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Il difficile domani europeo di un Napoli affetto da triste apatia

Marco Gaetani

Gli azzurri devono cercare di uscire da un periodo pieno di sconfitte e brutte prestazioni per provare a raggiungere la qualificazione alle copper europee. Il calendario però non aiuta

Come ci si avvicina a quella che ha il sapore di essere l’ultima spiaggia con vista sull’Europa quando nulla sembra funzionare? Il Napoli allo sbando non sembra aver trovato una soluzione, rimasto ancorato al tracollo di Barcellona in quello che era forse l’ultimo grande stimolo per le sue stelle ormai sbiadite. Eppure all’orizzonte c’è una sfida, quella contro la Roma, che potrebbe rilanciare le ambizioni di Europa League degli azzurri. Ma le dichiarazioni di Francesco Calzona post sconfitta con l’Empoli hanno trasmesso una sensazione desolante: “Loro erano assatanati, a noi è mancata la voglia di vincere, ci siamo consegnati nelle loro mani. Le gambe vanno, la testa no: questa squadra si porta dietro delle scorie e non riesce a reagire. Io sto provando a scuoterli con mezzi duri ma evidentemente non sta bastando”. Calzona doveva essere una scelta per il presente con un occhio al passato, ex assistente di Sarri e Spalletti e in quanto tale rievocazione della recente grandezza azzurra. Si è rivelato un fallimento su tutta la linea: media punti solo leggermente superiore a quella di Walter Mazzarri e inferiore a quella di Rudi Garcia, cacciato mesi fa e adesso, incredibilmente, rimpianto da una fetta di tifoseria. Immaginarlo al momento del suo esonero sarebbe stato un esercizio utopistico.

Lo scudetto sul petto, che i giocatori ancora per alcune settimane dovranno portare in giro per l’Italia, è un ricordo che sembra lontanissimo, più una lettera scarlatta che un orgoglio da mostrare: ricordare cos’era stato il Napoli dello scorso anno, guardando quello che si aggira per il campo in queste settimane, rischia di essere devastante. Non c’era fine peggiore, forse, per quel ciclo: una totale rassegnazione, la mediocrità, persino l’apatia. Nella conferenza pre-Roma, Calzona ha lasciato ai giornalisti una fotografia deprimente: “Mi aspettavo di incontrare meno problemi ma dopo due giorni mi sono reso conto che erano più grandi di quanto avevo previsto. È un’annata travagliata ma non vuol dire che si debba finire il campionato con questo andazzo, non ci sto. I giocatori non possono non sentirsi responsabili. Dobbiamo affrontare una squadra in forma e spero che venga fuori l’orgoglio”.

Risulta difficile, però, immaginare da chi possa arrivare questo scossone, con il leader tecnico ed emotivo della squadra, Victor Osimhen, che ha la valigia già pronta da mesi. Calzona ha provato a estromettere Zielinski, promesso sposo dell’Inter a parametro zero, assecondando quella che è parsa più un’imbeccata societaria che una convinzione tecnica, al punto di rilanciarlo nelle ultime uscite lasciando in panchina Hamed Traoré, che a Sassuolo aveva fatto vedere cose mirabili da esterno offensivo e a Napoli hanno cercato di rilanciare, invano, da mezz’ala. Anguissa e Lobotka sembrano come svuotati dal momento in cui Spalletti se ne è andato, anche per Kvaratskhelia iniziano a suonare sirene lontane.

Il calendario è bruttino (oltre alla Roma, restano da affrontare anche Bologna e Fiorentina, in aggiunta alle sfide con l’Udinese del grande ex Cannavaro e con un Lecce che all’ultima giornata sarà realisticamente già salvo) ma un filotto, o qualcosa del genere, darebbe comunque ragionevoli certezze di Europa per la prossima stagione, palcoscenico al quale De Laurentiis non intende rinunciare a cuor leggero. Il problema, più che gli avversari, arriva da dentro. Prima di sconfiggere gli altri, il Napoli dovrà provare a battere la mediocrità che l’ha attanagliato da qualche mese.

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