Il Foglio sportivo
La sognante terza età ciclistica di Geraint Thomas al Giro d'Italia
C'è il Mister G. ciclista e il Signor G. cantauotore. C'è soprattutto una storia che unisce il gallese e Giorgio Gaber fatta di parole e di anni che passano
Qualche giorno prima del via del Giro d’Italia 2024, Geraint Thomas disse a Ciro Scognamiglio della Gazzetta dello Sport che “se pensassi che fosse imbattibile, non sarei proprio venuto”. Parlava con assoluta onestà e tranquillità delle sue ambizioni e, soprattutto, di Tadej Pogacar “un fenomeno, corre per diventare il migliore di sempre. Ma io non vedo l’ora che cominci questa sfida”.
Geraint Thomas non scherzava, non bluffava, non esagerava. Geraint Thomas osserva quel ragazzo che sembra volare in bicicletta, ne ha rispetto, non timore. Lo segue in gruppo, gli sta vicino, non gli concede un metro, o quanto meno prova a farlo. Sa che è forte, fortissimo, ma non gli va di pensare che sia imbattibile. Ne ha passate tante Geraint Thomas. Ne ha viste tante. Ha imparato, con il tempo, che il ciclismo è sport di fatica, che premia fatica e rinunce, certo, ma soprattutto umorale: serve tranquillità, serenità, credere che tutto possa andare bene per fare in modo che tutto vada bene.
Chissà se quando nel 2021, nel bel mezzo di quello che sembrava l’inizio del suo tracollo ciclistico, Geraint Thomas era conscio di aver usato, quasi, le stesse parole di Giorgio Gaber. Mister G. che utilizza le parole del Signor G.: robe da non crederci. “Non ho paura del tempo che passa, provo solo il fastidio degli effetti degli anni sulla mia schiena”, scherzò il Signor G. “Non ho paura del tempo che passa, sono solo infastidito per gli effetti degli anni sulle mie gambe”, disse, sorridendo, Mister G.
Geraint Thomas il tempo l’ha pedalato e pedalando l’ha visto passare. Il tempo gli si è attaccato alle gambe perché il tempo ti si attacca sempre alle gambe. E le rende più dure, più pesanti. Le corrode lentamente. Ha deciso di non pensare a tutto questo, di considerarlo soltanto come uno scherzo. Alla stessa maniera nella quale considerò uno scherzo la domanda di un giornalista due anni fa: “Ora che si avvicina il tuo addio al ciclismo, hai rimpianti?”. Rise. Poi disse di no, che di rimpianti non ne aveva. Perché i rimpianti vengono solo ai vecchi incattiviti dal tempo. E lui il tempo ancora lo sfida su di una bicicletta, sfidando nel frattempo tutti gli altri. Di tempo ancora se ne concede, anche ora che va per i trentotto, fregandosene bellamente che va per i trentotto.
La terza età ciclistica di Geraint Thomas è l’età della tranquillità, di chi non ha nulla da perdere, perché quando si pedala non si perde nulla, si guadagna soltanto.
Mister G. ha ritrovato, nella terza età ciclistica, la serenità creativa che pensava di aver smarrito alla stessa maniera nella quale il Signor G. aveva ritrovato, per sua stessa ammissione, la “voglia di immaginarsi qualcosa di nuovo”.
È tornato al Giro, Cerutti Gino, pardon Thomas Geraint, e gli amici nel futuro quando parleran del Gino, ripardon del Geraint, diran che è un tipo duro.