Il Foglio sportivo

L'attività fisica protegge i bambini dall'ansia

Mario Leone

Le criticità dell'educazione motoria nelle scuole italiane e l'importanza di migliorarla per contrastare i problemi fisici e psicologici tra i giovani, evidenziati da uno studio di Taiwan sul JAMA. La lettera del presidente della Capdi al ministro Valditara

Provate a fare un giro nelle scuole italiane. Passate alla primaria (le elementari, per intenderci) e se dovesse esistere una palestra che non sia fatiscente, osservate i bambini fare educazione motoria. Assisterete al triste spettacolo di piccoli sempre più incapaci di orientarsi nello spazio, con una coordinazione motoria deficitaria e un precario senso dell’equilibrio. Gli stessi bambini che nell’ora di musica sono incapaci di “sintonizzarsi” con il battito delle mani e dei piedi su un ritmo dato o di marciare a tempo. Una situazione preoccupante a cui il Governo Draghi aveva tentato di rispondere istituendo due ore di educazione motoria in quarta e quinta classe. 

  
In una lettera dello scorso 22 aprile al ministro Giuseppe Valditara, la Capdi (Confederazioni associazioni diplomati Isef & laureati Scienze Motorie) attraverso il suo presidente Luca Eid ha denunciato “problematiche applicative derivanti dalla norma legislativa che dispone l’obbligo di attivazione dell’educazione motoria nelle classi quarte e quinte della scuola primaria non più di due ore settimanali”. In sintesi, la lettera segnala come nel migliore dei casi venga prevista una sola ora e non ci sia una omogeneità organizzativa perché spesso negli stessi istituti alcune classi svolgono due ore, altre una sola. Spiace perché strutturare meglio e potenziare l’educazione motoria non serve solo a scoprire talenti dell’atletica o del calcio, nuovi Marcell Jacobs o Francesco Totti, ma a migliorare la vita dei nostri studenti. Lo dice anche uno studio pubblicato a fine aprile sul JAMA (Journal of American Medical Association, ndr.), condotto da ricercatori di Taiwan. Costoro hanno confrontato i dati del National student physical fitness tests di Taiwan che misurano le prestazioni fisiche degli studenti nelle scuole e quelli del National databases research institute, di carattere sanitario. Tre i parametri considerati: resistenza cardiovascolare (in una prova di corsa sugli 800 metri), resistenza muscolare (su una serie di esercizi addominali) e potenza muscolare (misurata sul salto in lungo). Oltre dieci anni di analisi hanno evidenziato come migliori prestazioni fisiche diminuiscano i disturbi d’ansia, d’attenzione e prestazionali di bambini e ragazzi in età scolare

  
Questa ricerca emerge in un momento in cui sia in Italia sia negli Stati Uniti stiamo assistendo all’aumento esponenziale di tali problematiche. Nel corso degli ultimi dieci anni c’è stato un incremento costante dei disturbi psichici tra i giovani; dall’inizio del Covid a oggi l’aumento è stato del 30 per cento.  Tra i più diffusi tra gli adolescenti, ci sono i disturbi d’ansia e quelli depressivi. Per quanto riguarda le ragazze, c’è un’insorgenza sempre più precoce dei disturbi alimentari che ad oggi compaiono già a nove anni.

  
Lo studio del Jama si conclude segnalando la necessità di approfondire questi dati per consolidare i risultati ottenuti e ampliare la ricerca anche su altre fasce d’età. Nelle nostre scuole intanto sarebbe auspicabile provvedere a un piano edilizio che permetta di avere luoghi al chiuso e all’aperto, adeguati all’attività fisica. Formare un gruppo docenti di educazione motoria preparati e capaci di svolgere nei diversi gradi di scuola un lavoro strutturato che non sia la sola partita a pallavolo o a calcetto. Allora forse, prima di implementare il bonus psicologico, sarebbe opportuno rintracciare le cause di tanti disagi. Sicuramente una carente attività motoria non può essere l’unica ragione, ma concorre al problema costituito dalla mancanza di un serio e strutturato investimento sull’educazione. Si rende allora urgente una mobilitazione generale che possa vedere coinvolte tutte le parti interessate, per il bene dei nostri figli.