Pastone tedesco - giorno 7
Agli Europei la Germania inizia a fare la voce grossa
I tedeschi ingranano la marcia (anche se hanno paura di andare negli stadi, dice uno studio). Oggi oltre a Italia-Spagna è il giorno di Doncic contro Djokovic nel calcio
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Il punto
Vince ancora la Germania, comincia a fare la voce grossa nel torneo. Scozia e Svizzera combattono, pareggiano, tengono tutto aperto. Croazia e Albania si annullano e facilitino il lavoro, forse, di Spagna e Italia oggi, nella sfida del giorno. Il turno prevede anche Danimarca-Inghilterra, che non è male per il pomeriggio. All’ora della pennica c’è Slovenia-Serbia: conviene stare svegli.
Gjasula, il giorno da ricordare di “Spartacus”
Se un calciatore ha diritto a un giorno da ricordare nella propria carriera credo proprio che Kluas Gjasula lo abbia vissuto ieri. Nella partita della sua Albania contro la Croazia è entrato al 72’ e poco dopo ha portato gli avversari sul 2-1. Non è ovviamente un errore, ma uno di quei momenti in cui vorresti sparire dal campo: ti stai giocando una piccola possibilità di qualificazione, stai pareggiando contro i croati che comunque hanno un blasone maggiore e ti rimbalza sullo stinco il rinvio di un compagno, rendendoti protagonista di un goffo autogol. Quando accade, pensi a quello che hai combinato per ogni minuto che resta. Tranne, nel caso di Gjasula, al quinto minuto di recupero, quando goffo è stato il difensore croato che avrebbe dovuto stoppare un cross flebile e il numero otto albanese ha avuto il tempo di armare il sinistro e pareggiare. Tecnicamente non è doppietta, ma a 34 anni ora ha qualcosa di forte da raccontare. Finora, però, non era proprio stato trasparente: in Germania, dove gioca nel Darmstadt, lo chiamano ancora Spartacus ed è dovuto al casco che ha indossato una volta per proteggersi dopo una frattura allo zigomo e che poi ha tenuto a lungo per proteggersi dai colpi di testa, arrivando a consigliarlo ai compagni. Per anni non se lo è tolto, dice, nemmeno per fare la doccia. Se non ve lo ricordate, cercatelo su Google: sembra quasi uno dei centurioni che potete vedere davanti al Colosseo per scattarvi una foto. Ma non chiedetegli di posare: ora è più calmo, ma detiene il record di 17 ammonizioni in una stagione di Bundesliga. Insomma, non proprio uno sereno.
Ogni due anni ci accorgiamo di Shaqiri
Nella corsa al gol più bello dell’Europeo si è iscritto con prepotenza Xherdan Shaqiri, perché contro la Scozia ha realizzato un vero capolavoro di tecnica, balistica, rabbia e potenza. Ma, a parte la bellezza, è la storia di Shaqiri che va racconta: andato in esilio ai Chicago Fire, lo svizzero è un calciatore che ogni due anni compare, si fa ammirare e poi torna al posto suo, sereno, quasi nascosto. Ha segnato il primo gol in una grande manifestazione nel Mondiale del 2014, poi nell’Europeo del 2016, poi al Mondiale del 2018, poi all’Europeo del 2020 (2021), poi al Mondiale del 2022 e da ieri anche in questo Europeo. Tre Mondiali e tre Europei di fila, un record che, al momento, non può vantare nemmeno Cristiano Ronaldo. Dice di voler giocare anche al Mondiale 2026: nel caso puntate su un suo gol.
Il tiki taka contro il calcio verticale. Italia-Spagna è al contrario
L’Italia delle trame fitte di passaggio contro la Spagna della velocità e delle verticalizzazioni è un’immagine del mondo ribaltato. O forse no, se la loro immagine si sviluppa con Nadal che annuncia con la sua voce i convocati della Spagna in un video della Federazione e noi, che stiamo a pensare a dove paga le tasse Sinner (senza aver peraltro capito la tassazione dei tennisti), alla finale di Coppa Italia facciamo cantare Al Bano. Sono meglio loro o noi? È una sfida che va avanti da così tanto tempo da essere diventato un derby, anche se non lo è. La Spagna fa sempre paura e anche questa volta, ma per come si è messo il girone dopo Croazia-Albania la motivazione è per entrambe doppia: se una delle due vince ha già preso il primo posto del girone, ma l’altra rischia persino di non qualificarsi. Se si pareggia, respirano entrambe. Vediamo se sarà calcolo o arrembaggio, che giacca indosserà Spalletti e se riusciamo a resistere per i primi ventitré secondi.
