Euro 2024, la guida ai campionati europei

Giovanni Battistuzzi, Andrea Trapani, Enrico Veronese

Tutte le partite, i gironi, le squadre (in shot) che si giocano il trofeo continentale

a cura di Giovanni Battistuzzi

 

       

GERMANIA 

da leggere bevendo un Berliner Luft

Il meglio: Dal centrocampo in su la Germania ha tutto quello che serve per fare paura a tutti. Velocità, tecnica, forza, giocatori capaci di inserirsi. 

Il peggio: Pure dal centrocampo in giù la Germania ha tutto quello che serve per fare paura a tutti. Ogni tanto però, almeno un paio di volte a partita a dire il vero, i tedeschi vanno in confusione, i giocatori si rimpallano le responsabilità e né Marc-André ter Stegen né Manuel Neuer sono ormai più un’assoluta garanzia di porta inviolata. 

Uno su cui contare: Florian Wirtz vede spazi che in tanti non vedono, immagina il gioco come in pochi fanno, vive il calcio in anticipo sugli avversari. E indirizza il pallone quasi sempre dove è meglio indirizzarlo. 

Quello che non ti aspetti: Tra tanti ottimi giocatori acclamati, attesi, lodati, tra tanti giovani dei quali si dice un gran bene e si lodano future e magnifiche carriere, c’è un ultratrentenne che sa fare al meglio ciò che sembra scontato ma scontato non è: stare in campo e risolvere i problemi. Pascal Groß ha 32 anni, dal 2017 gioca al Brighton e lì fa il mister Wolf. Non dovrebbe partire titolare, potrebbe trasformarsi ancora una volta nell’uomo più importante perché non sempre la classe si esprime nel tocco raffinato da applausi. 

 

SCOZIA 

da leggere assaporando un Port Charlotte Islay Barley

Il meglio: A centrocampo la Nazionale scozzese ha talento, idee, piedi e velocità. Certo non a livelli strepitosi, ma abbastanza buoni per creare problemi a tanti. Non è più solo squadra di lotta, ora è pure di governo. 

Il peggio: In difesa la Scozia ha talento, ma a intermittenza. Gioca a tre e senza un centrale capace di dettare i tempi, vanno tutti in crisi nemmeno fossero al campetto della parrocchia. 

Uno su cui contare: C’è una Scozia con Grant Hanley e una Scozia senza Grant Hanley. La prima in difesa è attenta, ordinata e sincronizzata, la seconda invece è distratta e spesso fuori sincrono. Il capitano viene da una stagione orribile segnata da infortuni continui. Potrebbe essere un problema, un grosso problema. 

Quello che non ti aspetti: Non ci doveva essere a questo Europeo Tommy Conway. Poi Lyndon Dykes non è riuscito a recuperare dall’infortunio e Steve Clarke ha deciso di dare una chance al ventunenne del Bristol. Non è un fenomeno, ma ha una caratteristica che può essere utile, almeno a sentire Kurt Zouma, uno che ha giocato in Nazionale e in Champions League: “È uno dei giocatori più rognosi da marcare che ho incontrato nella mia carriera, è snervante”.  

 

SVIZZERA 

da leggere con un bicchiere di grappa Quattromani

Il meglio: In mezzo al campo c’è gente che corre molto, gente che lotta e sa lottare, velocità, buoni piedi e visione di gioco. Forse non c’è nessun campione, ma a volte può non servire se tutti sanno aiutarsi vicendevolmente e godono di estrema fiducia nelle abilità altrui. 

Il peggio: In attacco ci sono buoni calciatori, ma manca qualcuno capace di trasformare il lavoro in vittorie. Anche perché l’uomo capace di agevolare e premiare gli inserimenti di esterni e trequartisti, Breel Embolo, è fuori per un problema muscolare dopo una stagione passata tra divano e tribuna a causa della rottura del legamento crociato. 

Uno su cui contare: Manuel Akanji può essere l’uomo capace di trasformare una difesa buona in una difesa ottima. E questo in un Europeo può fare la differenza. 

Quello che non ti aspetti: Cinque anni fa la Federazione svizzera era sicura che Fabian Rieder sarebbe diventato un campione. Ed erano sicuri pure Urs Fischer e Raphaël Wicky, gli allenatori che l’avrebbero voluto e potuto allenare al Basilea. Disse il primo: “Ha il tocco e la visione di gioco dei grandi”. Poi suo padre morì, lui non volle lasciare Berna per stare con la famiglia e la responsabilità lo ha reso più guardingo in campo, ne ha spento l’audacia e la fantasia. Non è detto che non le possa ritrovare. 

 

UNGHERIA 

da leggere degustando un calice di Egri Bikavér

Il meglio: Tra i tre difensori che dovrebbero essere titolari (Márton Dárdai, Adam Lang e Willi Orbán) non c’è un fenomeno, non c’è un giocatore di primo livello e forse nemmeno di secondo o terzo. Eppure sembrano fatti per giocare assieme. 

Il peggio: L’Ungheria ha discreti attaccanti, ma tutta gente che dipende dalle giocate altrui. 

Uno su cui contare: Dominik Szoboszlai ha piedi buoni, visione di gioco e soprattutto capacità di portare sopportare il peso delle responsabilità. È uno che non si tira indietro che se c’è da randellare randella e che se c’è da giocare di fino gioca di fino. È l’uomo a cui l’Ungheria di affida, quello di capacità tecniche superiore. 

Quello che non ti aspetti: Quando giocava nelle giovanili al Milan di Milos Kerkez dicevano che era bravo ma che non sapeva difendere e che era troppo scostante nei novanta minuti. All’Az ha iniziato a imparare a difendere, al Bournemouth, in Premier League, ha iniziato anche ad aggredire la fascia per tutta la partita. 

a cura di Giovanni Battistuzzi

 

           

ALBANIA 

da leggere dopo un bicchierino di Raki ghiacciata con due spruzzi di limone

Il meglio: Dalla metà campo in giù l’Albania è compatta, attenta, rognosissima da affrontare alla maniera di certe squadre italiane di qualche decennio fa. Fa sorridere che a generare tutto questo sia stato un brasiliano che in carriera era stato etichettato come uno che era più bravo a spingere in attacco che a difendere, Sylvinho. 

Il peggio: In attacco c’è tanta buona volontà e un po’ troppa confusione. Soprattutto al centro dell’attacco ci sono tre giocatori che fanno fatica a inserirsi nel gioco, semplice ma non banale, dell’allenatore. 

Un uomo su cui contare: Ylber Ramadani è l'uomo che riesce a dare alla squadra l’equilibrio necessario per giocare. Ha la capacità di guidare i compagni, di capire prima cosa è meglio fare e lo mette in pratica sempre con perfetto tempismo. 

Quello che non ti aspetti: Jasir Asani ha ventinove anni e gioca in Corea del sud. Facile pensare che qualcosa non è andato per il verso giusto nella sua carriera sempre ai margini del calcio che conta. Ha piedi più che discreti e soprattutto una voglia matta di dannarsi anima e corpo su ogni pallone. 

 

CROAZIA 

da leggere alternando birra e pelinkovac

Il meglio: Per qualità fisiche, atletiche e capacità di stare in campo sono poche le difese più attrezzate a questo Europeo. E avere alle spalle un portiere che sbaglia poco e para tanto come Dominik Livakovic non fa altro che mettere ancor più a proprio agio chi deve difendere. 

Il peggio: A centrocampo il talento è tantissimo e le qualità tecniche sono enormi. C’è però un problema ed è la tenuta sui novanta minuti. E questo potrebbe essere un problema. 

Un uomo su cui contare: Passano gli anni, si riducono i metri di campo corsi, ma Luka Modric riesce ancora a essere l’uomo capace di trascinare i suoi compagni di Nazionale. La Croazia è ancora in parte figlia del suo estro e delle sue trovate calcistiche. 

Quello che non ti aspetti: Martin Baturina con il pallone tra i piedi può fare tutto ciò che vuole: sa farlo scomparire agli occhi dei difensori, sa dribblare, ha un gran tiro preciso e potente. Sa farci talmente di tutto che spesso gli rimaneva incollato ai piedi e non andava proprio per questo da nessuna parte. Alla Dinamo Zagabria, l’allenatore Sergej Jakirović è riuscito a fare ciò che sembrava impossibile: insegnargli a giocare di squadra. 

 

ITALIA 

da leggere ingollando, visto che è estate, un'anisetta con dentro qualche foglia di menta pestata

Il meglio: In mezzo al campo l’Italia ha talento, corsa e buone idee. Sarà a centrocampo che la Nazionale guidata da Luciano Spalletti dovrà e potrà costruire qualcosa di buono per continuare il più a lungo possibile a giocare in Germania. 

Il peggio: In attacco l’Italia ha più dubbi che certezze e soprattutto probabilmente pochi gol su cui contare. Gianluca Scamacca ha forza e potenza, Mateo Retegui velocità e fisico, ma a metterli assieme fanno meno di trenta gol in una stagione. Soprattutto sono giocatori che hanno bisogno di una squadra che funzioni alla perfezione per fare del loro meglio. 

Un uomo su cui contare: Nicolò Barella è l’unico giocatore di prima categoria nella rosa di Luciano Spalletti. L’unico a unire la difesa con l’attacco, a lottare e mettere ordine. Gioca bene e non molla (quasi) mai. 

Quello che non ti aspetti: In difesa l’Italia non è messa per niente male, anzi. Soprattutto se giocherà a tre. A tre giocano regolarmente nei loro club i migliori difensori nella rosa di Spalletti. A tre però serve soprattutto un uomo capace di comandare a bacchetta i due centrali laterali. Alessandro Bastoni, Riccardo Calafiori e Gianluca Mancini sono forti, tatticamente e tecnicamente validi, ma hanno bisogno per giocare al meglio delle loro possibilità di un equilibratore. E questo equilibratore potrebbe essere Alessandro Buongiorno. Il difensore del Torino è giocatore di raffinata intelligenza tattica, soprattutto è l’uomo mite ma di polso capace di regolare gli eccessi di impeto degli altri. 

 

SPAGNA 

da leggere con un bicchiere di Hierbas di Mar de Frades

Il meglio: Sulle fasce la Spagna può mettere in difficoltà chiunque. Terzini e ali si muovono molto, creano spazi e sanno calciare e dribblare benissimo. Si muovono soprattutto molto e molto bene. E avendo centrocampisti con buonissime doti balistiche questo lascia a loro gli spazi giusti per inserirsi e sfruttare gli errori di posizionamento degli avversari. 

