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W la Rai, che se ne frega delle regole Uefa e del teatrino dell'assurdo
Durante Italia-Albania la tv pubblica ha deciso di inquadrare l'invasore di campo, a dispetto del buon esempio e di quanto vorrebbe la federazione europea. Intanto, a cominciare da Mbappè, è tornata una delle piaghe del calcio degli ultimi anni: la figura del calciatore attivista
Tranquilli, questa volta vi risparmio il pippone sulla superiorità dell’Inghilterra (che è sempre la più bella di tutte): nella partita contro la Serbia sembravamo l’Italia contro l’Albania. Meglio bere in attesa della prossima sfida, cercando però di evitare le conferenze stampa dei calciatori. Capisci che a sinistra sono alla frutta quando mettono in campo artisti e sportivi. Una delle piaghe del calcio degli ultimi anni è la figura del calciatore attivista. Poiché il moralismo è la nuova figa, sempre più sportivi si sentono in dovere di farci la morale su tutto, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Mondiali ed Europei sono vetrine privilegiate per dichiarazioni e appelli, ma naturalmente solo se fatti da una certa parte. Stimavo Mbappé, ma vederlo ridotto a burattino di Macron invitare i francesi a non votare la destra alle elezioni mi ha fatto risalire il porridge di ieri. Lo stesso sarebbe successo se avesse detto di votare a destra, sia chiaro, ma qualcosa mi dice che non avrebbe mai potuto farlo, pena la richiesta immediata di quelli dalla parte giusta della storia di rimandarlo a casa e la conseguente esecuzione tramite ghigliottina montata sulla Torre Eiffel. Quelli che la sanno lunga mi spiegheranno che il calcio non può essere estraneo a quello che succede nel mondo, ma io mi chiedo perché l’unico calcio che piace debba essere quello del programma elettorale del Labour.
Per fortuna non c’è solo Mbappé a questo Europeo, ma anche e soprattutto Martin Adam: l’attaccante ungherese di 29 anni ha una pancia alcolica come la mia, è alla sua prima competizione internazionale con la Nazionale, e alla domanda su cosa facesse durante gli scorsi Europei ha risposto “bevevo birra”. Avercene. Un grande quasi quanto la regia della Rai che sabato sera ha avuto il coraggio di andare contro le ridicole regole dell’Uefa che impediscono alle telecamere di inquadrare gli invasori di campo. E’ lo stesso problema dietro all’appello di Mbappé e alle campagne permanenti per questo o quel diritto in cui il calcio è stato trasformato: il buon esempio. Come se chi segue questo sport lo facesse per ricevere insegnamenti di vita, istruzioni per essere bravi cittadini democratici, per cui spazio a chi sale sul carro progressista, multe a chi non indossa i tanga arcobaleno sotto ai pantaloncini e nessuna visibilità a chi entra in campo non autorizzato, ma telecamere fisse altrove per un teatrino dell’assurdo. Cheers alla tv pubblica italiana che se ne è fregata e ha mostrato il tifoso albanese. E cheers a lui, che nei pochi secondi prima della proverbiale scivolata con placcaggio degli stewart ha dribblato più giocatori di tutti i 22 sul prato di Dortmund in novanta minuti.