Giro d'Italia 2024 #3
Merlier interrompe sul più bello il carnevale ciclistico del Giro d'Italia
A Fossano doveva essere volata e volata è stata. Prima però è successo di tutto: sconforto, velocisti in fuga, Pogacar e Thomas che provano a fregare gli sprinter. Un ribaltamento carnevalesco a pedali
Serpeggiava in gruppo, già ben prima del via della terza tappa del Giro d’Italia da Novara, uno sconfortante realismo, la sensazione, ben corroborata dall’altimetria, che a Fossano si sarebbe arrivati in volata e che nulla si sarebbe potuto fare affinché tutto ciò non si realizzasse davvero.
E così il gruppo è partito tranquillo e a nessuno, nemmeno ai più volenterosi e coraggiosi tra i corridori, è venuto in mente di azzardarsi in uno scatto, a trasformarsi in avanguardisti. D’altra parte c’era nulla da fare, era impossibile soltanto pensare a un finale alternativo al volatone.
La bicicletta però è uno strano strumento. È capace, non si sa bene come, di mettere in moto il cervello, di fargli seguire strambi percorsi neuronali, di stimolare, come poche altre cose, la fantasia.
E così, nel bel mezzo di una tappa che sembrava non aver nulla da dire, il pellegrinaggio quaresimale di un gruppo di corridori che si godeva per una volta il sonnacchioso paesaggio dell’astigiano, si è trasformato in un carnevale ciclistico.
Da un momento all’altro il gruppo si è animato di uno spirito riottoso che non aveva avuto avvisaglie. È bastato un traguardo volante di quelli che solitamente sono buoni solo per aggiungere qualche punto alla classifica a punti. Lì la corsa si è trasformata in un ribaltamento prospettico, carnevalesco, nel quale chi di solito insegue, o meglio è il mandante di chi insegue davvero, diventa inseguito.
I velocisti e i loro gregari hanno tirato dritto. In gruppo si sono guardati, incerti sul da farsi, per chilometri e chilometri, mentre i secondi si accumulavano a decine, sino a superare di gran lunga il minuto. Davanti c’erano Jonathan Milan e Tim Merlier, Olav Kooij e Caleb Ewan, Kaden Groves e Biniam Girmay, Alberto Dainese e David Dekker, ossia molto del meglio dei velocisti che questo Giro ha da offrire. E tutti con almeno uno scudiero.
Per una trentina di chilometri questo carnevale ciclistico ha scorrazzato per le strade piemontesi avvolte da nubi e stupore. Possibile? Ho davvero visto bene?, si chiedeva chi era a bordo strada e davanti alla tivù. Possibile, anzi reale. Trenta chilometri in strade che salivano e scendevano senza alcuna continuità tra piccole e dolci colline, così diverse da quelle che si erano immaginati i più vedendo la l’altimetria della tappa.
Dannate altimetrie, verrebbe da dire. E forse l’hanno detto pure i coraggiosi e gli arditi che avevano lasciato nei bus delle squadre il loro spirito gagliardo.
Trenta chilometri di carnevale ciclistico, che sembrava impossibile e che invece è accaduto. Trenta chilometri che sono stati un tonico per teste calde, per chi crede che nel ciclismo non esistano davvero finali scontati, per gente che pensa che se una volta ha funzionato potrebbe rifunzionare di nuovo.
Tadej Pogacar è una di queste teste calde, uno di quelli che riesce a vedere conclusioni alternative. E così si è messo a inseguire Mikkel Frølich Honoré sull’ultimo strappo prima dell’arrivo. E Geraint Thomas – che a questo Giro d'Italia non sarebbe venuto, ha detto, se avesse avuto la certezza di non poterlo vincere – gli ha preso la scia, e pure gli ha dato qualche cambio, perché il clima di carnevale è contagioso e l’idea che due scalatori (giusto per sintetizzare, e scusate la sintesi) potessero battere i velocisti in una tappa per velocisti era qualcosa da perseguire.
Il carnevale ha sempre una conclusione però. E quello di Fossano si è concluso duecento metri in anticipo. I velocisti si sono ripresi la scena all’ultimo: ha vinto Tim Merlier davanti a Jonathan Milan e Biniam Girmay.