Il peggio: La difesa è buona, ma al centro spesso fatica. Non perché non abbia centrali buoni, ma perché spesso, Rodri a parte, a centrocampo la Spagna si bea del talento senza pensare troppo al sacrificio. 

Un uomo su cui contare: Rodri non è il più forte, non è il più tecnico, non è il più abile a calciare, passare, dribblare, tirare, eppure è indispensabile. È l’uomo d’ordine in un ordinato disordine, l’unico del quale la Spagna non può fare a meno

Quello che non ti aspetti: Lamine Yamal ha un talento smisurato, ha 16 anni e un presente e un futuro da giocatore di primissimo piano. Potrebbe essere protagonista già a questo Europeo. Eppure l’uomo che potrebbe spostare gli equilibri nella Nazionale spagnola potrebbe alzarsi dalla panchina. Álex Baena non dovrebbe partire da titolare, ma nella rosa di Luis de la Fuente in pochi hanno la capacità di giocare soprattutto per gli altri, di donarsi alla causa comune come il calciatore del Villareal. 

a cura di Enrico Veronese

   

    

DANIMARCA

da leggere con un'idromele Viking Blod: lascia dubbi amletici

Il meglio: l’esperienza è ciò che non manca alle scelte di Kasper Hjulmand, anche i giocatori più giovani hanno alle spalle decine di partite di campionato e coppa. Ma la maggior parte sta raggiungendo proprio ora il pieno splendore agonistico. Apparentemente la rosa non presenta buchi, è coperta in ogni settore e dispone di valide alternative. Ma...

Il peggio: ...ma, appunto, sono circa gli stessi usciti in malo modo dal girone iniziale dei Mondiali in Qatar, dopo aver raggiunto la semifinale europea in Inghilterra nel 2021 (e messo paura ai padroni di casa, poi finalisti). Da allora pochi exploit per qualcuno: dov’è finito, per dire, Mikkel Damsgaard che la Sampdoria cedette al Brentford, e di cui si stenta a ricordare qualcosa di decisivo? Pochi ricambi generazionali chiamano una passata di lucido.

Uno su cui contare: in condizioni normali, sarebbe Christian Eriksen. Ma dopo il terribile pomeriggio di Copenhagen, la riabilitazione e l’addio al calcio italiano, il ritorno all’agonismo con il Manchester United lo ha visto centellinare le forze, arretrare il raggio d’azione e perdere un po’ l’immagine di uomo squadra. Forse le luci della ribalta continentale gli possono giovare: altrimenti, al suo fianco, Pierre-Emile Højbierg passerà finalmente da “Loik” a “Mazzola”?

Quello che non ti aspetti: in un mare del Nord colmo di certezze, è faticoso vaticinare chi possa sovvertire i piani con una scintilla. Perché non puntare su Andreas Dreyer, ruota di scorta dell’attacco, esploso solo negli ultimi mesi all’Anderlecht con 19 goal? Le competizioni di un mese si vincono con chi sta più in forma...

 

INGHILTERRA

da leggere con la santa patrona dell’etìle: London Mule? Meglio, Pimms N°1

Il meglio: il giocatore forse più decisivo al mondo, Jude Bellingham. Il talento più abbagliante quando si accende, Phil Foden. Un terzino che non è mai stato solo un terzino, Trent Alexander-Arnold. E pure il ct Gareth Southgate ha fatto la rivoluzione, convocando chi si è messo in luce durante l’ultima Premier League. Insomma, c’è tutto o quasi ciò che serve per vincere. Fosse la prima volta…

Il peggio: il fato, evidentemente. Ormai anche i Lightning Seeds sono stanchi di aggiornare l’inno “Three Lions” ad ogni delusione. Stavolta Southgate (parte del problema e non della soluzione all’incantesimo) potrebbe non aver convocato i migliori difensori e soprattutto centrocampisti puri tra tutti i potenziali, sottoscrivono i proverbiali 50 milioni di selezionatori da pub.

Uno su cui contare: i gol, Harry Kane, li ha sempre segnati. Sia al Tottenham che al Bayern Monaco, e ovviamente nelle Nazionali. Ogni tanto sì, sbaglia un rigore importante: e la Francia ringrazia. Ma non sarà colpa sua se l’avventura si dovesse interrompere anzitempo, perché l’Uragano fa il suo dovere con puntualità svizzera: fossero tutti così...

Quello che non ti aspetti: all’Old Trafford di Manchester, tana dello United, sperano che Kobbie Mainoo diventi presto quello che Paul Scholes ha rappresentato per i Reds lungo vent’anni. Centrocampista di gamba e di polmoni, il goal nel derby finale di FA Cup dovrebbe averlo consacrato a livello internazionale. A questo punto gli manca solo la ciliegia della titolarità con la nuova maglia lilla-grigia: tra tanto Crystal Palace convocato, un po’ dovrà pesare anche l’appartenenza ai Devils.

 

SERBIA

da leggere con un bicchiere di Šljivovica e cari saluti al fegato

Il meglio: i sedici gol di Dušan Vlahović in Serie A e i ventotto di Sasha Mitrović nel lussureggiante contesto saudita sono buone credenziali per metterla dentro anche nella prima estate. Ove occorresse, Dušan Tadić non ha dimenticato come si fa, e Luka Jović è stato spesso letale nell’ultimo quarto d’ora; quindi Dragan Stojković, idolo e commissario, sa a chi affidarsi. Sperando ripaghino.

Il peggio: il delta tra potenziale e fatti ha sempre fregato la Nazionale balcanica. A differenza della vicina Croazia, che mette a frutto quasi ogni opportunità di vetrina, a Belgrado e dintorni l’indolenza e le passioni personali non aiutano focalizzare l’obiettivo. Perché anche se in campo parlano tutti la stessa lingua, nei fatti le liti da spogliatoio rovinano tutto.

Uno su cui contare: quanta voglia ha Sergej Milinković-Savić di lasciare anzitempo l’Arabia? Poteva pensarci prima, si dirà. Di sicuro fa ancora in tempo a determinare una partita da solo, tra potenza e stacco, ubiquità e palloni scaraventati in rete. Una personalità robusta che sguazza nell’oro come un diamante incastonato: non è un caso se la Lazio con lui è arrivata seconda, e senza appena settima.

Quello che non ti aspetti: d’altro canto, il fratello Vanja non ha ancora convinto tutta la tifoseria granata. Ma i residui di sfiducia appaiono ingiustificati: per diciotto volte l’estremo difensore ha mantenuto inviolata la sua porta in campionato, sbrogliando anche situazioni delicate grazie al fisico e al piazzamento. Con qualche sgridata verso chi non lo ha protetto. La titolarità in Germania è l’occasione per scrollarsi di dosso tutti i “però”.

 

SLOVENIA

da leggere bevendo una Laško Pivo, fin che vivo

Il meglio: l’entusiasmo per il ritorno al calcio che conta dopo 24 anni è il miglior propellente, ma la selezione di Matjaž Kek si fa forte di un leader per reparto. Jan Oblak, Jasmin Kurtić e il redivivo Josip Iličić hanno l’ultima occasione per lasciare il segno, accanto a loro sta crescendo bene il centrale difensivo Jaka Bijol, che dall’Udinese potrebbe spiccare il volo.

Il peggio: banalmente, le tre avversarie nel girone appaiono più attrezzate e coese di un complesso che raduna calciatori militanti in quattordici campionati diversi, quasi mai in formazioni di vertice e dalla ridotta esperienza ad alti livelli. Ma la fame di farsi osservare dagli scout, e gli sporadici colpi dei singoli (Miha Zajć, per fare un nome) possono colmare qualche divario.

Uno su cui contare: nel periodo pre-Covid uno come Iličić non si trovava ad ogni angolo, con il suo sinistro mortifero e le capacità di non farsi intercettare dai radar. L’età e vicissitudini personali (lui che la guerra l’ha vissuta da bambino) lo hanno riportato a casa, a Maribor: giocasse spensierato come sa, ci sarebbe di che lustrarsi gli occhi. E se sta bene di salute, da tenere in considerazione gli inserimenti di Sandi Lovrić, interno tutto goal e sostanza, pure accasato nel vicino Friuli.

Quello che non ti aspetti: a rigore lo conoscono ormai tutti gli addetti, ma Benjamin Šeško attende proprio Euro 2024 per cambiare passo. Filiera RB, veste i colori di Lipsia dopo aver promesso a Salisburgo: forse sarà anche “il nuovo Haaland”, ma se vuole il Milan deve segnare tra giugno e luglio.

a cura di Enrico Veronese

   

     

AUSTRIA

da leggere bevendo un, due, tre Schnaps per fare un’eccezione

Il meglio: a metà campo lavorano un architetto tutto svolazzi, Marcel Sabitzer; due martelli pneumatici quali Konrad Laimer e Florian Grillitsch; un volenteroso geometra di rifinitura come Florian Kainz, e mastri specializzati che rispondono ai nomi di Nicolas Seiwald e Romano Schmid. Il capocantiere Ralf Rangnick è in buone mani, per le partes construens e destruens.

Il peggio: il fotogramma del colpo di testa di Marko Arnautovic a Wembley, annullato dall’arbitro contro Anthony Taylor per fuorigioco assai dubbio. Il passato non può essere riscritto, ma l’uomo simbolo del calcio austriaco spera di tornare onnipotente come in quel periodo. Sarebbe delittuoso non sfruttare la mole di lavoro prodotta dal reparto centrale, e l’interista alla fine della Serie A aveva dato qualche segnale di ripresa: ancora non sufficiente.

Uno su cui contare: cinque reti nelle ultime cinque partite di Nazionale, Christoph Baumgartner ha mollato gli ormeggi e sta per ottenere la meritata attenzione globale. Ovvio che sarà più faticoso ripetersi per l’incursore col vizio del goal, ma se il suo stato di forma permarrà tale l’Austria potrebbe togliersi la soddisfazione di passare il turno dopo un girone molto difficile. Ora come ora Baumgartner è irrefrenabile, un top player.

Quello che non ti aspetti: la Bundesliga è il terreno di caccia preferito dei convocati austriaci. Che però sono anche tra i più anziani per media d'età a questo torneo. Niente vieta, dunque, di segnalare quale “sorpresa” un attaccante di trent’anni e un difensore di 32: il primo, Michael Gregoritsch, è capace di vendemmiate totali quando è in giornata, e ha già assaporato la gioia del goal prestigioso a Euro 2020. Il secondo, Gernot Trauner, è salito alla ribalta grazie agli exploit del Feyenoord, conquistando così anche la Nazionale. Minimo rischio, massimo rendimento.

   

FRANCIA

da leggere bevendo un pastis, e non ci penso più

Il meglio: tutto. La favorita numero uno trabocca di talento, di goal e modi per realizzarli, di parate sensazionali, blocchi a centrocampo, atleti polivalenti, di saggezza tattica, esperienza, forza, gioventù. Anche a postulare appagamento, la coppa Henri Delaunay manca dalle bacheche parigine da ventiquattro anni, quando il capitano Didier Deschamps - oggi commissario - la sollevò per l’ultima volta. E dopo un mondiale e mezzo, con una finale persa in casa nel 2016, i bleus faranno di tutto per agguantare il trofeo nel giorno della loro festa nazionale.

Il peggio: due incognite, semmai. La forma fisica, che in questa fase dell’anno potrebbe non essere ottimale, dopo una stagione agonistica densa di impegni per quasi tutta la rosa, espressione della futura Superlega. E gli ultimi risultati non stratosferici (zero a zero contro il Canada, sofferto 3-2 al Cile, la sconfitta interna contro la Germania e, prima ancora, il pareggio in rimonta ad Atene) che un po’ minano la percezione di troppa sicurezza di sé. Inezie, al confronto della portata del team e delle sue prospettive a breve termine.

Uno su cui contare: Kylian Mbappé a occhi chiusi, il neo madridista è la stella della manifestazione. Sente come pochi i grandi appuntamenti, gode di un’assistenza assai qualificata da parte dei compagni di reparto e dai fornitori di assist, copre vaste zone di campo dove risulta immarcabile in progressione. E la Francia ha almeno una decina di “piani B” quasi pari.

Quello che non ti aspetti: Warren Zaïre-Emery ha appena compiuto 18 anni, e già da due è il cervello di centrocampo del Paris Saint-Germain. Un fenomeno, l’ennesimo, destinato con la maturità sportiva a espandersi in miglioramenti oggi impreventivabili. Sarà l’Europeo della sua consacrazione, come potrebbe esserlo per Eduardo Camavinga e soprattutto (se troverà minuti) Bradley Barcola, il prossimo replicante hipster multinazionale a salire la gloria.

   

PAESI BASSI

Genever o Advokaat all’uovo? da leggere, vada per la tradizione, con un Petrus Boonekamp

Il meglio: l’allenatore Ronald Koeman discende da Louis van Gaal e da Guus Hiddink, da Johan Cruijff oltre che dal padre Martin, pure tecnico. Tra i suoi piedi è passata buona parte dello scorso mezzo secolo di calcio olandese, ed è la figura ideale per rimotivare l’ambiente che aveva fatto tremare l’Argentina a Lusail. Il materiale umano, del resto, è sempre di livello.

Il peggio: una grande squadra, però, inizia da un grande portiere. E da qualche anno il calcio orange ha qualche problema a individuare un erede dei migliori: pare giocherà il giovane Bart Verbruggen (che al Brighton non è ancora titolare), in vantaggio rispetto a Justin Bijlow e Mark Flekken. Non proprio fulmini di guerra, nonostante i plurimi 4-0 che i loro compagni “di movimento” hanno affibbiato alle avversarie di recente. Koeman può tuttavia sperare nella protezione di san Virgil van Dijk.

Uno su cui contare: la rinuncia forzata a Teun Koopmeiners a poche ore dall’avvio, al pari di quelle più datate incorse a Frenkie de Jong e Marten de Roon, spopola il centrocampo di riferimenti, classe, prestanza e inventiva. Ma queste sciagure possono essere il trampolino di Tijjani Reijnders, che nell’ultima stagione al Milan ha mostrato solo in parte il suo campionario. Il numero 14 è un tipo che prevede esattamente dove andrà il pallone, e si regola di conseguenza; al suo fianco, Joey Veerman del ritrovato PSV Eindhoven sarà ben più di un valido scudiero.

Quello che non ti aspetti: escludere Joshua Zirkzee dalla rosa andrebbe denunciato al tribunale internazionale della bellezza per il danno inferto al piacere estetico di spettatrici e spettatori, ma l’Olanda non è frugale quanto a nomi da appuntare per approfondimenti. In un collettivo rodato, la scelta cade sopra un elemento certo non ignoto, ma nemmeno esploso al suo massimo: Jeremie Frimpong non è ancora titolare indiscusso dopo la stagione devastante nella fascia destra del Bayer Leverkusen. Cosa aspetta Koeman a togliergli le briglie? Non è (mai) il momento della cautela.

   

POLONIA

da leggere con vodka Wyborowa e Soplica dopo cena: una dolce e salata, senza russi in campo

Il meglio: primo, non prenderle. E schierando Wojciech Szczęsny a difesa dei pali, con la rassicurante rete di protezione a nome Łukasz Skorupski, il viatico per conseguire l’obiettivo è quello giusto. Certo, si difende in undici: ma in ultima ratio serve chi sa parare anche l’impossibile, a ripetizione. Come il portiere ora sospeso tra la Juventus e l’Al-Nassr.

