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Il Foglio sportivo

Comoland più di una missione

Francesco Gottardi

Dall’Indonesia a Como per sfidare il grande calcio italiano. La parabola dei fratelli Hartono che ora sono arrivati in Serie A

La Serie A del Como va cercata dall’altra parte del mondo. Sarà che il panorama dallo stadio Sinigaglia rievoca l’aria di casa: sull’isola di Giava, in Indonesia, ci sono oltre 20 laghi di grandi dimensioni circondati da lussureggianti montagne. E da qui provengono i veri paperoni del calcio italiano, signori del Como dal 2019. Si chiamano Robert e Michael Hartono. Sono due fratelli – Budi e Bambang all’anagrafe, in lingua bahasa, – di quasi 85 anni. Hanno un patrimonio stimato di 48 miliardi di dollari: secondo Forbes oggi sarebbero tra i 65 uomini più ricchi al mondo. Anni luce dai vari Zhang o Commisso. Secondi ai soli sceicchi del Newcastle, fra tutte le proprietà globali del pallone. Dunque come e perché decisero di puntare sul piccolo Como, all’epoca appena uscito dal dilettantismo? “La nostra visione si estende oltre il campo”, hanno dichiarato alla vigilia dell’annata appena conclusa, in una delle rare esternazioni dal loro impegno in Italia. “Stiamo allestendo una team commerciale ambizioso, siamo pronti a riqualificare le nostre infrastrutture sportive e a costruire un’eredità per questa città. Per alimentare questo sogno, abbiamo scelto di alzare significativamente il livello del nostro investimento”. E cioè, di scalare le gerarchie del pallone.

Detto fatto. In pochi mesi il Como è schizzato ai vertici del campionato, fino alla promozione centrata all’ultima giornata. Un percorso netto, legittimato dai gol di Cutrone e dalle parate di Šemper. Risultati solidi. Gli Hartono sono appassionati ma nei dettagli ne sanno poco: si sono semplicemente affidati ai migliori. Da capodanno in panchina siede Osian Roberts, storico viceallenatore della Nazionale gallese. Dietro di lui c’è una leggenda come Cesc Fàbregas. Dietro ancora, a distanza con vista lago, un’altra come Thierry Henry – sugli spalti, durante la partita decisiva contro il Cosenza, gli faceva compagnia Jamie Vardy che qualche giorno prima aveva pure festeggiato il ritorno in Premier League con il Leicester. E infine Dennis Wise, già dirigente di Leeds e Newcastle, voluto dalla cordata indonesiana per fare da tramite con Sent Entertainment (controllata del gruppo Djarum, cioè i due fratelli). Una matrioska di competenze che è culminata a stagione in corso con l’arrivo di Francesco Terrazzani: il nuovo amministratore delegato del club, dopo un decennio di esperienza nell’area gestione e finanza della Lega B. “Per il Como ho fatto un passo non scontato”, ha raccontato a La Provincia. “Prima mi interfacciavo con 20 società, ora mi trovo dall’altra parte della barricata e rispondo a una sola: questo progetto di calcio è unico nel suo genere”.
A partire dallo stadio, affacciato sulle suggestive sponde del lago ma ormai obsoleto. Per la Serie A il Sinigaglia avrà bisogno di una rapida ristrutturazione estiva – da 7.500 a 10.500 posti – e nel breve periodo dovrebbe bastare così. Ma nel lungo, il Como si prepara a una nuova casa. “E l’avrà”, dichiara alla Gazzetta Mirwan Suwarso, il rappresentante ufficiale degli anziani Hartono. “Presto la proprietà approverà il progetto da presentare al sindaco: non sarà un impianto per la squadra, aperto qualche giorno al mese, ma per l’intera città. Con aree commerciali e di ristoro. Uno stadio polifunzionale, insomma, sui modelli Juventus e Atalanta”. 

Nello stesso sito del Sinigaglia, come e meglio di prima. Budget ancora da stanziare: si attende che la burocrazia faccia il suo corso, fino al via libera definitivo. Poi le tempistiche, secondo le stime del Como, si aggirano entro un anno dall’avvio dei lavori. E a quel punto l’ambizioso rebranding degli Hartono sarebbe completo: cambiare la faccia del club a trecentosessanta gradi.
Basta un’occhiata al sito biancoblù. “Il gioco più bello del mondo nella location più bella del mondo”, lo slogan del momento: “Como 1907 alla ricerca del meglio in campo e fuori”. Di Robert e Michael Hartono non si fa menzione. E a loro va bene così. Hanno accumulato ricchezze all’inizio per buona sorte, poi per fiuto e basso profilo. Nel 1963, allora giovanissimi, ereditarono dal padre la PT Djarum: un’azienda di sigarette aromatizzate ai chiodi di garofano (kretek), che nel giro di poco sarebbe diventata una multinazionale a tutti gli effetti. Gli Hartono reinvestono, studiano il mercato. E a fine anni Novanta piazzano la giocata decisiva: rilevare la Bank Central Asia travolta dalla crisi finanziaria. La risollevano e da qui moltiplicano capitale e attività. Elettronica, multimedia, supermercati, e-commerce, settore immobiliare. Sent Entertainment è una delle punte dell’iceberg. Il Como, soltanto un fiocco di neve che gli volteggia attorno.

Nemmeno l’età avanzata dei due magnati è oramai un’incognita. Tutto è già accuratamente apparecchiato: a rilevare l’eredità più ricca d’Indonesia saranno figli e nipoti. I più quotati, Roberto Setiabudi e Victor, svolgono importanti incarichi manageriali. Ed entrambi di recente hanno fatto visita al capoluogo, osservando la realtà calcistica dietro le quinte: un ulteriore segnale di crescente interesse. Mentre Suwarso, sempre più attivo sul territorio, ha ribadito che “questo club varrà presto un miliardo: completeremo il centro sportivo e lo stadio, continuando a connettere i nostri asset. Dall’intrattenimento al merchandising, come la Disney”. L’ennesima scommessa della famiglia Hartono. Esiste già Gardaland, qualche lago più in là. Ma ‘Comoland’ sarebbe qualcosa di mai visto. Parola di chi partì da un pugno di tabacco, e ora tiene il mondo in pugno.

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