Serie A
L'arrivo di Giovanni Manna al Napoli segna la fine del "faccio tutto io" di De Laurentiis
Il presidente si è arreso all'evidenza del fallimento della sua gestione autoritaria e monocratica della stagione post scudetto. Il nuovo direttore sportivo sarà l'uomo che ha fatto crescere bene la Next Gen della Juventus
Alla fine, dopo un anno da padre-padrone, convinto che lo scudetto fosse soprattutto opera sua e soltanto in minima parte attribuibile al merito del duo Giuntoli-Spalletti, Aurelio De Laurentiis si è dovuto arrendere all’evidenza. La gestione autoritaria e monocratica della stagione 2023/24 ha dato vita a una dei peggiori Napoli degli ultimi anni, testimoniata dall’alternarsi quasi isterica degli allenatori: da Garcia, accolto da re e scaricato come l’ultimo degli scemi (“Quando l'ho presentato avrei dovuto dire: ‘Ve l'ho presentato, però adesso se ne va’, perché mi aveva detto di non conoscere il Napoli e di non aver mai visto una partita”), al traghettatore Mazzarri che non è arrivato nemmeno a metà del tragitto da coprire con una barca sgangherata ed evidenti falle nella gestione tecnica e nella comunicazione presidente-allenatore (“Dal 18 febbraio, avendo la rosa davvero al completo, potremo dire che il campionato riparte in maniera corposa”, aveva detto di lui De Laurentiis, salvo poi esonerarlo il 19 febbraio), fino a Calzona, chiamato per cercare di salvare il salvabile e inseguire una qualificazione al Mondiale per club puntualmente sfumata.
Cristiano Giuntoli era arrivato a Napoli a 43 anni dopo aver forgiato l'ascesa al grande calcio del Carpi: De Laurentiis adesso prova ad alzare ancora di più l’asticella, facendo sbarcare a Castel Volturno Giovanni Manna, che di anni ne ha 35 e fin qui può mostrare come biglietto da visita l’eccellente funzionamento della Next Gen bianconera, la formazione B della Juventus che tanti uomini ha fornito in questi anni alla prima squadra e in giro per l’Italia (e non solo). Aveva sul tavolo, secondo alcune indiscrezioni, addirittura una proposta dell’Al-Nassr: Manna ha invece scelto Napoli, dopo aver lavorato fianco a fianco con Giuntoli e, ne siamo certi, essersi confrontato in merito con l’uomo del quale, di fatto, raccoglie l’eredità, a meno di voler ritenere davvero centrale il ruolo di Mauro Meluso nell’ultima stagione azzurra. Esercizio, quest’ultimo, davvero complesso.
Da Fagioli a Miretti, da Barrenechea a Soulé e Huijsen: sono tanti i nomi passati nella Juventus Next Gen sotto la direzione tecnica di Manna, che ha preso le redini di una realtà così particolare riuscendo a renderla funzionale per la prima squadra anche in un contesto in cui i nomi cambiano con grande frequenza. Prima della decisione di De Laurentiis di liberare Giuntoli, peraltro, un anno fa Manna aveva rischiato di diventare il nuovo direttore sportivo proprio dei bianconeri, una promozione che a molti era sembrata naturale in caso di mancato approdo dell’ex Napoli. La ripartenza degli azzurri passa dunque da un dirigente giovane, non solo anagraficamente ma anche in termini di esperienza: è la voglia di lasciarsi alle spalle il passato e di guardare oltre da parte di De Laurentiis, le cui ultime scelte sono state tutte contraddistinte da un certo passatismo. Garcia era arrivato nella speranza che riuscisse a ridare impulso alla propria carriera, finita in un imbuto privo di successi tra Lione e Al-Nassr; Mazzarri l’uomo di fiducia, di famiglia, da chiamare nel momento dell’emergenza e dopo la richieste ritenute eccessive di Tudor; Calzona una soluzione che ammiccava a Sarri e Spalletti, quasi a voler ammettere un certo senso di nostalgia, nella speranza che potesse con un tocco risolvere problemi endemici.
Tutto lascia pensare che Manna decida di abbattersi come un uragano sul mondo Napoli, spazzando via tutto quello che non ha funzionato in questa stagione: non a caso, il nome più gettonato per la panchina azzurra sembra essere quello di Vincenzo Italiano, un allenatore fortemente identitario, estremo, privo di mezze misure e per questo ancora difficilmente inquadrabile ad alti livelli. Sarà un Napoli rivoluzionato, con Osimhen dichiaratamente in uscita e Kvaratskhelia a caccia di rilancio a meno di offerte irrinunciabili. Un anno zero che non può non passare da un dirigente pronto a inserire idee fresche all’interno di una società che mai come quest’anno è sembrata ancora a un modo di fare calcio che appartiene a epoche lontanissime.