Il Foglio sportivo
Federica Pellegrini si tuffa sui suoi Giochi
Olimpiadi, Cio, nuoto, Russia e doping: la campionessa dice tutto a un mese da Parigi. L'intervista
Forse è un lapsus, forse no, forse è l’inconscio, fatto sta che Federica Pellegrini si definisce ancora “un’atleta”, senza “ex”. Invece Parigi 2024 sarà la sua prima Olimpiade estiva da membro Cio.
Manca poco più di un mese. Quale sport andrà a vedere a tutti i costi?
“Il nuoto!”. (Ride, ndr).
Troppo facile.
“Ho un tempo limitato, perché per via di alcune riunioni arriverò a Parigi il 20 luglio, la cerimonia di apertura è il 26 e il 2 agosto dovrò già tornare, e il nuoto è il primo sport che inizia. Però magari riuscirò a vedere qualche partita di tennis o di pallacanestro”.
Parliamo di nuoto allora.
“Il Mondiale dell’anno scorso è stato di altissimo livello, anche se di fatto con l’esclusione della Russia si perde qualcosa, perché la Russia è una grande potenza del nuoto”.
È d’accordo con l’esclusione?
“No. Lo spiego perché altrimenti sembra che sia favorevole alla guerra. Sarei per far gareggiare gli atleti, ovviamente sotto bandiera neutrale, però tutti gli atleti. Invece adesso c’è un vincolo: gli atleti militari no. E lì, come anche in Italia, il 90 per cento degli atleti è sotto i centri sportivi militari. Le prime linee, quindi, sono eliminate a priori, e secondo me un atleta, a meno che non si sia esposto pro-guerra prima dell’Olimpiade, non c’entra niente con quello che decide di fare il proprio governo. Non siamo così influenti dal punto di vista politico. E poi comunque ci sono altre guerre in corso”.
Che fare, quindi?
“O si opta per l’esclusione di tutti i paesi in guerra o di nessuno. Invece questa è una scelta mirata, in quanto comunque la Russia è il paese invasore”.
Veniamo all’Italia. Qualche settimana fa al programma “Swim2u” il direttore tecnico Cesare Butini ha detto che baratterebbe volentieri due delle sei medaglie vinte a Tokyo per un oro.Un parere?
“Eh, l’oro è l’oro… Sì, sono d’accordo con lui. Vedendola cinicamente il secondo è il primo dei perdenti. Quando sei a un evento come l’Olimpiade, se invece dell’oro prendi l’argento non sarai mai soddisfatto. È sempre una medaglia, certo, ma nella sua mente un atleta ha comunque perso l’oro”.
Questa è ancora “la Nazionale più forte di sempre”, come l’ha definita nel 2022?
“Sicuramente. Lo è per il numero di medaglie che riesce a prendere. Qualche anno fa c’erano poche punte, questa invece è una Nazionale piena di punte”.
Nella sua carriera lei ha disputato cinque Olimpiadi: età diverse, momenti diversi, aspettative diverse. Un consiglio a Sara Curtis, alla prima da minorenne?
“Godersela, non pensare a nient’altro, divertirsi e basta”.
Ceccon, Martinenghi, Miressi, Quadarella, Pilato: lei a Pechino 2008 vinse l’oro. La seconda Olimpiade è tanto diversa dalla prima?
“La seconda, per quanto mi ricordo io, è l’Olimpiade della consapevolezza. Mentre nella prima non sai dove sei, è tutto un parco giochi, nella seconda lo sai esattamente, soprattutto se come loro hai mire abbastanza alte. La pressione potrebbe giocare qualche scherzo”.
Meglio la prima, dunque?
“Inconsciamente sì”.
Paltrinieri può vincere un altro oro, alla quarta?
“Nelle gare in vasca ultimamente ha trovato un po’ di difficoltà, però ha grandissima esperienza. La gara in acque libere invece secondo me è molto più aperta”.
Secondo Katie Ledecky, la fiducia nella Wada è “ai minimi storici” dopo l’inchiesta del New York Times sul presunto caso di doping che all’inizio del 2021 ha coinvolto molti atleti della Nazionale cinese di nuoto e che è stato archiviato in silenzio come contaminazione alimentare. È così?
“Da atleta capisco benissimo questa frase, e ha ragione, la fiducia degli atleti nella Wada è ai minimi storici. Come membro Cio ho partecipato a molte riunioni tra la Wada e gli atleti, e la Wada non ha dubbi: la loro azione investigativa è terminata, è contaminazione. Per loro non è un caso di doping perché nessun elemento fa combaciare i fatti con un ipotetico caso di doping. L’hanno archiviata così”.
Lei che idea si è fatta?
“Ho letto molte carte, tutte quelle che la Wada ha pubblicato. In questo caso mi sdoppio sempre un po’, perché da atleta molto probabilmente avrei reagito come Ledecky. Ricordo che forse avrei preso una medaglia alla mia ultima Olimpiade”. (Nel 2021 Federica Pellegrini arrivò quarta con la staffetta 4x100 mista mista, due uomini e due donne in tutti gli stili. In quella gara l’argento lo vinse proprio la Cina, che schierò un’atleta coinvolta nell’inchiesta del New York Times, ndr).
Se le dessero oggi quella medaglia, come la vivrebbe?
“Non sarebbe la stessa cosa. La prenderei, certo, me la prendo e me la porto a casa, però la vivrei diversamente. Ci sarebbe un po’ di rammarico. Da un lato sarebbe molto triste perché non sono riuscita a vivere quel momento lì, un podio olimpico nella mia ultima Olimpiade, dall’altro sarei comunque felicissima. Ma non capiterà, perché, ripeto, per la Wada il caso è chiuso”.
La salute mentale è al centro dell’impegno del Cio per Parigi 2024?
“È sempre all’ordine del giorno, però secondo me in Italia possiamo fare molto di più rispetto a quello che facciamo ora. Io vedo tutte le nazioni del nuoto, le grandi nazioni, che nella loro squadra hanno sempre e comunque una persona dedicata a questo tema. Potrebbe essere un grande obiettivo anche per noi”.
Ma perché nel nuoto ci sono così tanti casi di problemi di salute mentale?
“Succede spesso di perdersi, soprattutto dopo tanti anni che vinci. C’entra la pressione, sì, ma è anche un insieme di tante altre cose: il fatto di accorgersi che nella vita c’è altro, o magari semplicemente ti rompi le balle a fare sempre quella cosa lì per tutto il giorno. C’è sempre un momento di perdizione, ma l’abbiamo avuto tutti”.
Da portabandiera del passato, una battuta per tranquillizzare Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi?
“Ma non saranno mica tesi! Devono godersela, è troppo bello, avranno l’adrenalina a mille ma quel momento passa in un secondo. Quindi devono rallentare il tempo, se ci riescono”.