Il Foglio a San Siro
Malagò: “Firmerei per 12 ori a Parigi. Sinner? Ci sorprenderà anche alle Olimpiadi”
“Abbiamo 107 candidature da medaglia”, dice il numero uno del Coni dal palco di San Siro. “Gli algoritmi ce ne assegnano un po’ meno della metà: bisogna dimostrarlo. La questione dei portabandiera? Paltrinieri è intelligente: il successo dell’atletica a Tokyo andava riconosciuto”
Ancora vivo il ricordo di una formidabile Olimpiade. I fari puntati sulla prossima. Migliorandosi, se possibile. “Abbiamo una grande squadra”, dichiara Giovanni Malagò all’evento del Foglio a San Siro. “Secondo gli algoritmi, si va a medaglia un po’ meno del 50 per cento delle chance attese. E noi contiamo su 107 candidature da podio: bisogna dimostrarlo sul campo”. A Tokyo l’Italia chiuse con 40 medaglie e 10 ori. Le previsioni del più recente studio Nielsen, verso Parigi 2024, ce ne assegnano ben 47 di cui 12 sul gradino più alto. “Ci metterei la firma”, sorride il numero uno del Coni.
Le aspettative maggiori sono sul nuoto, in crescita esponenziale. Eppure, proprio un paio di giorni fa, Malagò ha ufficializzato i due portabandiera azzurri ai Giochi: Gianmarco Tamberi e Arianna Errigo. Salto in alto e scherma. “Come in tutte le situazioni generazionali, dallo sci all’atletica leggera, oggi ci sono sportivi in campo maschile con forte peso specifico e magari le donne in questa tornata un po’ meno”, Malagò risponde a chi fa notare l’assenza di un plurimedagliato come Gregorio Paltrinieri. “Questione di circostanza: nelle discipline invernali, ad esempio, sta accadendo l’opposto. E il portabandiera uomo non ha mai vinto una medaglia d’oro”. Dunque, in campo maschile, andava fatta una scelta. “In cui subentra una dinamica di risultato: occorreva allora riconoscere l’eccezionalità dell’atletica, che dal Giappone tornò a casa con cinque ori. Questione di buonsenso”.
L’unico neo di Tokyo fu il digiuno degli sporti di squadra. Cambierà l’inerzia. “Dobbiamo ancora completare il quadro di qualificazioni”, prosegue il presidente. “Ma è assurdo, ad esempio, che la pallavolo femminile non sia mai andata a medaglia: questa è l’occasione giusta”. Capitolo tennis, altro punto forte. “Sinner ci sorprende sempre di più. Oltre alle imprese sul campo, per il livello di comunicazione: è un modello per quello che dice. E ha capito il valore delle Olimpiadi. Ha la fortuna di giocare quattro Slam ogni anno, i Giochi invece sono una volta ogni quattro: non a caso Djokovic, Nadal e Federer sono stati tutti dei fieri portabandiera. Jannik lo sa bene”.
Dall’estate all’inverno, sguardo finale su Milano-Cortina. “Ho detto che la strada è un calvario”, ricorda Malagò. “Ma per realizzare la miglior Olimpiade di sempre bisogna passare per la via crucis: è la verità. Se si vivesse la quotidianità dell’organizzazione, sarebbe facile capirlo. Non contiamo su contributi pubblici: dobbiamo spingere su attività di marketing, ticketing, merchandising. Mentre lo stato italiano si deve occupare della realizzazione delle opere. È fondamentale che ognuno faccia la sua parte”.