Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza
Diego Pablo Simeone e il calcio vecchio
Il Cholo è l’unico allenatore in grado di caricarsi sulle spalle il peso di una società e quello di una intera squadra. L’Atletico Madrid è suo, e il resto mancia (manca)
Ogni epoca ha i suoi cantori, solitamente appartenenti alla categoria enfatici, per non dire fanatici. I bardi del momento, poeti con le parole in tasca come biglietti da visita, esaltano in maniera immoderata la figura degli allenatori. Ogni volta che torna la Champions League, i poeti scrivono su tutti i muri che Guardiola è un genio (unica verità) e che le squadre che giocano un grande calcio sono figlie del pensiero dei rispettivi allenatori. Per cui non si parla più delle prodezze sul campo (in Real-City ne ho contate almeno 15), ma di quelle in panchina (prodezze da fermo, parafrasando il grande Edoardo Nesi). Non discuto lo stile dei poeti, ognuno ha il suo modo di esprimersi, però lo metto all’ordine del giorno delle cose su cui riflettere.
Essendo dell’antica scuola (scusate se mercoledì ho compiuto sessant’anni, non lo faccio più), ridistribuisco i meriti di un club, stilando una classifica, come faceva il famoso Nick Hornby (ma dove diavolo è sparito?). Dove li metto gli allenatori? Per i poeti, stanno indubbiamente al primo posto, lo abbiamo detto. Tutto dipende da loro, gioco, risultati, comunicazione (vero), immagine, dire, fare, baciare, lettera e testamento. Insomma, rappresentano l’insieme, o se vogliamo buttarla in fisica, quella che gli inglesi definiscono con l’acronimo Toe, theory of everything, “teoria del tutto”. Per loro tutto è allenatore, il resto mancia (o manca). Per cui il Brighton è De Zerbi (il calcio è De Zerbi) e il City è Guardiola. Cito questi due allenatori non a caso, in quanto manifesti assoluti del TOE. Premesso che stiamo parlando di eccellenze- Guardiola è da oltre dieci anni il più avanti di tutti e De Zerbi, tra i nuovi, è quello con le idee più chiare – chiedo: ma i calciatori? Le società? Nella mia classifica, li metto prima di chiunque, anche dei suddetti allenatori.
Quindi al primo posto le società, con le loro competenze interne e le facoltà economiche, al secondo i calciatori, di cui una società deve sapere tutto oltre alle capacità del mestiere, al terzo gli allenatori, che risultano decisivi solo nel caso in cui società e calciatori siano di primo livello. In questo facile (per me) affresco, pennello di colore rosso un’eccezione che si chiama Diego Pablo Simeone (nella foto LaPresse).
Il Cholo è l’unico allenatore in grado di caricarsi sulle spalle il peso di una società e quello di una intera squadra. L’Atletico Madrid è Diego Pablo Simeone, e il resto mancia (manca). Senza di lui non ci sarebbe quello che abbiamo visto e che ancora vedremo al Civitas Metropolitano, la caserma dei suoi successi.
Ps. Simeone, ai cantori di questa epoca non piace perché gioca un calcio vecchio. Vecchio, non a caso, come me.