La stella della Nazionale georgiana, Khvicha Kvaratskhelia (foto Ap, via LaPresse)

tra il Mar Nero e Dortmund

Euro 2024, Turchia-Georgia è una partita in una spiaggia di frontiera

Giovanni Battistuzzi

La Nazionale turca e quella giorgiana si incontrano per la sesta volta nella loro storia (iniziata il 21 agosto 2002). Dieci anni dopo la prima partita tra turchi e georgiani in una spiaggia liberata dalla frontiera per amor di libero mercato

C’è un detto nella parte meridionale della Georgia che suona simile al nostro meglio un morto in casa che un marchigiano fuori dalla porta: “Meglio soffrire il freddo in casa che stare al caldo con un turco”. Non si usa più, quasi più, è detto buono per nostalgici dell’Unione sovietica. 

Turchia e Georgia hanno in comune 273 chilometri di confine attraversato da tre stradoni posti nelle uniche tre vallate che mettono in comunicazione i due paesi. Il resto sono montagne. Georgiani e turchi non si sono mai voluti bene, ma nemmeno si sono odiati. Vivono un rapporto di cordiale vicinato. Pure calcisticamente. 

Oggi alle 18, al Westfalenstadion di Dortmund (prima partita del gruppo F di Euro 2024), Turchia e Georgia si incontreranno per la sesta volta nella loro storia. La prima fu il 21 agosto 2002, in amichevole, quasi undici anni dopo l’indipendenza georgiana ottenuta dall’Urss il 25 dicembre 1991.

Eppure ben prima, dieci anni prima, una selezione turca e una georgiana si trovarono una di fronte l’altra. Non c’era nessuno stadio attorno ai giocatori, le aree di rigore erano a sentimento, così come le traverse, e le porte erano realizzate con quattro bastoni, più o meno dritti. C’era nemmeno l’erba a dire il vero, solo sabbia. L’arbitro era un ricco signore libanese con folti baffi a manubrio (strano dire baffi a manubrio, visto che il primo manubrio di una bicicletta di sicurezza, l’evoluzione arrivata sino a noi del velocipide, era fatto ispirandosi ai baffi del padre dell’inventore).

La sabbia era quella della spiaggia di Sarpi sul Mar Nero, la quarta via percorribile con facilità per passare dalla Turchia alla Georgia e viceversa. Sarpi, in Georgia, e Sarp, in Turchia, erano uno stesso paese, ci fecero passare una linea di confine dopo la guerra russo-turca del 1877-1878. Dalla fine della Seconda guerra mondiale quella frontiera rimase chiusa e presidiata soldati armati e fucilieri di precisione che potevano colpire anche al largo. E la gente non è che fosse entusiasta di andare lì al mare, nonostante fosse rinomato per la pulizia delle acque, oltre che per la bellezza delle colline limitrofi.

Quando l’Urss implose e la Georgia divenne indipendente, la frontiera rimase armata come sempre. Poi, nella primavera del 1992, l’allora primo ministro Tengiz Sigua decise di allentare la presa. Si narra che a suggerirgli questo fu Sa'eb Nalbandian, il signore coi baffi a manubrio che arbitrò quella partita. Nalbandian era da anni che investiva in vino, alberghi e ristoranti. E dato che si era innamorato di Sarpi, aveva deciso di farlo anche lì. I controlli alla frontiera furono in breve tempo resi una sorta di pro forma e la spiaggia di Sarpi divenne una ambita meta turistica soprattutto per i turchi che aveva il vantaggio di avere il cambio favorevole. Il turismo crebbe vertiginosamente, il pil della zona aumentò altrettanto vertiginosamente e la disoccupazione sparì. Benedetto libero mercato, direbbero a Sarpi.

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