Olive #32
Andrea Consigli è una buona preghiera
La salvezza del Sassuolo è anche nelle mani, quelle vere, di un portiere che nella sua carriera di gol ne ha salvati a bizzeffe, molto più di quelli che non è riuscito a salvare
Se la stagione disastrata del Sassuolo si chiuderà con la permanenza in Serie A, molto dipenderà da un uomo che non si è capito bene per quale motivo ha passato tutta la carriera a raccogliere più palle nella rete di quelle che avrebbe meritato di raccogliere. E questo nonostante i suoi interventi abbiano permesso alle squadre di cui ha difeso la porta di subire molti meno gol di quelli che avrebbero potuto subire.
Andre Consigli non è tipo capace nemmeno di pensare che la sua carriera da portiere poteva essere migliore. E difficilmente una carriera da oltre cinquecento partite in Serie A potrebbe essere definita migliorabile. Andrea Consigli non è soprattutto tipo capace nemmeno di pensare che il calcio in provincia sia davvero peggiore di quello in città. Certo l’orizzonte in provincia è nazionale, mentre quello in città è europeo, ma spesso in città sfuggono certe cose che in provincia invece si riesce ancora a cogliere: tipo ciò che un portiere riesce a salvare è ancora più importante di quello che un portiere non riesce a salvare.
E Andrea Consigli di gol ne ha salvati a bizzeffe, molto più di quelli che non è riuscito a salvare. Potevano essere molto di più degli oltre ottocento che ha subito in diciannove anni da guardiano di tre pezzi di legno, che chiamano porta, ma che in realtà non mettono in comunicazione nulla, se non gioie e bestemmie in campo e fuori dal campo.
Ovunque ha giocato, dalla Sambenedettese al Rimini, dall’Atalanta al Sassuolo, Andrea Consigli il suo l’ha fatto e l’ha fatto bene. Di errori ne ha commessi, si è prodigato pure in certe papere niente male, ma a sommare ciò che poteva andare peggio e ciò che poteva andare meglio, il bilancio è oltremodo positivo.
E anche in questa stagione nella quale il Sassuolo cerca disperatamente di evitare un ritorno in Serie B dopo undici stagioni di permanenza ininterrotta in Serie A, con addosso un’incertezza e un senso di sprofondo mai provato prima, Andrea Consigli è uno dei pochi solidi appigli a cui aggrapparsi, una preghiera buona da recitare quando tutto sembra crollare. Soprattutto per una squadra che in questi anni ha sempre pensato più attaccare che a difendere e che anzi ha avuto spesso grossi problemi in fase difensiva.
Qualche anno fa Federico Peluso, che davanti ad Andrea Consigli ha giocato otto stagioni – un po’ da terzino un po’ da centrale difensivo –, disse che “ogni tanto, più di ogni tanto, commettiamo qualche errore, ma riusciamo a essere sereni comunque, pur sapendo di non essere perfetti. Sappiamo che alle nostre spalle c’è Andrea che veglia su di noi e che soprattutto riesce spesso a mettere una pezza. Certo a volte ci manda a quel paese, si arrabbia di brutto con noi. Tutto questo però ci dà la carica”.
La stessa carica che riusciva a dare ai tifosi delle sue squadre. Perché se c’è un filo conduttore che ha segnato la carriera di Andrea Consigli è il rispetto assoluto che ogni tifoseria ha avuto per lui.
Andrea Consigli continua a evitare che la barca del Sassuolo scuffi, continua a ricevere stima e applausi in quella sua sconfinata provincia. Sa che ormai gli anni di campo non saranno moltissimi, sa – e dimostra – che le stagioni accumulate non hanno logorato i riflessi, non gli hanno accorciato i balzi.
A trentasette anni ha imparato, suo malgrado, che questo è il suo orizzonte, che la maglia della Nazionale che forse avrebbe meritato, almeno la 12 o la 22 com’era un tempo, non riuscirà mai a vestirla (l’unica convocazione è quella del 2012). Poco male forse, perché anche questo è un record, una dimenticanza record. Non c’è nessuno che possa vantare oltre cinquecento partite giocate in Serie A senza aver mai giocato in Nazionale. C’è un altro record a cui può ambire: altri cinque rigori parati e riuscirà a raggiungere Samir Handanovic a quota 25, diventando così, in coabitazione, il portiere con più rigori parati in Serie A.
Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Ecco i (non per forza) protagonisti di questa stagione: Jens Cajuste (Napoli); Luis Alberto (Lazio); Federico Chiesa (Juventus, raccontato da Ruggiero Montenegro); Andrea Colpani (Monza); Romelu Lukaku (Roma); Yacine Adli (Milan); Albert Gudmundsson (Genoa); Giacomo Bonaventura (Fiorentina); Zito Luvumbu (Cagliari); Matias Soulé (Frosinone); Riccardo Calafiori (Bologna); Etrit Berisha (Empoli); Jeremy Toljan (Sassuolo); Lorenzo Lucca (Udinese); Joshua Zirkzee (Bologna); Lautaro Martinez (Inter); Pasquale Mazzocchi (Salernitana); Matteo Ruggeri (Atalanta); Ivan Ilic (Torino); Sandi Lovric (Udinese); Mike Maignan (Milan); Tijjani Noslin (Hellas Verona); Mario Pasalic (Atalanta); Jonathan Ikoné (Fiorentina); Matteo Pessina (Monza); Hamza Rafia (Lecce); Loum Tchaouna (Salernitana); Michael Folorunsho (Hellas Verona); Matteo Darmian (Inter); Roberto Piccoli (Lecce); Caleb Ekuban (Genoa). Trovate tutti gli articoli qui.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA