Il Foglio sportivo - That win the best
L'Inghilterra senza Grealish come un pub senza Guinness
La scelta bizzarra di Gareth Southgate non ci impedirà di vincere l’Europeo da cui l’Italia uscirà presto. Almeno eviteremo i soliloqui di Luciano Spalletti
Finalmente ci siamo. Venerdì in Germania comincia l’Europeo che sarà vinto dall’Inghilterra. Ho una settimana di tempo per preparare la cantina, riempire la dispensa, sfondare i ripiani del frigo, immergermi nella bionda e stappare il brandy: i ragazzi di Southgate fanno il loro esordio contro la Serbia domenica sera, e dalle nostre parti è già in corso il più classico degli psicodrammi da convocazioni. Ci sono due grandi assenti che rendono le nostre conversazioni al pub più divertenti, Grealish e Maguire. Il primo pare non si sia ancora ripreso dalla sbronza post treble dello scorso anno. Il numero dieci del Manchester City quest’anno ha discretamente fatto cagare, per dirla in modo elegante, ma tenere fuori uno come lui – che anche dalla panchina è in grado di cambiare le partite, e scusate il raisportismo – suona tanto come un atto di hybris da parte di Soutghate.
Le cronache raccontano di compagni sotto shock e di lui sconvolto nel lasciare il ritiro dei preconvocati. Certo, Grealish è il classico giocatore che catalizzerebbe metà delle domande all’allenatore in conferenza stampa – perché gioca titolare? Perché è in panchina? Perché non è entrato? Perché lo ha fatto entrare se poi non ha inciso? – ma privarsi di uno così all’Europeo è come gestire un pub e non avere la Guinness in menu: va bene, ci sono le altre birre, ma vuoi mettere?
Meno shock per l’assenza di Harry Maguire, noto alla generazione Z di tutto il mondo per i video che circolano sui social con le sue cappelle difensive e i suoi autogol. C’è chi lo piange per il famoso discorso sull’esperienza e la storia con la Nazionale, ma io penso che in questo caso l’oste Southgate si sia privato al massimo di una gazzosa nel pub dei Tre Leoni. Il difensore del Manchester United, poi, arriva da un infortunio e non sarebbe pronto. Capisco che per voi italiani suoni strano un discorso del genere, dato che portate all’Europeo un centrocampista che ha giocato mezz’ora in tutta la stagione e il resto del tempo lo ha passato nelle scuole a dire che non bisogna scommettere, ma probabilmente neppure lui avrebbe puntato sulla sua presenza in Germania. Poco male, l’Italia uscirà presto e almeno non saremo costretti ad ascoltare a lungo le supercazzole filosofiche di Luciano Spalletti in conferenza stampa.
In attesa di scoprire quali iniziative pro-diritti verranno fatte in favore di telecamera dalle varie Nazionali impegnate nel torneo, fremo nell’attesa vedere in cosa sarà trasformata – che so – Germania-Ungheria dai giornali impegnati a ripulire il mondo dal male. Nel frattempo, brindo a Mohamed Camara, appena squalificato per quattro giornate in Ligue 1 perché, durante la partita contro il Nantes, aveva coperto con lo scotch il logo color arcobaleno per la giornata contro l’omofobia, rifiutandosi anche di fare azioni di sensibilizzazione. Che poi, saltare quattro giornate del campionato francese è un premio, altro che punizione.