Il Foglio sportivo
Tutte le novità tattiche che vedremo a Euro 2024
Dal ritorno del centravanti a quello del dribbling, passanod per un calcio relazionale che privilegia la posizione del pallone più che l'occupazione degli spazi. Francia e Spagna, comunque, restano le favorite
Tradizionalmente, nella storia del calcio, Europei o Mondiali rappresentavano una sorta di settimana della moda, vale a dire un periodo in cui venivano presentate delle novità (tattiche) che andavano poi a segnare le stagioni successive anche a livello di club. Così fu, per esempio, dopo i Mondiali del 74, con l’Olanda che stupì il mondo e segnò l’inizio di una nuova era, quella del Totaalvoetbal (calcio totale).
In tempi più recenti, invece, con le Nazionali che vengono trattate alla stregua di club (tanto è vero che da noi, dall’avvento di Sacchi, i ct non sono più allenatori federali, ma vengono scelti proprio per i loro successi in campionato), la tendenza sembra essersi invertita: sono le squadre di club che presentano delle nuove soluzioni poi adottate a livello di rappresentative nazionali. Tuttavia, questo processo non è sempre unidirezionale. Si viene dunque a creare fra Nazionali e club quella che Habermas avrebbe definito una struttura comunicativa, col risultato di stabilire una reciproca influenza.
Fatte queste doverose premesse, che cosa c’è dunque da aspettarsi di nuovo dall’Europeo? Per iniziare, l’emergere di modelli relazionali come alternativa a quel calcio posizionale del quale è stata alfiere la Spagna di Xavi, Iniesta e Busquets a cavallo della prima decade dei Duemila e che poi si è affermato anche in altri paesi, a cominciare da Germania e Inghilterra (cioè là dove ha predicato Guardiola).
Rispetto all’ordine apollineo del modello posizionale (che privilegia l’occupazione degli spazi), il calcio relazionale (dove la posizione del pallone è ciò che più conta) rappresenta quindi una sorta di dionisiaco nietzschiano. Questo tipo di approccio è praticato dall’Ungheria, formazione guidata dall’italiano Marco Rossi, che potrebbe rappresentare una delle sorprese del torneo. Ma anche da altre squadre, a partire dall’Italia di Spalletti, ci si attende l’inserimento di aspetti del calcio relazionale all’interno del proprio modello di gioco.
Un’altra grande novità attesa è il ritorno del centravanti o, comunque dell’attaccante in grado di finalizzare. Con l’emergere del gioco di posizione infatti alle prime punte veniva spesso chiesto di giocare spalle alla porta avversaria, difendere palla e scaricarla sul compagno che arrivava da dietro. La conseguenza è stata la difficoltà di alcuni movimenti calcistici nel produrre centravanti. Una difficoltà che ha toccato l’Italia, la Spagna (costretta ad affidarsi ancora a Morata) e la Germania (che confida in Füllkrug, buon giocatore, ma non esattamente l’erede dei vari Müller, Klinsmann o Klose).
Non è un caso che le due favorite per la vittoria finale, Francia e Inghilterra, siano le uniche ad avere realizzatori di primissimo livello in rosa: Mbappé da una parte, Kane dall’altra.
Infine, dopo un’epoca caratterizzata dall’esasperazione del possesso palla, ci si aspetta la riproposizione del dribbling, con tante formazioni che hanno fra i loro convocati elementi in grado di superare l’avversario diretto, arma tanto più efficace quanto più si sono diffusi modelli difensivi con marcature individuali.