Alexander-Arnold e il padel di troppo
Oggi, contro la Danimarca, Trent Alexander-Arnold giocherà di nuovo nel centrocampo dell’Inghilterra. Che è un ruolo completamente inventato per lui dal commissario tecnico Southgate, visto che abitualmente si tratta del terzino destro. È un progetto che l’allenatore inglese porta avanti da tempo, che il calciatore ha accettato e sul quale Klopp, quando allenava il Liverpool, ha storto il muso: “Perché se ho il terzino più forte del mondo devo farlo giocare a centrocampo?”. Dopo la partita di esordio il dibattito sui giornali inglesi è stato: buona scelta schierato lì o no? Conviene insistere, visto che nella prima è stato anche molto efficace e al massimo un po’ discontinuo? Sono domande che però non porrei ai vicini di casa di Alexander-Arnold, che lo aspettano per una battaglia legale: gli contestano la costruzione di un campo da padel da 50mila sterline in fondo al suo giardino, messo su senza alcun permesso (il calciatore sostiene di essere in regola, invece, con una richiesta retroattiva) e ora causa di troppo rumore, per chi vuole una vita tranquilla. Sono pronti a chiederne in tribunale la demolizione del campo, a loro non interessa che giochi centrocampista o terzino: interessa che non giochi a padel. Alexander-Arnold potrebbe comunque rilassarsi, sempre restando a casa, con la piscina, il cinema, il bar o la sala giochi, che non sono proprio un brutto piano B.
Doncic contro Djokovic, a calcio
Slovenia-Serbia potrebbe regalare sorprese. Ma a chi, a Luka Doncic? La stella dei Dallas Mavericks, nonostante giocare in Nba dia poco tempo per pensare ad altro, dicono non si perda una partita della nazionale di calcio slovena, secondo alcuni potrebbe spuntare allo stadio in una di queste partite (ma deve affrettarsi: non è detto che la Slovenia ne abbia tante ancora). Magari per dire “Bravo!”, com scrisse su X con tante bandiere della nazione di seguito, quando la Nazionale si è qualificata all’Europeo. Oppure a Novak Djokovic, che non ha mai nascosto il tifo per la nazionale serba? L’ex numero uno del mondo di tennis ha mandato un video ai tifosi prima della partita contro l’Inghilterra: “Forza ragazzi, può essere un grande torneo. Io sono con voi”. I tifosi che l’hanno visto sono impazziti di gioia, hanno cantato il nome di Nole, che dicono però abbia pure una simpatia per la nazionale croata, per la Stella Rossa, per il Milan e per il Monaco. Vabbè, senza stare a guardare il dettaglio: vi immaginate questi due in tribuna?
Se non vedete tanti tedeschi, è perché hanno paura
Tutti i tedeschi che non vedete in giro, nelle immagini delle strade dell’Europeo o negli stadi, nonostante si giochi in Germania, hanno pronta la loro giustificazione: hanno paura. Lo dice uno studio dell’Università di Hohenheim, secondo il quale sette tedeschi su dieci preferiscono guardare le partite dell’Europeo a casa. Noia? Assuefazione? No, perché la Bundesliga continua a essere tra i campionati con maggiore affluenza di pubblico. Hanno paura, in sintesi. Il venti per cento dice di temere attentati, proprio in occasione di grandi raduni di pubblico; il trentaquattro per cento ha l’ansia della folla, poi altre motivazioni. Ma c’è anche un altro aspetto che frena l’entusiasmo della gente di Germania: considera i prezzi dei biglietti troppo alti, soprattutto in una fase difficile dal punto di vista economico del paese. Li capiamo: negli anni abbiamo acquisito una certa esperienza nel campo pure noi.
… e forse fanno bene
C’è pure una dimostrazione pratica: Kai Flathmann, un tifoso tedesco, è finito in ospedale prima della partita di esordio con la Scozia. Era dietro la porta, seduto al suo posto, e un tiro del tutto fuori misura di Fullkurg durante il riscaldamento lo ha colpito. Ora ha braccio e collo fasciato, ma ieri era allo stadio, invitato dalla Federcalcio tedesca, che gli ha anche inviato la maglietta di Fullkrug. Però che dolore.
Il Foglio sportivo - In corpore sano