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Quello di Imola è il Gran premio di casa per Stefano Domenicali

Umberto Zapelloni

“Continuare ad avere due gare in Italia è possibile, ma obiettivamente abbastanza difficile. A Monza ci siederemo attorno a un tavolo e cercheremo di capire il livello di investimenti, anche in infrastrutture, che può garantirci l’Italia”, dice il presidente del Formula One Group

Per Stefano Domenicali, grande capo della Formula 1, i giorni del Gran premio di Imola, passato sotto mille denominazioni e oggi Gran premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna, sono speciali. Lui è nato a Imola quasi sessant’anni fa. E a Imola ha sentito il richiamo dei motori. Era un ragazzo della Tosa, la collina della passione, quel muro di gente che vedete arrampicato sul prato a godersi il passaggio delle auto. “La mia prima volta non la ricordo con precisione, ma era certamente una 200 miglia di moto, c’era ancora Kenny Roberts con la tuta gialla e nera…”. Poi vennero i Gran premi in cui lavorava in autodromo spostando i camion, quindi i primi da uomo Ferrari, ma ancora senza divisa “e poi nel 1995 la prima volta vestito di rosso. Quell’emozione non la scorderò dopo che per anni ero entrato in autodromo con le pettorine più diverse e le braghe corte…”.

Se deve pescare nella memoria un’edizione di quello che allora era il Gran premio di San Marino, cita quello del 2003, un mix di commozione e di gioia: “È il Gran premio finito con la vittoria di Michael che la sera prima dopo la pole tornò in Germania a dare l’ultimo saluto alla madre che poi se ne andò. Ricordo che lo accompagnai a Forlì a prendere l’aereo… la commozione che provava pensando alla mamma”.

Un mix di emozioni come il weekend che ci aspetta con il trentennale della morte di Ratzenberger e Senna e il ricordo dell’alluvione dello scorso anno che costrinse gli organizzatori ad annullare la gara. “Sarà sicuramente un weekend speciale sotto tutti i punti di vista. Per le emozioni, ma anche per il significato sportivo perché molte squadre, anche la Ferrari, porteranno delle novità e io credo che il campionato sarà molto combattuto quest’anno anche perché il momento particolare che sta attraversando la Red Bull potrebbe avere delle ripercussioni. E poi non dimentichiamo che sarà il primo Gran premio in Italia con Lewis futuro ferrarista, una mossa che finora ha forse avuto più effetto lontano da qui perché noi siamo abituati a far diventare campioni i piloti che corrono in Ferrari”.

Dai ricordi al presente. A una Formula 1 che piace, ma che non può rischiare di fermarsi. “Non abbiamo mai avuto tanti sponsor, tanti spettatori, tanti paesi che vorrebbero ospitare un Gran premio. Vedrete quanti primi ministri verranno a trovarci. Si sta muovendo il Far East, ma anche l’America ha delle nuove proposte e pure la Vecchia Europa si è mossa con il magnifico progetto di Madrid. Oggi noi siamo la piattaforma migliore perché torniamo ogni anno e non ogni quattro come i Mondiali di Calcio e le Olimpiadi. Ma dobbiamo capire che lo spettacolo sportivo non basta, abbiamo la necessità di offrire anche altro. Guardate Miami come è cresciuta negli ultimi tre anni”.

Alle porte c’è il nuovo regolamento, il patto della concordia, il rinnovo dei due appuntamenti italiani. E qui Stefano accende subito un campanello d’allarme: “Continuare ad avere due gare in Italia è possibile, ma obiettivamente abbastanza difficile. A Monza ci siederemo attorno a un tavolo e cercheremo di capire il livello di investimenti, anche in infrastrutture, che può garantirci l’Italia”. Le gare resteranno al massimo 25, magari aumenteranno le Sprint: “E’ una soluzione che piace e il nuovo format funziona. E’ bello che già al venerdì si corra pensando al campionato”. Ma soprattutto sta arrivando una rivoluzione regolamentare: “Ci siamo dati una scadenza: il primo giugno avremo le nuove regole. I campi di intervento saranno principalmente tre: benzine sostenibili, livello di ibridizzazione delle power unit e aerodinamica. E pensando al futuro dovremo capire se nel 2030 avrà ancora senso insistere con l’ibrido se avremo raggiunto le emissioni zero con le benzine”.

Soprattutto si sta studiando come dare più voce alle monoposto: “Stiamo lavorando per migliorare il sound, aumentate il rumore. Tutti ce lo chiedono, tutti vogliono una Formula 1 con più decibel”. In questo momento è quello che manca di più: “Sono in Formula 1 da trent’anni e i cicli ci sono sempre stati. Non mi preoccupa anche perché prevedo già quest’anno un campionato combattuto pur tenendo conto che Verstappen è partito davanti”. È quello che sperano un po’ tutti, a parte Max.

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