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il torneo dei sogni

"Il Roland Garros è l'inizio dell'estate per noi francesi". La versione di Antoine Benneteau

Mauro Zanon

L'ex tennista e giornalista racconta la magia del torneo: i ricordi di Gasquet e Monfils, la storia di Yannick Noah, ultimo francese a trionfare a Parigi, e le nuove promesse del tennis francese

Parigi. Il Roland Garros, per noi francesi, è l’inizio dell’estate, è il torneo dei nostri sogni: ognuno di noi, un giorno, aspira a giocare sul centrale, il Philippe Chatrier. È uno stadio allo stesso tempo chic e popolare, con il suo pubblico rumoroso, spesso difficile, ma che riesce sempre a creare un’atmosfera incredibile”. Antoine Benneteau è stato tennista professionista (numero 36 francese e 370 mondiale come best ranking Atp) negli anni in cui Richard Gasquet e Gaël Monfils giocavano il loro miglior tennis, prima della sua conversione lavorativa che lo ha portato a essere uno dei più apprezzati giornalisti e opinionisti di tennis in Francia.

 

“Gasquet e Monfils hanno avuto la sfortuna di giocare da professionisti nell’èra dei tre extraterrestri, Federer, Nadal e Djokovic. Se fossero capitati in un altro momento, con il loro livello, avrebbero probabilmente vinto uno slam”, dice al Foglio Antoine Benneteau, che lo scorso anno ha realizzato un documentario per Amazon Prime dedicato alla rivalità tra Djoko e Nadal al Roland Garros. Uno dei ricordi più belli risale al 2015, quando Jo-Wilfried Tsonga giocò la semifinale contro Stan Wawrinka, il rovescio a una mano più elegante del circuito.

 

Antoine Benneteau e la sua compagna Charlotte Gabris al Roland Garros il 5 giugno 2019 (Foto di Stephane Cardinale - Corbis via Getty Images) 
   

C’era qualcosa di magico nell’aria e nelle tribune del Philippe Chatrier: ci sembrava di rivivere l’epopea di Yannick Noah. Jo perse in quattro set contro Wawrinka, che poi alzò la coppa battendo Djokovic. Da allora, come tennis francese, non abbiamo più vissuto un momento del genere”, dice al Foglio Benneteau. Yannick Noah, dicevamo. Il ragazzone che si allenava con le magliette di David Bowie, giocava con i polsini rasta e i dread, e fu l’ultimo tennista a vincere uno slam con una racchetta di legno, oltre che l’ultimo francese a conquistare il Roland Garros. Era il “1983”, che è anche il titolo del libro che Antoine ha scritto assieme a Noah, uscito lo scorso anno per le edizioni Flammarion e tradotto in italiano da Fandango Libri. “Con Yannick avevamo degli amici in comune, ci trovavamo spesso a cena e facevamo tardi la sera. Saltavano sempre fuori delle belle storie e aneddoti saporiti sulla sua vita dentro e fuori dal campo, e mi sono detto che sarebbe stata una buona idea raccontarli. Gli ho proposto il progetto e lo ha accettato”, racconta Benneteau, prima di aggiungere: “La vittoria di Noah ha rappresentato un momento fondante non solo per il tennis, ma per tutto lo sport francese. Era un’epoca in cui la Francia perdeva spesso, avevamo un po’ l’immagine di Poulidor e dei suoi Tour de France persi contro Anquetil e Merckx, degli eterni secondi, di quelli che non vincono mai, dei magnifici perdenti. Noah arriva e dice: voglio vincere. Assieme a Michel Platini nel calcio e a Alain Prost nella Formula 1, ha spezzato questa immagine. Erano i primi vincitori francesi sul grande palcoscenico mondiale nei loro sport rispettivi”.

 

Nella famiglia di Antoine Benneteau, lo sport è sempre stato il pane quotidiano: “Mio nonno era professore di tennis, io e mio fratello abbiamo giocato a livello professionistico e alla televisione non ci perdevamo mai una partita dei grandi tornei. Il mio primo idolo è stato Pete Sampras, poi è arrivato Roger Federer. Siamo sempre stati una famiglia di sportivi, a 360 gradi. Amavamo Alberto Tomba, eravamo pazzi della Bomba, e della Ferrari all’epoca di Schumacher”. Il fratello di Antoine, Julien Benneteau, ha vinto dodici titoli slam in doppio e ha fatto parte della squadra francese che ha alzato la Coppa Davis nel 2017 (il capitano della nazionale era Yannick Noah). Da quel momento, più nessun trofeo di rilievo.

 

“C’è un tennis francese in ricostruzione ma su una buona strada. Ci sono giovani giocatori di qualità, ci sono promesse, come Arthur Fils e Corentin Moutet. Non è il miglior momento della nostra storia, certo, ma non condivido il pessimismo generale”, afferma Antoine Benneteau. Che nel 2020, assieme al romanziere Laurent Binet, vincitore nel 2019 del Prix de l’Académie française con il suo “Civilizations”, ha scritto il “Dictionnaire amoureux du tennis”. “È una collana che esiste da più vent’anni. C’era il dizionario amoroso del calcio e quello del rugby. Sul tennis, non c’era nulla, dunque abbiamo deciso di colmare questo vuoto. È stato un lavoro lungo, il libro è di più di 500 pagine, ma che ho fatto con gioia”. Fra tre settimane, all’All England Lawn Tennis and Croquet Club, si gioca la 137esima edizione del torneo Wimbledon. “Anche per un francese, Wimbledon resta lo zenith del tennis, non c’è paragone con nessun altro torneo, nemmeno col Roland Garros. Quando si gioca sull’erba c’è un rumore diverso, un rapporto col tennis diverso, un’atmosfera unica”.