Il peggio: il ct Michał Probierz forse non dorme sonni tranquilli nel rileggere i nomi dei difensori che si è portato dietro. Due si sono salvati all’ultimo minuto con l’Empoli, uno col Verona, uno è partito dalla Spezia per fare panchina a Londra (previo ennesimo cambio di ruolo): per valere il passaggio di girone, la retroguardia biancorossa dovrà fare molto meglio di così.

Uno su cui contare: scrivi Robert Lewandowski e la pigrizia porterebbe a fotocopiare quanto enunciato per Harry Kane. Goal, tanti; presenza in area, debordante; capacità di girarsi e anticipare i movimenti, la stessa. Ma l’infortunio in amichevole lo terrà fuori almeno nel primo match contro l’Olanda. Quindi, meglio scommettere su Piotr Zieliński, in procinto di passare al servizio dell’Inter: a trent’anni, dopo una stagione di quasi riposo, ha l’opportunità per prendere in mano la squadra e ricordare all’Europa che come lui ce ne sono pochi.

Quello che non ti aspetti: prima o poi Nicola Zalewski troverà un nuovo mentore, come Kacper Urbanski deve a Thiago Motta il lancio convinto e l’approdo in Nazionale, dove si sta disimpegnando di spalla al totem offensivo. Ma non essendo l’italocentrismo un assioma, un allibratore futurista ben dovrebbe quotare Jakub Piotrowski, colonna del centrocampo al Ludogorec e rivelazione primaverile grazie ai goal contro Repubblica Ceca ed Estonia: possessore di un tiro da fuori di rara geometria, il 27enne si candida a tardiva scoperta della manifestazione Uefa.

a cura di Andrea Trapani

   

  

BELGIO

leggete questo bevendo una buona Belgian Tripel, la più alcolica tra le birre trappiste

Il meglio: Come molte squadre di alto livello con un buon centrocampo, il Belgio si distingue per un approccio basato sul possesso, solitamente grazie al modulo 4-3-3. Jeremy Doku fornisce la velocità che manca a Romelu Lukaku, con Amadou Onana che tiene saldo il centrocampo.

Il peggio: La mentalità dei Diavoli Rossi è stata il grande limite di una “generazione d’oro” che ha dominato nel ranking Uefa e Fifa senza portare a casa neanche un trofeo. Quella tedesca sembra essere l’ultima chiamata per un gruppo che ha dimostrato di essere assai fragile nelle partite che contano.

Un uomo su cui contare: A 35 anni Alex Witsel è tornato, a sorpresa, tra i convocati del Belgio. Ha già giocato nelle due amichevoli di preparazione, mentre nell’Atletico Madrid è diventato insostituibile tanto da pensare di rinnovare il contratto.

Quello che non ti aspetti: L’anagrafe non aiuta e la sensazione è che, nonostante a 32 anni sia ancora nel pieno dell’agonismo, le apparizioni di Kevin De Bruyne siano agli sgoccioli. Basta vedere l’ultima stagione in Premier, dopo il lungo infortunio ha gestito con il contagocce i minuti in campo con il Manchester City. Chissà se è stata la strategia giusta per essere l’uomo decisivo di Euro 2024…

 

SLOVACCHIA

leggete questo bevendo un bicchiere di borovička

Il meglio: Hanno tutto per passare il girone. Se sfruttano pienamente le proprie capacità difensive – appena 8 gol subiti nelle qualificazioni - possono puntare al secondo posto. Giocano, infatti, con un solido 4-3-3, sfruttando i terzini per compensare la mancanza di ali.

Il peggio: Se c'è qualcosa che non va nella Slovacchia, è il ruolo dell'allenatore. La scelta del tecnico Francesco Calzona di stare su due panchine contemporaneamente rimane un mistero: Euro 2024 potrebbe rappresentare un'opportunità per riscattarsi dopo una primavera disastrosa alla guida del Napoli, e per dimenticare anche le due amichevoli giocate a marzo dalla sua nazionale.

Un uomo su cui contare: Un solo nome: Milan Skriniar, 29 anni, è il miglior giocatore della Slovacchia dopo il ritiro di Marek Hamsik. Il difensore centrale del PSG può gestire efficacemente la retroguardia, è meno incisivo in fase offensiva ma le ripartenze passano anche dai suoi piedi.

Quello che non ti aspetti: Robert Bozenik, dopo essere stato considerato la giovane promessa del calcio slovacco ai tempi dello Žilina, ha deluso le aspettative con il trasferimento al Feyenoord dove ha segnato solo quattro gol in tre stagioni. Tuttavia, si è rilanciato con il passaggio al Boavista: ha chiuso l’ultima stagione in Portogallo con 9 gol in 31 partite, andando a segno anche nell’amichevole di Trnava contro il Galles.

 

ROMANIA

leggete questo bevendo della buona țuică prima di pranzo

Il meglio: Come la maggior parte delle squadre underdog, la Romania è una formazione solida e pragmatica che preferisce lottare su ogni pallone ed evitare di metterla sul piano tecnico. Giocano con un modulo 4-1-4-1 per ottimizzare una difesa compatta, un piccolo muro invalicabile per chi li affronta.

