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diario dal Giro

L'addio e l'arrivederci al Giro d'Italia di Domenico Pozzovivo e Giulio Pellizzari

Marco Pastonesi

L'ultima corsa rosa per lo scalatore lucano e la prima del marchigiano. Per Pozzovivo "il Giro è una lunga pedalata nella bellezza", per Pellizzari "è un lungo viaggio fra le emozioni"

Dopo 3317,2 km in 79 ore, 14 ore e 3 secondi alla media di 41,856 all’ora, Domenico Pozzovivo è giunto ventesimo a 56’32” e Giulio Pellizzari quarantanovesimo a 2.42'10" dal trionfatore, lo sloveno Tadej Pogacar. Il meno giovane, Pozzovivo, e il più giovane, Pellizzari. Ecco il loro diario di bordo in esclusiva per “Il Foglio”.

 

Pozzovivo: “Questo Giro d’Italia, il mio diciottesimo e ultimo, mi ha regalato la serenità. Ho dato tutto quello che avevo, più nella cattiva che non nella buona sorte. All’inizio per incidenti e cadute. Alla fine per un malanno, bronchitella, tosse, che mi ha ostacolato e trattenuto. Ma ce l’ho fatta, non come un anno fa, quando fui costretto, amareggiato, ad abbandonare la corsa per colpa del Covid. E ce l’ho fatta combattendo. E ce l’ho fatta raggiungendo comunque un livello di condizione supersoddisfacente”.

Pellizzari: “Questo Giro d’Italia, il mio primo ma non unico, spero di arrivare almeno a dieci, mi ha regalato emozioni e divertimento. C’è stato perfino un momento in cui stavo male e avrei potuto abbandonare la corsa, poi la stessa corsa mi ha ripagato con sogni e speranze, fughe e minuti in cui ero davanti a tutti. E’ stato un Giro più duro di quello che mi aspettassi. Ma questo non mi ha cambiato. Come ragazzo, mi sento lo stesso di un mese fa. Come corridore, non lo so, per ora non mi sento diverso, magari invece sì, ne riparliamo fra un mese”.

Pozzovivo: “Il Giro è una lunga pedalata nella bellezza. Quella che più mi ha incantato è stato l’anfiteatro di Pompei. Quella che più mi ha emozionato è stato il Monte Grappa, pieno di gente, che me l’aspettavo, ma non così numerosa e affettuosa. Quella che più mi ha sorpreso è stata Roma: al primo passaggio sotto al traguardo, il gruppo mi ha lasciato strada, così da raccogliere l’ovazione del pubblico soltanto per me, come se fosse stata una vittoria. Un omaggio alla mia carriera che mi ha inorgoglito e anche un po’ commosso. Credo che l’idea sia stata del mio direttore sportivo Roberto Reverberi, pii appoggiata da tutti gli altri, compresa l’Associazione dei corridori professionisti”.

Pellizzari: “Il Giro è un lungo viaggio fra le emozioni. La più forte sul Monte Grappa: per la gente, mai vista tanta, e per il panorama, mai visto tanto. La più sorprendente a Sappada: non c’ero mai stato, mi è sembrata un modo a sé. La più incredibile la maglia rosa, quella che mi ha regalato Pogacar, per ora giace sul letto di casa, appena possibile la incornicerò. Quanto agli occhiali di Pogacar, che mi erano stati chiesti da mio fratello, per ora si trovano accanto alla maglia rosa, e lì a casa resteranno. No, a mio fratello non li consegnerò: se vuole può farci un giro, ma non in giro, se non lì dentro casa”.

Pozzovivo: “Adesso un po’ di riposo, poi parteciperò al Giro di Slovenia e al campionato italiano, sperando nel frattempo di superare la bronchitella e di mantenere il picco di condizione raggiunta al Giro. Quindi una pausa e di nuovo la preparazione per presentarmi in forma al finale di stagione. L’ultima corsa, la corsa dell’addio, sarà il Giro di Lombardia”.

Pellizzari: “Ieri un circuito, a Pieve di Soligo, poi il Giro di Slovenia e il campionato italiano, quindi stacco prima di affrontare il finale di stagione. Ma con la squadra non abbiamo ancora deciso dove e quando correre”.

Pozzovivo: “Pellizzari ha confermato quello che già sapevo. Ha le stimmate del corridore di grande classe. Il Giro d’Italia gli è servito tantissimo, proprio perché ha avuto alti e bassi, ed è proprio nei momenti di difficoltà che costruisci il carattere del combattente, la personalità del guerriero, la statura e lo spessore del corridore. Quando invece tutto fila liscio, finisci con il pensare che il ciclismo sia uno sport facile. Quello che Giulio ha raccolto – il secondo posto nella tappa di Santa Cristina Valgardena, ma anche il sesto in quella del Grappa, e il secondo posto nella classifica degli scalatori dietro a Pogacar – se l’è tutto guadagnato strada facendo. E di strada ne ha fatta. E’ un ragazzo intelligente, che conosce i propri limiti, ma che sa anche rischiare, ed è quello che alla gente piace, il ciclismo di una volta e anche quello di oggi”.

Pellizzari: “Pozzovivo ha confermato quello che già sapevo. Un esempio di professionalità. Che significa serietà, rigore, disciplina, intelligenza… e soprattutto volontà. La sua volontà è quasi leggendaria. Quando cade, quando mette i piedi (o altro) a terra, si rialza, si rimette in sella e come per incanto rientra in gruppo”.

Pozzovivo: “Il prossimo Giro d’Italia me lo immagino ancora dentro il Giro, in un altro ruolo. E se non dovesse succedere, allora me lo immagino seduto su un paracarro, a veder passare il gruppo, su una salita dell’Appennino, tra i faggi, gli unici capaci di regalare, in maggio, una sfumatura di verde unica”.

Pellizzari: “Il prossimo Giro d’Italia spero che sia divertente come quello appena finito. E se finora da professionista sono salito due volte sul podio, due volte secondo, al Tour of the Alps e al Giro d’Italia, non è un problema, la vittoria prima o poi arriverà. Queste tre settimane mi hanno dato più consapevolezza e la convinzione che quello che sto facendo, lo sto facendo bene. Limiti non me ne pongo. Mai”.