Formula 1
Finalmente Lando Norris si è concesso il sorriso della vittoria
Il pilota inglese ha vinto a Miami il suo primo Gran premio. Un tributo meritato, un omaggio al talento e alla bravura finalmente premiati
In un colpo solo Lando Norris ha sbattuto una tovaglia dove erano apparecchiati il maggior numero di podi senza una vittoria, il maggior numero di punti senza aver mai vinto, il maggior numero di secondi posti senza essere salito sul gradino più alto del podio, il maggior numero di Gran premi stando in testa ma venendo poi passato. Ed infine: era l’unico pilota ad aver corso più di 100 gare senza aver visto prima di tutti la bandiera a scacchi. Alla sua gara numero 110 finalmente Lando Norris ce l’ha fatta. Ha vinto, può sciogliersi in un sorriso che aveva represso troppe volte. Si, certo, la safety car per l’incidente tra Sargeant e Magnussen gli ha dato una mano enorme. Ma quante volte in passato l’inglesino era stato penalizzato dalla sfortuna…
Nel circus della Formula 1 tutti pensano che Lando Norris sia un gran pilota. Ma quando la vittoria non arriva mai, quando vedi sempre gli altri e non tu a esultare il rischio di entrare in una spirale negativa è tutt’altro che impossibile. Ora la scimmia sulla spalla è stata buttata giù e Lando ha ora la possibilità di correre più leggero, di sentire meno la responsabilità in caso di insuccesso. Una delle scene più belle è stata proprio prima della cerimonia del podio. Quando tutti i colleghi sono andati ad abbracciare Lando e a complimentarsi con lui. Un tributo meritato, un omaggio al talento e alla bravura finalmente premiati. ”It’s a disaster”, ha detto ad un certo punto Max Verstappen quando ha capito che la gomma bianca non gli avrebbe dato quel grip necessario per andare a prendere la Mc Laren. E’ la seconda gara che l’olandese non vince. Ma mentre in Australia lo aveva tradito l’affidabilità (si era ritirato) a Miami è stato battuto in pista. E la cosa lo ha certamente mandato su tutte le furie. Anche perché la McLaren ha dimostrato anche questa volta che gli aggiornamenti, quando sono funzionali, possono ridurre il gap con la Red Bull. O addirittura sovvertirlo.
Chi ricorda com’era messa la scuderia inglese dodici mesi fa? Era un disastro. Il team principal Andrea Stella disse allora che la macchina andava rifatta da capo a piedi. E il tempo è stato galantuomo. Nella seconda parte della scorsa stagione la Mc Laren è tornata ad essere competitiva ed in questa ha messo subito in chiaro che non c’è solo la Ferrari a poter provare a mettere in difficoltà il campione del mondo. Già, e la Ferrari? Discreta, quasi buona. Ma con un motivo per sorridere. Ovvero che la Scuderia (a Miami con una livrea innervata di blu) è l’unico top team a non aver ancora portato aggiornamenti sul modello presentato alla prima gara in Bahrain. Vedremo a Imola, a casa nostra, tra 15 giorni i primi ritocchi alle vetture di Leclerc e Sainz. E capiremo se la traversata del deserto sarà meno lunga di quanto temuto. Chiaramente anche Red Bull qualcosa di nuovo dovrà portare per non vedersi contestare un primato che sembrava inscalfibile. E magari aprire una riflessione un po’ più seria sul pilota che affianca Verstappen. A Miami Perez si è dimostrato ancora una volta inadeguato al ruolo. Con la stessa vettura di Verstappen è stato messo dietro, oltre che come al solito dal compagno, da una Mc Laren (ma sarebbero state due senza l’incidente di Piastri) e da due Ferrari. Alla Red Bull hanno già un sacco di problemi interni e forse questo salverà ancora per un po’ il sedile al messicano. Ma non è pensabile che uno squalo come Helmut Marko non si pappi in un solo boccone un pesciolino ormai cotto.