Il peggio: Tornata a qualificarsi alla fase finale di un europeo dopo 8 anni, è una squadra che manca di esperienza nelle competizioni che contano. Il salto generazionale che ha subito il calcio rumeno potrebbe costare caro.

Un uomo su cui contare: Radu Dragusin, il 22enne difensore centrale che si è trasferito al Tottenham lo scorso gennaio, cercherà di utilizzare il torneo per convincere il tecnico a schierarlo come titolare nella prossima stagione. Giocatore dell’anno nel 2023, è probabilmente l’unica vera stella della nazionale rumena.

Quello che non ti aspetti: Valentin Mihăilă ha già giocato in Serie A, ma è esploso in Serie B nelle ultime due stagioni con il Parma. Ha ancora tutto il tempo per affermarsi, ha solo 24 anni, ma potrebbe conquistare il posto da titolare dell’attacco rumeno già nei prossimi giorni.

 

UCRAINA

leggete questo bevendo un buon bicchiere di vino bianco Telti-Kuruk

Il meglio: L'Ucraina adotta una strategia di gioco flessibile, capace di adattarsi alle qualità dell'avversario con moduli flessibili che vanno dal 4-1-4-1 al 4-3-3 e al 4-2-3-1. L’Italia ha faticato non poco nel girone di qualificazione contro di loro, prepariamoci a vedere passione ed emozioni in campo.

Il peggio: Essere flessibili ed eclettici è una soluzione a un limite insormontabile di una nazionale che, in questi due anni, non ha mai regalato prestazioni del tutto convincenti. Ha fatto grandi rimonte nei play-off, ma ha rischiato di uscire sia contro la Bosnia che contro l’Islanda.

Un uomo su cui contare: L’energia, l’abilità tecnica e il senso della posizione di Oleksandr Zinčenko si sono rivelate fondamentali quando l’Ucraina ha avuto bisogno di lui: nei play-off dei Mondiali 2022 aveva battuto quasi da solo la Scozia nel catino di Hampden Park, una partita che lo ha consacrato come leader della squadra.

Quello che non ti aspetti: Roberto De Zerbi, suo allenatore allo Shaktar, lo aveva descritto come un talento che possiede tutto il potenziale necessario per vincere il Pallone d'Oro. Intanto Mykhailo Mudryk deve ancora dimostrare perché il Chelsea ha pagato 89 milioni di sterline per averlo.

a cura di Andrea Trapani

   

           

TURCHIA

leggete questo bevendo un sorso di raki davanti a del buon pesce

Il meglio: Vincenzo Montella conosce bene il 4-2-3-1, modulo che ha utilizzato soprattutto nella sua esperienza al Milan, tanto da averlo cucito su misura per una squadra nata per cercare passaggi rapidi e diretti, con diversi giocatori capaci di inserirsi negli spazi. Per questo motivo, nonostante la mancanza di gol, il tecnico ripone molta fiducia in Baris Alper Yilmaz.

Il peggio: Le ultime amichevoli hanno aperto grandi dibattiti sulla reale forza di questo collettivo. Una volta raggiunta la qualificazione, la Turchia ha smesso di giocare: quattro amichevoli, un pari contro l’Italia e tre sconfitte tra cui un disastroso 6-1 contro l’Austria. Se salta la difesa, la squadra scompare.

Un uomo su cui contare: Hakan Calhanoglu è l’anima della squadra e porta con orgoglio la fascia da capitano. Il centrocampista in nazionale gioca in una posizione più avanzata rispetto all'Inter, la squadra si affida alla sua capacità di passaggio per penetrare le difese avversarie.

Quello che non ti aspetti: 15 presenze e 2 reti con la maglia della nazionale, Baris Alper Yilmaz è la scommessa di Montella. Difficile, ma non impossibile.

 

GEORGIA

leggete questo bevendo un bicchiere di Saperavi Rouge, vitigno simbolo nazionale

Il meglio: Può l’entusiasmo di un’intera nazione sovvertire i limiti tecnici di un’intera rosa? È improbabile, ma - escluso Kvaratskhelia - questo è l’unico pregio di una squadra destinata a essere la Cenerentola del torneo.

Il peggio: Per sfruttare al meglio il talento del suo miglior giocatore, la Georgia modifica frequentemente la sua disposizione offensiva mantenendo però un elemento costante: i cinque difensori. Insomma ciò che manca in termini di qualità, viene compensato solo rinforzando la fase difensiva. Auguri.

Un uomo su cui contare: Se la Georgia è in Germania, gran parte del merito è suo. Khvicha Kvaratskhelia è il solo giocatore a godere di credibilità internazionale: l'ala del Napoli è stata fondamentale per la vittoria dello scudetto dello scorso anno, la qualificazione agli europei è la ciliegina su una carriera in costante ascesa come la sua fama.

Quello che non ti aspetti: In una rosa dove tutti giocano all’estero, Giorgi Tsitaishvili è l’unico che ha scelto di tornare in patria nella Dinamo Batumi. Piede sinistro, ama giocare sulla fascia e ha il compito di far avanzare il centrocampo: lo aspetta un lavoro ingrato, ma da lui passano le speranze per quei gol che potrebbero regalare una delle sorprese del torneo.

