Una delle tante parate di Gianluigi Donnarumma in Italia-Spagna 1-0 (foto Ap, via LaPresse)

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Spagna-Italia 1-0 nonostante Donnarumma

Giovanni Battistuzzi

Il portiere della Nazionale italiana para tutto, tranne il goffo tentativo di evitare il gol di Riccardo Calafiori: autogol. La Spagna fa tanto e molto bene, l'Italia no, non pervenuta

La Spagna ha corso di più, ha corso meglio, si è preso il campo della Veltins-Arena di Gelsenkirchen e l’ha trasformato nel loro giardino di casa. Ha soprattutto giocato con l’idea, sempre estemporanea e spocchiosamente spagnola, di vincere bene e vincere facile, ma senza l’orpello dei mille passaggi a metro quadro a cui aveva abituato tutta Europa. L’Italia a lungo non pervenuta. La presenza però quantomeno l’ha assicurata. Con tanto di vivace confusione – nemmeno troppo creativa – nel finale di partita. Spagna-Italia è finita 1-0 e tutto sommato si può serenamente dire che è andata bene così.

Se al quarantacinquesimo il risultato non era di tanto a poco in favore della Spagna molto, se non tutto, lo si deve a quello strano potere calamitico che hanno le mani e il corpo di Gianluigi Donnarumma sul pallone. Quasi la palla si muovesse in un campo magnetico generato dal portiere italiano. Ha iniziato subito, dopo circa un minuto e mezzo. Tiro forte di Pedri, molto forte, centrale e preciso sotto la traversa. Gigio ha alzato il pallone di pochi centimetri al di sopra del legno. Il rallenty ha permesso di osservare al meglio la bellezza del gesto.

Nella seconda partita del Gruppo B l’Italia poteva replicare il debutto con l’Albania, con il secondo pugno alla bocca dello stomaco dopo pochissimi istanti di gioco. Non è andata così. Forse sarebbe servito. Forse no. La Spagna non è l’Albania. La reazione in ogni caso non c’è stata, la Nazionale di Luciano Spalletti ha fatto in modo di regredire il più possibile a un passato fatto di sofferenze difensive e qualche buon contropiede. Non certo catenaccio però. Per fare il catenaccio servono mediani rocciosi e incattiviti e difensori di raffinata ignoranza e rabbiosa forza. Non c’è più nulla di tutto questo.

Le squadre sono andate negli spogliatoi sullo 0-0. Gianluigi Donnarumma ha respinto su Alvaro Morata di gamba e in volo su Fabian Ruiz.

A lungo gli spagnoli non sono riusciti a superare Gigio. Quasi ci fosse un incantesimo a difendere la sua porta.

A dire il vero non ci sono riusciti proprio. È servito un Riccardo Calafiori che lontano dalla sua Dark Bologna offre il suo lato più scuro, come un Zaccardo qualsiasi al centro della difesa, per depositare in rete la palla. Al 54esimo s’è trovato sulla traiettoria del pallone deviato da Donnarumma e non è riuscito a fare niente di meglio che deviarlo nella sua porta.

Altri gol potevano arrivare, Gianluigi Donnarumma ha preso qualsiasi cosa, pure troppo. Quasi tutte occasioni che hanno avuto origine dalla sinistra del campo di gioco spagnolo. In settantasette minuti, tanti ne ha giocati, Iñaki Williams ha fatto quello che voleva, quando lo voleva e come lo voleva. C’ha capito poco o niente Giovanni Di Lorenzo. Non è andata meglio quando è entrato Andrea Cambiaso per dargli man forte.

I calciatori dell’Italia sono usciti dal terreno di gioco con musi lunghi e la sensazione che o si cambia parecchio oppure di strada se ne fa poca. Con la sensazione che senza una dose massiccia di delusione a assorbimento iper rapido, tipo un gol dopo una ventina di secondi, tutto diventa molto, troppo?, difficile. Con la certezza che con la Croazia bisognerà tornare a giocare a pallone, perché altrimenti sarà un altro supplizio.

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