Il Foglio sportivo
Spagnolo: “Se nel basket non rischi non migliorerai mai”
Intervista al cestista azzurro partito da Brindisi, passato per il Real Madrid, adesso a Berlino con vista sulla Nba
Non saranno lo strappo muscolare alla coscia destra e l’operazione di pulizia al metatarso sinistro, che lo hanno tenuto lontano dal parquet da fine febbraio e ne impedirà la convocazione per il Preolimpico, a rallentare il percorso di crescita di Matteo Spagnolo. Non sarà nemmeno questo stop imprevisto a cambiare la percezione del ventunenne brindisino sulle scelte di carriera fino ad oggi compiute.
“Sin da quando ho accettato l’offerta delle giovanili del Real Madrid, mi ambiento in maniera abbastanza rapida. Al Real, un club che cerca i migliori prospetti in giro per il mondo, avere la possibilità di allenarsi in mezzo a chi è forte quanto te o anche di più stimola tanto. Aiuta tanto il tuo sviluppo come giocatore. Sono sempre abituato a viaggiare parecchio e a vivere in tutto il mondo. Ho fatto gli step giusti. Prima a Cremona giocavo una gara a settimana, a Trento due, adesso parecchie volte tre. Ora ho scoperto la Bundesliga, un campionato nuovo per me, e ho unito la mia prima esperienza in Eurolega”. Dalla Mens Sana Mesagne alla Stella Azzurra, dal Real Madrid a Cremona, da Trento all’Alba Berlino: assai rapidi, ma sempre piccoli passi. “La vita di un giocatore di basket è tutto un processo di apprendimento: se uno non rischia, le cose non arriveranno mai. Ho deciso di rischiare. Ed è un motivo per il quale magari ho qualche palla persa in più rispetto a uno che gioca senza attaccare il ferro. Preferisco perdere più palloni e provarci che fare un passo indietro e non fare nulla di produttivo: se sono consapevole di lavorare nel modo giusto giorno dopo giorno sul mio fisico e sul mio gioco, ho voglia di far vedere che ciò su cui sto lavorando porta i suoi frutti”.
Se a questo si aggiunge la consapevolezza di quello che deve ancora aggiungere al proprio gioco, il quadro del Matteo Spagnolo al terzo anno da professionista assume i contorni della lucidità: “L’unica cosa che volevo era competere a un livello superiore rispetto all’anno scorso e cercare di starci al meglio delle possibilità. Mi sento migliorato, molto più a mio agio rispetto a inizio anno. Sento progressi. Durante l’anno mi sono sentito sempre più a mio agio nell’attaccare il ferro, l’ho individuata come la priorità. Negli ultimi mesi mi sono reso conto che non dovevo mettere da parte lo sviluppo del tiro da fuori, per essere il più imprevedibile possibile per le difese. La cosa su cui sto continuando a lavorare è la presa di decisioni: quando è il momento giusto per attaccare, tirare o scaricare”.
Per uno dei talenti italiani più riconosciuti al di fuori dei nostri confini, scelto alla 50 da Minnesota al Draft Nba 2022, provare l’esperienza all’estero da professionista è parso destino già scritto. “Aiuta tanto – così dice Spagnolo sulla prima stagione a Berlino – perché mette sotto una luce diversa. Non dico da zero, però ricominci da un punto più basso di quello che hai raggiunto in Italia. Anche nel momento in cui sono andato a Madrid ho resettato, senza pensare di essere il più forte come ero alla Stella Azzurra. L’argomento va di società in società: ci sono alcune come l’Alba Berlino che hanno più pazienza, non cercano risultati immediati e puntano più sullo sviluppo a lungo termine; ce ne sono altre che cercano di vincere con più urgenza, di raggiungere subito obiettivi concreti a livello di vittorie. Ti metti tanto in discussione: non sto dicendo che non potrei mai tornare in Italia a giocare, ma userò gli anni all’estero per giocare al meglio le carte”. In parte perché, come istinto di compensazione, ogni momento con la Nazionale sarà vissuto da Matteo con ancora maggior intensità. Nel bene, parlando al rapporto col gruppo del ct Pozzecco: “Il Poz è una persona con tanta passione per questo gioco, una persona che ama i suoi giocatori. Ognuno dei giocatori della Nazionale che ha bisogno di qualcosa può contare l’uno sugli altri, si è creato un bell’ambiente di famiglia”.
O nel male, riferendosi ai giudizi giunti a Spagnolo stesso e allo staff per l’impiego della combo guard durante il Mondiale 2023: “Se sei un giocatore di basket e pensi alle critiche, non vai da nessuna parte. Ci saranno sempre, la gente troverà sempre il modo di dire la propria. È giusto che ognuno ce l’abbia, però essendo un giocatore di basket non puoi metterti a pensare all’opinione altrui. Cercavamo di vivere l’esperienza al migliore dei modi, con la volontà di portare in alto la maglia e i colori dell’Italia”.
Come farlo? Passando dalle fatiche, in primis nei duelli individuali: “Uno che, dopo averci giocato contro, mi aveva fatto pensare di dover guardare meglio i dettagli è stato Paris Lee dell’Asvel. Dovevo essere più pronto, più duro fisicamente, fare le cose in maniera più decisa”.
Non solo: anche per le serate che, impresse nella memoria, saranno le più utili lungo la carriera. “Ricordo meglio le partite andate peggio. Non mi faranno dire a fine carriera Tornerei indietro, aggiusterei queste cose e giocherei bene, ma penso di essermi sviluppato grazie a situazioni non scontate. Andare a Madrid quando alla Stella Azzurra avevo tutto. A Cremona ed esordire da pro con gente di 30 e passa anni. In Eurolega contro i miei idoli e pensarli come avversari. Ripensandoci, gara-4 contro Tortona dei playoff Lba 2023 mi rimarrà tanto nel cuore. La ricordo non per aver sbagliato i liberi ma per l’apprezzamento del pubblico, della società di Trento, dell’Italia in generale. Nella bruttezza di aver sbagliato i tiri, è stato bello vedere una reazione del genere. Mi ha aiutato a smettere di pensare male a quel momento”.