Il foglio sportivo - that win the best
A Napoli tutti allo stadio con la faccia dipinta di nero
È meraviglioso come si trasformi in farsa anche una tragedia. Ma adesso fermate davvero Piqué
Fatemi iniziare con un brindisi – amaro – alla Nazionale di San Marino. Più illusi di me quando accendo su una partita di Serie A e penso di vedere bel calcio, i ragazzi di Roberto Cevoli credevano davvero di poter battere la Nazionale di Saint Kitts and Nevis (ma di cosa stiamo parlando?) e tornare a vincere una partita dopo vent’anni (nei giorni precedenti la sfida qualche giornale aveva persino osato insinuarlo, ignorando la regola trapattoniana del gatto e del sacco). È finita 3-1 per la squadra delle isole caraibiche, e tanti saluti a San Marino.
Sì, lo so che volete sapere la mia sulla vicenda di Acerbi, ma onestamente dopo avere letto che per qualche genio la soluzione sarebbe la blackface del difensore dell’Inter in campo pensavo che non ci fosse nulla di più surreale da dire.
Mi hanno smentito invece i tifosi del Napoli, che pare si presenteranno allo stadio indossando delle maschere nere o dipingendosi di nero il volto in segno di solidarietà verso Juan Jesus. Non è tutto così meraviglioso quando la tragedia finisce in farsa? Perché non chiedete idee geniali per combattere il razzismo alla Nike e alla Nazionale inglese, talmente vittime dei propri sensi di colpa da non sapere più cosa inventarsi per essere inclusivi e rispettosi dei diritti di tutte le minoranze, pure quelle che non esistono. L’ultima trovata è stata quella di cambiare i colori della bandiera di San Giorgio sul colletto delle maglie che verranno utilizzate all’Europeo di quest’estate (che vinceremo noi): invece dei tradizionali colori bianco e rosso i creativi macroniani della Nike hanno buttato sul sacro simbolo un secchio di colori a caso che – guarda un po’ – a tanti ha ricordato quelli della bandiera del pride (non a me, sia chiaro, io sono un caporedattore liberal che ama la bionda, come dice mia sorella).
Le shitstorm valgono quanto un commento tecnico sul calcio di Aldo Cazzullo, sia chiaro, ma forse dalle parti dei Tre Leoni dovrebbero chiedersi se a forza di pensare solo a queste idiozie ideologiche non ci si dimentica che il calcio è un gioco in cui l’obiettivo è vincere e non fare campagne moralizzanti. Vincere, ma anche pareggiare, checché ne dica Gerard Piqué, il quale prima di essere “attenzionato” dalla Guardia Civil spagnola per le trattative con i sauditi per l’organizzazione della Supercoppa spagnola, ha detto al Times che le partite sono troppo lunghe e noiose, che i suoi figli guardano il tablet invece che Barcellona-Napoli e che le nuove generazioni non capiscono come sia possibile che una partita di novanta minuti possa finire 0-0 senza un vincitore. “Facciamo come nel baseball”, dice lui. Col c.., dico io.