Paola Enogu - foto via Getty Images

Il Foglio sportivo

L'Europa chiama l'Italia del volley: è la resa dei conti

Eleonora Cozzari

Trento insegue la Champions maschile, Conegliano e Milano quella femminile. Gli occhi sono puntati su domenica, dove si chiude la sfida più importante della stagione e nella quale Paola Egonu dovrà dimostrare di essere ancora la più forte

Europa chiama Italia. La pallavolo è alla resa dei conti. Domenica, ad Antalya in Turchia, si chiuderà la stagione di club con la sfida più attesa dell’anno: la finale di Champions League. Archiviati gli scudetti lo scorso fine settimana (Perugia si è aggiudicato quello maschile e Conegliano il sesto consecutivo nel femminile) uomini e donne si giocano l’ultimo atto della stagione, la conquista dell’Europa. Tre squadre italiane su quattro si contendono il trofeo più importante del continente, certificando che il volley azzurro è in ottima salute. Si parte con la sfida tra Trento e i polacchi dello Jastrzebski (ore 16) e si chiude con l’attesissimo derby tutto italiano tra Conegliano e Milano (ore 19). Vincere con entrambe non solo è possibile, ma l’ultima doppietta risale al 2019, a Berlino. Quando ad alzare la coppa ci pensarono Novara e Civitanova. Curiosità: a Novara quell’anno giocava Egonu e l’avversario delle piemontesi era Conegliano. Nel frattempo Conegliano è sempre là ed Egonu di Champions ne ha vinte tre, segno che questa sfida le è particolarmente cara.
 

Ma andiamo con ordine. Trento arriva a questa finale moralmente e fisicamente acciaccata. Non è solo uscita dalla corsa scudetto in semifinale (in vantaggio 2-0 nella serie) ma ha perso anche la sfida che metteva in palio un posto in Champions per la prossima stagione. Ci andrà la Powervolley Milano. La squadra trentina ha però un’attenuante. Due per la verità: l’infortunio del palleggiatore titolare Riccardo Sbertoli prima e quella dello schiacciatore Daniele Lavia dopo. Soprattutto senza Lavia vincere è sembrato davvero difficile. È soprattutto l’approccio mentale ad aver acceso il campanello d’allarme. Il punto non è non giocare la massima competizione europea la prossima stagione, Perugia quest’anno l’ha saltata ed ha vinto tutto il resto (4 trofei su 4). È arrivare alla partita decisiva di una stagione con questo peso. Perché se Trento in Turchia vince la Champions – è la terza volta in quattro anni che ci prova – automaticamente salva l’annata, ma se perde contro lo Jastrzebski? Se perde ne potrebbe risentire anche la Nazionale azzurra. E a due mesi e mezzo dall’esordio olimpico non è una notizia che può passare inosservata. Cosa c’entra una finale europea con i Giochi? I terminali d’attacco (e di ricezione) di Trento sono gli stessi della Nazionale italiana. Parliamo di Alessandro Michieletto e, appunto, Daniele Lavia, che in azzurro mettono a terra il maggior numero di palloni. Senza dimenticare che lo stesso Sbertoli è il vice di Simone Giannelli nell’Italia di De Giorgi. Insomma il tema è: ce la faranno i nostri eroi (azzurri) a ritrovare corpo e spirito? Perché sia nella finale nel 2021 che in quella del 2022 fu un’altra formazione polacca, lo Zaksa ad avere la meglio su Trento e ad alzare la coppa. E lo Jastrzebski, che ha conquistato il titolo nazionale in patria, arriva con ben altra leggerezza. Michieletto, Sbertoli e Lavia (se avrà recuperato la lesione al retto addominale) dovranno cercare la partita perfetta per riportare la Champions in Italia. E andare a caccia di una medaglia a Parigi, poi, con più serenità.
 

La sfida femminile tra Milano (lato Vero Volley) e Conegliano ha un sottotesto molto più malizioso della finale stessa. Riuscirà Paola Egonu, la giocatrice più esposta della pallavolo italiana da quando Zaytsev non è più in Nazionale, a dimostrare che è ancora lei la più forte? Perché è indubbio che per Milano questa finale è un’occasione d’oro. In una gara secca e con Conegliano fisicamente più stanca, può succedere di tutto. In più, appunto, Egonu è la regina di questa partita. Dalla prima disputata e vinta nel 2019, le ha giocate tutte vincendone tre con tre squadre diverse (Novara, Conegliano e Vakifbank Istanbul). E con Milano potrebbe compiere un record pazzesco. La motivazione è altissima ma il peso è molto (per non dire tutto) sulle sue spalle. Le sue compagne di squadra - e di Nazionale: Orro e Sylla - non hanno la sua responsabilità. E questo capita ogni volta che in campo c’è lei. Che catalizza tutto. Nel bene e nel male. Solo a Conegliano le cose per lei erano diverse. Perché la squadra di Daniele Santarelli, attualmente l’allenatore più vincente in circolazione, è da sempre il sinonimo dello sport di squadra. Dove ovvio che atlete come Bella Haak fanno la differenza, ma altri talenti purissimi (De Gennaro, Wolosz, Fahr) e un sistema di gioco basato sull’apporto di tutti, sono la vera forza dell’Imoco che ha appena vinto il suo 23esimo titolo in dodici anni. “Milano è stata una delle scelte più difficili della mia carriera – ha detto recentemente Egonu in un’intervista –, cioè andare in una società che non ha ancora vinto niente…”. Almeno fino a oggi.

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