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Formula 1

Al Gp di Monaco Leclerc ha riscritto la sua storia e forse anche quella del Mondiale

Umberto Zapelloni

Il pilota monegasco vince con la Ferrari ed esaudisce il suo sogno da bambino. Ha fatto piangere tutti, anche il principe Alberto. La gara più noiosa del secolo è diventata qualcosa di memorabile. E adesso Verstappen deve guardarsi le spalle

Ha fatto piangere tutti, anche il principe Alberto che su quel podio non era mai stato così emozionato. Charles Leclerc con la vittoria a casa sua ha cambiato per sempre la sua vita. Ha esaudito il sogno del bambino nato a pochi passi dal circuito più folle del Mondiale e nei primi minuti dopo il trionfo ha voluto ricordare papà Herve con cui aveva condiviso quel desiderio diventato quasi un’ossessione dopo che le prime due pole si erano trasformate in altrettante delusioni.

Cominciava a credere nella maledizione del Monte anche perché dopo le ultime prove libere un sensore aveva consigliato alla Ferrari di cambiargli il motore. Tutto prima delle qualifiche che a Monaco valgono almeno mezza vittoria, se non di più. Poi ci si era messo anche un brandello di plastica strappato dalle barriere: poteva finire dovunque e invece era andato a incastrarsi sotto la sua Ferrari facendogli perdere efficienza aerodinamica. Ecco che torna la maledizione, avrà pensato. Ma questa volta invece di agitarsi, ha mantenuto calma e concentrazione. E poi in Q3 ha stracciato tutti. Era a metà dell’opera, senza voglia di festeggiare troppo. Sapeva che se al sabato non avesse fatto seguire una domenica perfetta tutto sarebbe stato inutile. Aveva imparato dal passato. Anche domenica quando una bandiera rossa aveva costretto a sospendere la gara e a ripartire dopo uno stop lungo quasi come un tempo di una partita di calcio, non si è lasciato prendere dall’ansia. Anzi ha capito che avrebbe potuto vivere una gara senza più stop per cambiare gomme, una variabile in meno. Gli sarebbe bastato essere gentile sulle sue Pirelli per arrivare in fondo davanti a tutti. Anche viaggiando al rallentatore. Pazienza se dietro, in sesta posizione, Verstappen chiedeva ai suoi box un cuscino perché si stava annoiando e quasi addormentando. Pazienza se stava andando in mondovisione la gara più noiosa del secolo. A renderla memorabile ci avrebbe pensato lui regalando un lieto fine alla favola del ragazzo, figlio della parrucchiera, che sognava di diventare pilota di Formula 1 e magari di vincere la gara di casa e far suonare per la prima volta l’inno di Monaco anche dopo il Gran premio. 

Alla fine erano tutti felici, anche gli avversari battuti e tenuti dietro per 76 giri. La gara più noiosa del secolo era diventata comunque qualcosa di memorabile. E forse l’inizio di un Mondiale che potrebbe non essere scontato come si temeva. Non c’è più solo Max, non c’è più solo la Red Bull. Ci sono tre squadre che possono vincere. Ferrari e McLaren non sono lì solo a raccogliere le briciole. È da Monaco nasce un Leclerc più leggero, più consapevole della sua forza. È tornato in pole e dopo 40 gare in bianco è tornato pure alla vittoria. Si è ripreso la Ferrari che dopo il successo di Sainz in Australia sembrava aver perduto. Sa di poter osare in territori vietati fino a poche gare fa. Verstappen ha ancora 31 punti di vantaggio, ma mancano 16 gare alla fine è il suo successo non è più scontato. Deve rischiare e non sempre, come sabato in qualifica, può andargli bene. Leclerc ha riscritto la sua storia e forse anche quella del Mondiale 2024. La noia di Monaco sia benedetta, potrebbe aver scacciato una monotonia ben peggiore. 

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