Serie A
Frosinone-Udinese, scontro salvezza e scontro ideologico
Ciociari e friulani si giocano la salvezza allo Stirpe. Di fronte ci sono due modi opposti di preparare e portare avanti una stagione complessa
Dopo settimane di attesa, finalmente la lotta salvezza corre in contemporanea. E a Frosinone potrebbe vivere un momento cruciale. Domenica sera, mentre l’Empoli ospiterà la Roma cercando tre punti che vorrebbero dire permanenza in Serie A, Frosinone e Udinese proveranno a mettersi in salvo senza aspettare notizie positive dal Castellani.
Più che uno scontro salvezza, quello dello Stirpe sarà un duello ideologico: da una parte una squadra che ha optato per una costruzione della rosa coraggiosa, infarcita di giovani, nella speranza che il lavoro di un allenatore come Di Francesco potesse essere sufficiente per centrare una permanenza in A sulla quale a inizio anno non avrebbe scommesso nessuno; dall’altra un club che ha lasciato andare due dei suoi giocatori più importanti (Becao e Beto), con Samardzic che è rimasto a bordo ad agosto prima e a gennaio poi solamente per accordi saltati all’ultimo istante (Inter e Napoli) e la gestione incredibile della vicenda Pereyra, mandato a scadenza e poi richiamato in fretta una volta appurato che l’argentino non aveva trovato casa altrove.
Anche nei momenti più difficili, il Frosinone è rimasto saldo nelle sue convinzioni: ha digerito mesi di affanno dopo essersi esaltato forse in maniera addirittura eccessiva a inizio stagione, ha continuato a sostenere Di Francesco che ha avuto il merito di ritoccare qualcosa, a costo di cambiare un sistema di gioco che aveva funzionato in avvio salvo poi perdersi strada facendo. L’Udinese, invece, ha puntato sui cambi di allenatore nella speranza di risolvere tutto: da Sottil a Cioffi prima, da Cioffi a Cannavaro in coda, trovando peraltro risultati più che discreti con la scelta del tecnico partenopeo, alla prima esperienza su una panchina di Serie A e disposto, pur di mettersi in mostra, di accettare un incarico da dentro o fuori in una situazione che in quel momento appariva davverto disperata.
Anche il mercato è stato impostato in maniera diametralmente opposta. I ciociari, alle prese con risorse ridotte, si sono affidati all’ossatura della squadra che aveva conquistato la categoria e ai prestiti di giovani provenienti da grandi squadre, un modo anche per accreditarsi, per farsi riconoscere e apprezzare dalle big, storicamente più propense a spedire giocatori in prestito se sanno di riaverli indietro valorizzati: Okoli e Zortea (quest’ultimo a gennaio) dall’Atalanta, Barrenechea, Soulé e Kaio Jorge dalla Juventus, Reinier dal Real Madrid, Ibrahimovic dal Bayern Monaco, Cheddira dal Napoli. I friulani, invece, hanno operato mettendo in piedi la solita rotta preferenziale con il Watford, club nell’orbita della famiglia Pozzo, dal quale sono arrivati Ferreira, Quina, Kabasele e il fine-prestito Kamara. Alla fine, la notizia migliore è arrivata da Lorenzo Lucca, prestito con diritto di riscatto dal Pisa: è altamente probabile che venga riscattato a 8 milioni, per il futuro si vedrà.
Intanto c’è un presente, una sfida da vivere pericolosamente: potrebbero anche salvarsi entrambe, ma la contemporaneità, a meno di ribaltoni dell’ultimo minuto, non dovrebbe consentire di fare calcoli. Sarà il campo a dire se avrà la meglio la coerenza del Frosinone o la condotta più ondivaga dell’Udinese.