Il Foglio sportivo
Ad Augusta i migliori golfisti del mondo a caccia della mitica giacca verde
Dall'11 al 14 aprile si gioca la 88esima edizione del Masters di Augusta. Toccherà a Jon Rahm difendere il titolo dell’assalto di altri ottantacinque giocatori che hanno ricevuto per posta l’attesa busta verde col cartoncino d’invito
La sabbia abbagliante dei bunker attorno alla buca dodici, i riflessi blu nell’acqua del Rae’s Creek e quel verde irripetibile lungo il green. Non c’è un’erba più incantevole, è un palco largo ma insidioso, incorniciato da una perfetta fioritura di azalee. Quasi perfetta. Dall'11 al 14 aprile si gioca la 88esima edizione del Masters di Augusta, si gioca sempre nel bel mezzo di aprile quando le corolle si aprono all’unisono per salutare i campioni sul percorso disegnato da Bobby Jones all’inizio degli anni Trenta per essere, semplicemente, il più bel campo di golf al mondo.
È ancora così a quasi un secolo di distanza. L’Augusta National resta, ma i giocatori cambiano e arrivano ogni anno su questi fairways, si guardano attorno con meraviglia e a ogni tiro sono avvolti dai fantasmi del passato. È anche questo il fascino di questo slam che si gioca sempre sugli stessi passi, ti avvicini al green della 15 e già pensi a quando Jack Nicklaus infilò l’eagle in maglietta gialla per il capolavoro del 1986, giochi un chip alla 16 e rivedi il colpo più lento e spettacolare imbucato da Tiger Woods, imperituro spot delle palline Nike per non parlare dei colpi di Arnold Palmer, Jimmy Demaret, Sam Snead, Gary Player, Nick Faldo e Steve Mickelson, vincitori almeno tre volte ad Augusta o del ferro 8 di Jon Rahm l’anno scorso alla 14, nel momento decisivo, un gran colpo ad aggirare un pino. Suggello perfetto di un torneo che lo ha incoronato per la prima volta Master Champion of the Year.
Sarà lui a difendere il titolo dell’assalto di altri ottantacinque giocatori che hanno ricevuto per posta l’attesa busta verde col cartoncino d’invito. È il miglior pacchetto possibile, merito del sistema di selezione, le classifiche dei sistemi ufficiali oltre ai vincitori delle edizioni passate. Tradizione e realtà, su un campo dal course rating oltre i 78 colpi, difficilissimo insomma, contano esperienza e incoscienza. Chi ha esperienza ha sempre una chance in più, ma non mancano, per fortuna, anche i quattro migliori dilettanti al mondo. Anche quest’anno poi alcuni inviti speciali, il talento giapponese Ryo Hisatsune che l’estate scorsa a vent’anni ha vinto l’Open de France, il riabilitato Thorbjørn Olesen, tra i migliori interpreti della new wave di golfisti danesi accanto ai gemelli Højgaard e poi Joaquin Niemann, cileno oggi novantunesimo nel ranking mondiale, campione spettacolare che compete nel Liv, un incredibile 59 di sui si è molto parlato a febbraio in Messico, cui non si può negare la partecipazione a questo slam.
Alcuni malignano che l’invito sia un segno dell’accordo ormai imminente, più volte rimandato, ma in corso di perfezionamento, tra Pga e Liv che dovrebbe portare a una realtà globale in grado di rendere tutti più ricchi e felici. Anche qui i soldi non son pochi, il montepremi supera i 3 milioni di dollari, ma ad Augusta si gioca soprattutto per la gloria e per la giacca verde e per vedere inciso il proprio nome sull’armadietto in clubhouse, insomma per la storia che Rory McIlroy insegue da tempo. Ha vinto ovunque tranne qui, sarebbe il suo Career Grand Slam, sesto nella storia ma primo europeo, urlo di guerra per il campione che a oggi non si è fatto comprare dai petroldollari sauditi.
Ovviamente il favorito è John Rahm, ha già preparato il menù della cena dei campioni, quest’anno Tortilla de Patatas e Chuletón a la Parilla innaffiati da vino delle Asturie. Tanti sorrisi tra i 300 soci ma sul campo sarà battaglia. Scottie Scheffler cerca il bis dopo la vittoria del 2022, è lui il numero uno del world ranking, guarda dall’alto i vari Brooks Koepka, Wyndham Clark, Xander Schauffele, Patrick Cantlay ed è qui per dimostrare che le classifiche non mentono, che il più forte è davvero lui a prescindere dagli emergenti. Nessun italiano in gara purtroppo, nonostante l’ottimo stato di forma di Matteo Manassero e tanti rookies che si stanno distinguendo sul Dp Tour, segno che il lavoro in preparazione della Ryder Cup sta avendo qualche effetto. Negli ultimi mesi due europei su tutti, il talento svedese Ludvig Åberg, un esordio tra i professionisti che ad alcuni ha ricordato il primo Tiger Woods e l’eterno ragazzo Victor Hovland, norvegese di stanza in America, campione del quale attendiamo tutti la definitiva consacrazione. Quando avverrà se lo chiedono anche i soci dell’Augusta National, chissà come vivono questi giorni invasi da migliaia di persone. Una certezza c’è, chiunque vinca dovrà lasciare la sua giacca verde in club house in attesa della sua prossima visita, per difendere il titolo o per giocare diciotto buche in compagnia, magari in pieno inverno, per controllare se la bellezza di questo luogo è davvero imbattibile anche molto prima che fioriscono le azalee.
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