Non solo calcio
Il tesoro di Wembley tra partite, eventi e punti di Pil
Finali di calcio e concerti grandiosi. Un tempio che genera ricchezza. Lezioni per l’Italia e i suoi stadi fatiscenti
Pioveva, la sera del 9 luglio 2021, allo stadio di Wembley, immenso scrigno architettonico alla periferia di Londra. Ma nessun italiano se la prendeva col “governo ladro” di turno, che per la cronaca era quello di Mario Draghi. Anzi, tutti esultavano. Nel tempio del calcio, un Belpaese in deliquio festeggiava la vittoria degli Europei contro i padroni di casa, quasi 45 anni dopo l’ultima volta.
Sabato sera, sempre a Wembley, va di scena un’altra finale da grande evento: quella di Champions League, tra la Armada Invencible del Real Madrid e gli “sfavoriti” del Borussia Dortmund. In mezzo, due anni fa, ancora nel medesimo stadio c’è stata anche la finalissima tra Italia e Argentina, quella che per gli Azzurri è stata la “wake-up call”, il brusco risveglio dopo la sbornia di Euro 2020.
Sabato sera, una buona fetta di Italia del pallone sarà pressoché disinteressata alla partita di calcio. Non c’è nessuna squadra italiana che gioca, dopo che l’Inter ha sfiorato l’impresa l’anno scorso.
La finale della “Coppa dalle grandi orecchie” non sarà però un traguardo per Londra e Wembley, ma solo l’inizio di un’altra stagione di incassi nello stadio dei miracoli: appena una settimana fa, sabato scorso, l’impianto dei miracoli ha ospitato la finale di FA Cup, la Coppa Italia inglese. Domani la partita di calcio più seguita al mondo, assieme alla finale dei Mondiali. Dopo solo tre settimane, su quello stesso prato, si esibirà per tre serate di fila la celebrità planetaria Taylor Swift, e pochi giorni dopo i leggendari rocker australiani Ac/Dc.
A Wembley, ogni anno, passano 16 milioni di persone, tra partite ed eventi: più di tre volte quelli che visitano gli Uffizi (5 milioni) e muovono punti di pil. A ogni evento lavorano, in media, 1.800 persone e gli introiti si aggirano sui 190 milioni di sterline.
Uno guarda allo Stadio Olimpico di Roma e pensa che ci vorrebbe una Wembley: uno stadio terzo dedicato solo alla Nazionale e ai grandi eventi. Invece nella città che sarà pure eterna non si gioca da tempo una finale internazionale: l’ultima fu nel 2009, ormai quindici anni fa, e poi bisogna risalire indietro fino alla famosa Juventus-Ajax del 1996. Negli ultimi 4 anni, invece, Wembley ha ospitato 3 finali di peso.
La lunga crisi del calcio italiano è anche l’arretratezza delle sue infrastrutture. Fosse, poi, solo lo stadio, già di per sé grandioso e magnifico come è quello di Wembley: la grande forza di attrazione di Londra sono tutti i servizi che gli hanno costruito attorno.
Allo stadio, domani sera, i tifosi arriveranno quasi tutti comodamente coi mezzi pubblici: due linee di metropolitana, Bakerloo e Overground, più una linea ferroviaria extraurban smistano senza problemi i 90 mila spettatori. Per costruire questa macchina da soldi, che crea posti di lavoro e porta pil al Regno Unito, sono stati investiti 2,7 miliardi di sterline in quasi 20 anni: la zona attorno allo stadio è stata il più grande progetto di rigenerazione urbana nel Regno Unito.
Ma, soprattutto, a Londra non si sono fatti molti scrupoli. Lo storico stadio che ospitò anche il Live Aid, l’evento rock di beneficenza più famoso degli anni 80, e i più grandi musicisti, a partire dalla epica performance di Freddie Mercury con i Queen, è stato raso al suolo (leggi alla voce San Siro e polemica infinita su abbattimento sì o no). Al suo posto è stato aperto un nuovo impianto nel 2007: scomparse le due famose torri, è sorto un arco, diventato l’icona dello stadio.
La Sampdoria dei compianti Vujadin Boskov e Gianluca Vialli disputò l’allora Coppa dei Campioni contro il Barcellona di Johan Cruyff, dove militava un tale Pep Guardiola. Da quella partita, Wembley è diventato l’impianto più gettonato in Europa. A Roma, e più in generale in Italia, si gioca ancora nei fatiscenti stadi di del Mondiale del ’90, trenta anni fa appunto.