Tifosi dell'Olimpia Milano - foto LaPresse

Il Foglio sportivo

Milano comincia la sua prova del tre

Umberto Zapelloni

Peterson tra Hall of fame e playoff: “Banchi è stato bravissimo, ma vincerà l’Olimpia”
 

In America hanno la March Madness, un mese di follia che porta alle Final Four della Ncaa. In Italia il mese folle del basket comincia oggi ed entro il 16 giugno ci darà il nome della squadra campione d’Italia. Per il nostro basket più che il mese della follia è il mese della verità. La Virtus parte in pole perché ha peccato meno durante la stagione regolare, Milano punta al suo terzo scudetto di fila, un’impresa che potrebbe zuccherare una stagione europea fallimentare nonostante l’ingaggio di Mirotic, uno dei migliori stranieri dell’ultimo periodo. Ma se costruisci male le squadre poi i rischi sono questi. 
Proviamo a leggere le carte del campionato  con Dan Peterson che di Virtus e Olimpia è stato l’anima e una settimana fa è stato indotto nelle Hall of Fame della Fiba, un riconoscimento per pochi miti. “È stata una grande emozione che nobilita tutta la mia carriera e ha fatto emergere un grande senso di gratitudine per tutti quelli che hanno creduto in me e magari oggi non ci sono più... Ma adesso che ho avuto questo grande onore mi batterò per far inserire anche Valerio Bianchini che ha vinto tre scudetti con tre squadre diverse e Arnaldo Taurisano che ha vinto sei coppe europee e un’Intercontinentale”.

Entriamo subito in clima playoff: “Io vorrei vedere dei playoff allargati a 16 squadre come è capitato una sola volta ai miei tempi nel 1986, inserendo anche le prime quattro di A2. Con i playoff a 8 squadre come oggi i primi turni sono quasi sempre scontati, ci sono squadre già contente di esserci arrivate e finisce che hanno già i remi in barca e non sputano sangue.  Non succede sempre, ma spesso è così. Vorrei vedere più ambiziose, più fiduciose, le quattro squadre sfavorite. Hanno gambe e polmoni per farcela. Pat Riley, grande coach dei Lakers diceva: “Un playoff non comincia fino a che una squadra non vince in trasferta…”.  Con un turno in più sarebbe diverso, ricordo che Torino venne a vincere al Palalido e poi ci costrinse a rimontare. Le squadre avrebbero più tempo per entrare in forma… Si potrebbe fare il primo turno su tre partite e poi passare a cinque. Quell’unica volta che capitò è stato un playoff bellissimo e non lo dico solo perché abbiamo vinto noi lo scudetto battendo Caserta in finale”.

Se c’è una cosa che Dan Peterson non azzecca quasi mai sono i pronostici. Però non si sottrae e se gli chiedete chi vincerà il campionato quest’anno risponde deciso: “Arriveranno in finale Milano e Bologna e alla fine vincerà l’Olimpia, anche se Milano dovrà fare attenzione con Brescia e Bologna con Venezia, due avversarie da non sottovalutare. Dico Olimpia perché ha vinto gli ultimi due e non ha più la coppa, anche se l’ultima partita di finale si giocherà a Bologna. Quando si arriva in fondo salta anche il fattore campo. Certo Milano dovrà scalare una montagna, ma può farcela soprattutto se Mirotic sarà in forma. La Virtus potrebbe soffrire il fattore età, Banchi sa che da Belinelli può avere 15 minuti di fuoco, ma non 16. Dovrà saperlo gestire. Io ho votato per Marco come miglior italiano del campionato”. I voti di Dan Peterson, un’occasione da non perdere: “Come miglior giocatore ho votato Shields, come miglior under 23 Casarin e come miglior allenatore Luca Banchi che è stato bravissimo. È diventato un grande allenatore, pensate a quello che ha fatto al Mondiale con la Lettonia, un paese con meno di due milioni di abitanti. È molto scaltro, molto cinico, molto analitico. Sa di avere una squadra vecchia, spinge subito ed è arrivato a 17 vittorie in Eurolega prima di finire la benzina, ma comunque ha fatto meglio di Milano, poi è arrivata prima in stagione regolare prendendosi il fattore campo”.

Milano ha deluso? “Non voglio usare la parola delusione perché in Eurolega non ci sono squadre deboli. Milano ha avuto infortuni, sfortuna, ma ha anche avuto troppi cali di rendimento inspiegabili. Come me li spiego io? Perché non hanno un giocatore come Mike D’Antoni, non hanno un vero playmaker, l’uomo in grado di sistemare la baracca. Napier è un ottimo giocatore, grande difensore, grande tiratore, ma è una guardia non un play. Non crea gioco come D’Antoni, può anche fare un assist, ma non è in grado di inventare qualcosa ad ogni singola azione come Mike, ma anche come i Pietkiewicz o i Kikanovic, Gentile, Brunamonti, Marzorati dei miei tempi”. Ma oggi c’è un play che piace a Peterson? “Nico Mannion che è stato anche il miglior marcatore italiano. Lui è l’unico vero play del campionato. Non ha mai il sedere verso il difensore, non ha paura di perdere la palla, vede sempre i due lati del campo, lui ha portato Sacchetti a Tokyo e speriamo che possa esser utile a Pozzecco perché è un giocatore che sa cambiare marcia. Vede il campo… Servirebbe a Milano uno così? Perché no? Milano ha bisogno di un play non ho dubbi, ma anche  Bologna perché Hackett, che è fortissimo, alla fine è una guardia anche lui”. Un messaggio per le due regine. Una che non ha più voluto l’italiano d’America (eppure adesso i rossi di capelli vanno di moda), l’altra che non ci ha mai pensato davvero. Ma tra un mese vedremo se il coach ha avuto ragione.

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