 

PORTOGALLO

leggete questo bevendo del buon Moscatel de Setubal

Il meglio: Il tecnico Roberto Martinez ha iniziato la sua esperienza con il Portogallo come aveva fatto con il Belgio, ovvero proponendo un calcio tutto votato all’attacco proprio come amano i tifosi. Risultato? 10 vittorie nelle prime 10 partite sotto la sua guida. Intanto in campo si è visto di tutto e di più, sono stati provati il 3-4-3, il 4-2-3-1 e il 4-4-2, in attesa della formula giusta per vincere gli europei.

Il peggio: Va tutto bene, il tecnico diverte e convince almeno fino a quando non si guarda il suo palmares. Nei migliori anni del “Belgio più bello di sempre” ha vinto solo un bronzo mondiale. Ecco, se esiste una cosa che non vale davvero niente nel calcio è proprio il “premio della critica”.

Un uomo su cui contare: Il Portogallo ha ritrovato Cristiano Ronaldo, assente da marzo, nel recente 3-0 contro l'Irlanda. Serve aggiungere altro o bisogna davvero spiegare cosa rappresenta Cr7 per questa squadra?

Quello che non ti aspetti: Joao Neves ha il potenziale per essere la rivelazione dell'intero torneo. Ha debuttato in prima squadra appena 18 mesi fa, ma è già la musa ispiratrice del centrocampo del Benfica. È un recupera-palloni implacabile, detta i tempi, dribbla e vuole già vivere il futuro che lo aspetta.

 

REPUBBLICA CECA

leggete questo bevendo una Flekovsky Tmavy Lezák 13°, il lato scuro della birra ceca

Il meglio: Una squadra camaleontica. I cechi rompono gli schemi cercando di mantenere il possesso palla prima di avanzare, un calcio moderno che però è consapevole dei propri limiti. Quando affrontano avversari più forti, infatti, è prevedibile che cedano il possesso e contrattacchino con un più efficace 3-4-2-1.

Il peggio: Pur ammirando la loro capacità di adattamento, la mancanza di qualità rimane un problema insormontabile per l’allenatore Ivan Hasek e, ad oggi, una vittoria contro la Georgia rimane l’unica certezza per superare la fase a gironi.

Un uomo su cui contare: La Repubblica Ceca non ha prodotto talenti di spicco negli ultimi anni e non sorprende che il loro miglior giocatore indossi la fascia da capitano. Tomas Soucek incarna l'identità della squadra: lotta, determinazione e spirito da leader.

Quello che non ti aspetti: Antonin Barak nella Fiorentina ha più deluso che convinto. Però è stato Un uomo su cui contare di Vincenzo Italiano in Conference League, chissà se il richiamo internazionale possa regalargli un’estate da protagonista. Tre gol nelle ultime 4 partite con la nazionale sono un bel segnale.

GIRONE A: GERMANIA, SCOZIA, SVIZZERA, UNGHERIA

 

14 giugno 21:00: Germania-Scozia

15 giugno 15:00: Ungheria-Svizzera

19 giugno 18:00: Germania-Ungheria

19 giugno 21:00: Scozia-Svizzera

23 giugno 21:00: Svizzera-Germania

23 giugno 21:00: Scozia-Ungheria

 

GIRONE B: ALBANIA, CROAZIA, ITALIA, SPAGNA

 

15 giugno 18:00: Spagna-Croazia

15 giugno 21:00: Italia-Albania

19 giugno 15:00: Croazia-Albania

20 giugno 21:00: Spagna-Italia

24 giugno 21:00: Albania-Spagna

24 giugno 21:00: Croazia-Italia

 

GIRONE C: DANIMARCA, INGHILTERRA, SERBIA, SLOVENIA

 

16 giugno 18:00: Slovenia-Danimarca

16 giugno 21:00: Serbia-Inghilterra

20 giugno 15:00: Slovenia-Serbia

20 giugno 18:00: Danimarca-Inghilterra

25 giugno ore 21:00: Danimarca-Serbia

25 giugno ore 21:00: Inghilterra-Slovenia

 

 

 

GIRONE D: AUSTRIA, FRANCIA, PAESI BASSI, POLONIA

 

16 giugno 15:00: Polonia-Paesi Bassi

17 giugno 21:00: Austria-Francia

21 giugno 18:00: Polonia-Austria

21 giugno 21:00: Paesi Bassi-Francia

25 giugno 18:00: Francia-Polonia

25 giugno 18:00: Paesi Bassi-Austria

 

GIRONE E: BELGIO, ROMANIA, SLOVACCHIA, UCRAINA

 

17 giugno 15:00: Romania-Ucraina

17 giugno 18:00: Belgio-Slovacchia

21 giugno 15:00: Slovacchia-Ucraina

22 giugno 21:00: Belgio-Romania

26 giugno 18:00: Ucraina-Belgio

26 giugno 18:00: Slovacchia-Romania

 

GIRONE F: GEORGIA, PORTOGALLO, REPUBBLICA CECA, TURCHIA

 

18 giugno 18:00: Turchia-Georgia

18 giugno 21:00: Portogallo-Repubblica Ceca

22 giugno 15:00: Georgia-Repubblica Ceca

22 giugno 18:00: Turchia-Portogallo

26 giugno 21:00: Georgia-Portogallo

26 giugno 21:00: Repubblica Ceca-Turchia

 

 

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