è ancora, per quanto remota. Perché se non ci fosse questo accenno di speranza si farebbe a meno di appassionarsi pure allo sport. E quello della Salernitana è un popolo appassionato, che ha riempito l’Arechi anche negli anni della Serie D, figurarsi se lo si abbandona ora che si è ancora in Serie A.
E così, a volte, quando le cose vanno male e tutto si tinge di nero, pure il Golfo di Salerno imbiondito dal sole, ci si aggrappa alla prima cosa che si trova, al primo raggio di sole che dalla superficie del mare rimbalza verso l’Arechi. E si spera che possa essere la volta buona, la svolta capace di riscrivere il finale piuttosto scontato del brutto libro che si sta leggendo. Anche perché è già successo, e nemmeno troppo tempo fa: due anni. E allora è concesso avere ancora una speranza.
Loum Tchaouna è una speranza rapida e ben piazzata, di quelle che sono poco eleganti forse, intermittenti di sicuro, ma che quando sono accese sembrano capaci di molto se non di ogni cosa.
Loum Tchaouna non ha movimenti raffinati, non ha il dribbling aggraziato e nemmeno l’eleganza nel calciare, però è un bulldozer che gli spazi se li crea in qualche modo, spesso a spallate, e la palla la sa tenere vicina, la sa far scomparire ed apparire a suo piacimento. Insomma, al maliano naturalizzato francese manca il bon ton calcistico, non conosce il galateo del pallone, ma quando si è disperati, non ci si fa troppo caso a tutto questo. L’unico pensiero è quello di raccattare tutto quello che si ha di buono e utilizzarlo nel miglior modo possibile.
Fabio Liverani sulla panchina della Salernitana si è seduto (al posto di Pippo Inzaghi) non si sa bene per quale motivo, se per passione per le missioni impossibili oppure per una fiducia assoluta nelle sue capacità di sopportazione. Si è guardato attorno sul campo di allenamento, ha fatto i conti con quello che aveva e ha cercato di dargli una forma, la più decente possibile. Ha cambiato modulo e schieramento, ha cambiato interpreti e posizioni, ma di una cosa si è convinto subito: quel ragazzone veloce e potente non poteva restare a giocare all’ala, a correre e a fare i giochetti col pallone. Lo ha messo al centro dell’attacco perché uno così, uno che avanza a testa bassa, pieno di foga e voglia di spaccare tutto è al centro dell’attacco che deve stare.
Loum Tchaouna ha vent’anni, ma è da sempre che è scisso tra chi lo vede all’ala e chi lo vuole al centro dell’attacco. Il commissario tecnico della Nazionale francese Under 16 e poi Under 17, José Alcocer, lo piazzò a fare il centravanti e a chi gli chiedeva il perché di quella scelta mentre al Rennes, dov’è cresciuto, si muoveva un po’ sulla destra e un po’ sulla sinistra, rispose: “Perché è lì che dà il suo meglio. Ha una forza pazzesca, devastante, è veloce nello stretto, ha un ottimo controllo di palla e un tiro potente. Io quando vedo certe caratteristiche le associo a un centravanti non a uno che fa l’esterno”.
Fabio Liverani ha ragionato allo stesso modo di José Alcocer. E spera che un giorno le mirabolanti leggende sul conto di Loum Tchaouna, circolate in Francia ai tempi dell’Under 16 e della Under 17, e poi anche in quelli dell’Under 19 e dell’Under 21, si possano materializzare nei campi della Serie A. Sono miti e leggende di gol incredibili, di missili terra-aria scagliati da quasi metà campo, di giocatori rimbalzati lontano dopo un contrasto, di mani dei portieri piegate e dribbling capaci di spiazzare tutti. Qualcosa che si avvicina di più a Holly e Benji che al calcio.
Chissà se Fabio Liverani riuscirà a realizzare l’improbabile, senz’altro Loum Tchaouna è qualcuno a cui vale la pena ad aggrapparsi. Quanto meno per la quantità di storie che è riuscito a generare in vent’anni di vita.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Ecco i (non per forza) protagonisti di questa stagione: Jens Cajuste (Napoli); Luis Alberto (Lazio); Federico Chiesa (Juventus, raccontato da Ruggiero Montenegro); Andrea Colpani (Monza); Romelu Lukaku (Roma); Yacine Adli (Milan); Albert Gudmundsson (Genoa); Giacomo Bonaventura (Fiorentina); Zito Luvumbu (Cagliari); Matias Soulé (Frosinone); Riccardo Calafiori (Bologna); Etrit Berisha (Empoli); Jeremy Toljan (Sassuolo); Lorenzo Lucca (Udinese); Joshua Zirkzee (Bologna); Lautaro Martinez (Inter); Pasquale Mazzocchi (Salernitana); Matteo Ruggeri (Atalanta); Ivan Ilic (Torino); Sandi Lovric (Udinese); Mike Maignan (Milan); Tijjani Noslin (Hellas Verona); Mario Pasalic (Atalanta); Jonathan Ikoné (Fiorentina); Matteo Pessina (Monza); Hamza Rafia (Lecce). Trovate tutti gli articoli qui.