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Il Foglio sportivo

“Il Ramadan può far bene a tutti”. Parla la nutrizionista Elisabetta Orsi

Stefano Arosio

Lo sport nei giorni del digiuno religioso. "La purificazione fa bene a tutti ed è fonte di motivazioni. Quella che potremmo semplificare definendo ‘dieta detox’ ha aspetti positivi su più livelli, visto che oggi la nostra società ci permette trasgressioni che i nostri nonni non conoscevano"

Solo pochi giorni prima, una scorpacciata: 4 gol in casa del Napoli capolista, antipasto del doppio turno di Champions League proprio contro i futuri campioni d’Italia. Poi, quel 7 aprile, un digiuno di reti nella sfida casalinga con l’Empoli. Lo 0-0 del Milan è un brodino, con i tifosi rossoneri che consolano l’appetito fuori da San Siro sacrificando chili di salamella. È Venerdì santo, giorno di magro e digiuno, ma nel quartiere che porta il nome di un santo, a pochi chilometri dalla Madonnina, non sembra così.


Undici mesi dopo, il Milan ritrova l’Empoli, domani alle 15. Primo giorno di Ramadan. Al Meazza, Elisabetta Orsi ci ha lavorato come nutrizionista per il Milan dal 1985 al 1990. E oggi non ha tentennamenti nel dire che “un mese di Ramadan farebbe bene anche ai non musulmani”. C’è cognizione di causa, in quelle parole. Maturate dopo anni tra atletica, sci (Belmondo e Di Centa) e calcio, con il Catania, l’esperienza cinese con Suning e la Nazionale di Prandelli ai Mondiali  in Brasile. “Il beneficio della pratica del digiuno, come quella del Ramadan, risiede innanzitutto dal bruciare i grassi. A volte, per lo stesso motivo, si fa allenamento a digiuno nel ciclismo. Nel preparare un allenamento aerobico, come un ‘lungo’ di 20 chilometri di corsa ad andatura tranquilla, si deve rifornire l’organismo di energia in modo costante. Nell’allenamento calcistico c’è più potenza e scatto e l’unica preoccupazione, semmai, è l’idratazione. E un muscolo disidratato è più predisposto all’infortunio”.

Nel 2009, alla prima di campionato, José Mourinho si trovò a sostituire Sulley Muntari dopo mezzora con Mario Balotelli, durante un Inter-Bari. Era fine agosto, temperature alte, e l’osservanza dei divieti imposti dalla religione furono chiamati in causa per motivare la staffetta. “Anche nell’osservanza dei precetti c’è una flessibilità”, conferma Orsi, “perché è consentito assumere acqua per evitare di mettere a repentaglio la salute. Oggi, attraverso l’analisi impedenziometrica e la verifica dell’osmolarita urinaria, si può conoscere lo stato di idratazione dell’atleta. E si possono stimare le percentuali di massa magra e grassa, conoscere la capacità di resa in gara”. La traduzione è presto fatta: “Si tratta di avere un protocollo preciso”, spiega Orsi. Che cita la letteratura scientifica di riferimento dell’americana National library of medicine, dove al massimo si ipotizza una flessione dell’intensità della prestazione poco prima dell’interruzione del digiuno.

“Pratica del digiuno che resta ottima per il consumo dei grassi”, prosegue la nutrizionista. “Oggi va di moda il digiuno intermittente”, tra l’altro “potenzialmente utile per limitare lo sviluppo di cellule tumorali”. A prescindere dal credo religioso, “amo le motivazioni per cui il Ramadan nasce. La purificazione fa bene a tutti ed è fonte di motivazioni. Quella che potremmo semplificare definendo ‘dieta detox’ ha aspetti positivi su più livelli, visto che oggi la nostra società ci permette trasgressioni che i nostri nonni non conoscevano”. 

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