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Euro 2024

Se la Scozia non vince a calcio (e a Euro 2024) è per "colpa" del rugby

Giovanni Battistuzzi

Secondo Graeme Souness il calcio delle Nazionali è sbilanciato e rispetto ai grandi paesi i piccoli paesi partono svantaggiati. Non è un problema però di abitanti se la Nazionale scozzese esce sempre al primo turno a Mondiali ed Europei

Graeme Souness è stato un calciatore raffinato e intelligente. Giocava in mezzo al campo, aveva piedi educati e visione di gioco, sapeva difendere e attaccare. Lo chiamavano Charlie Champagne e chi tra il 1978 e 1984 andava ad Anfield a vedere quella squadra magnifica che era il Liverpool rimaneva spesso incantato da come riuscisse quell’uomo coi ricci e i baffoni a toccare il pallone con tanta classe e intervenire sugli avversari con tanta foga e rabbia. Non sono stati tanti nella storia del calcio i mediani con i piedi da numero 10. 

Graeme Souness ha vinto in campo, ha vinto in panchina. Poi ha lasciato campo e panchina e si messo a commentare il calcio alla televisione e alla radio. E anche lì si dimostrò eccellente. Sir Alex Ferguson un giorno disse che non gli sarebbe dispiaciuto essere Graeme Souness, perché “a Graeme Souness tutto viene bene, ha talento e cervello”. Poi aggiunse: “Oltre a essere scozzese, che è un altro merito”. Essere scozzese per Graeme Souness è sempre stato un vanto. Con la maglia della Scozia addosso giocò cinquantaquattro partite e, disse lui stesso, “ho disputato le mie migliori partite, perché non giocavo per me, ma per tutti”. 

Non è mai semplice essere lucidi nel giudizio quando c’è di mezzo qualcosa a cui si tiene davvero. Graeme Souness ha detto che il calcio delle Nazionali è sbilanciato e rispetto ai grandi paesi i piccoli paesi partono svantaggiati: “C’è una forma di ingiustizia in tutto questo, un viale a senso unico che porta verso i paesi più popolosi”. Ha giustificato tutto con questo esempio: “La Germania è una nazione di 83 milioni di persone, noi siamo una nazione di 5,2 milioni di persone”. 

La Scozia non è mai stata una potenza calcistica, anche se ha dato i natali a ottimi calciatori. Si è qualificata poche volte a Europei (tre) e Mondiali (otto) e non è mai riuscita a superare il primo turno. Nemmeno quando in campo aveva Graeme Souness, Kenny Dalglish, John Wark, Alan Hansen e Gordon Strachan, calciatori che ancora se li ricordano al Liverpool, al Leeds e al Manchester United. 

Se la Scozia non va avanti nelle grandi manifestazioni calcistiche internazionali non è certo perché ha meno abitanti tra cui scegliere i migliori giocatori. La Danimarca ha più o meno la stessa popolazione e un Europeo lo ha vinto e in un altro ha raggiunto le semifinali. La Croazia ha 3,8 milioni di abitanti ed è dal 2018 che è tra le Nazionali più forti al mondo. L’Italia non arriva nemmeno a 60 milioni di abitanti e ha vinto quattro volte il Mondiale e due l’Europeo, sempre contro nazioni ben più popolose. 

Uno studio dell’Università di Oxford nel 2018 stabilì che a determinare il successo nello sport di uno stato è il mescolarsi di una componente genetica, della gestione statale o regionale dell’avviamento allo sport dei bambini, le possibilità economiche di comuni, province, regioni ecc, e la solidarietà. Scrivono i ricercatori: “Lo sport, qualsiasi sport, si fonda, almeno inizialmente, sul volontariato. Maggiore è la solidarietà di un microgruppo di individui verso i giovani che si affacciano allo sport, maggiore è la possibilità che quello sport possa arrivare a successi internazionali”. In Scozia il maggior numero di volontari nelle associazioni sportive non è nel calcio, ma nel rugby. Un’indagine del Gabinetto per la Salute e lo Sport scozzese del 2018 (governo Sturgeon II) indicava come tra gli scozzesi il 58 per cento si dedicava (interesse e tempo libero) al rugby e solo il 33 per cento al calcio. 

Non si crucci Graeme Souness, ha solo sbagliato sport.

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