il pastone tedesco - giorno 9
L'Italia contro la Spagna è stata come il pugile suonato di Beppe Viola
Si volta pagina: ora per gli azzurri c'è la sfida con la Croazia. Oggi attira molto Olanda-Francia, Slovacchia-Ucraina ha il suo bagaglio emotivo e appare una partita triste Polonia-Austria
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Il punto
La Spagna è già agli ottavi, accompagnata da un’Italia piccola piccola. Frena, invece, l’Inghilterra e la Slovenia si fa raggiungere dalla Serbia nel recupero. L’Europeo entra nel vivo e si cominciano a fare i calcoli per chi si qualifica e chi no al prossimo turno (ma ne passano 16 su 24, c’è posto). Oggi attira molto Olanda-Francia, ha il suo bagaglio emotivo Slovacchia-Ucraina, appare una partita triste Polonia-Austria.
Spagna-Italia e il pugile di Beppe Viola
Beppe Viola, nei suoi mille esilaranti racconti, parlava di un pugile che in una gara ne aveva prese di santa ragione e che, alla fine di un round, barcollando va all’angolo. Aveva un occhio gonfissimo e con quello rimasto sano guarda il suo secondo e gli chiede: “Come sto andando?”. Il secondo lo guarda e gli risponde, sconsolato, “se lo ammazzi fai pari”. Certo, l’Italia ha preso solo un gol, peraltro un rimbalzo sfortunato sullo stinco di Calafiori e magari questo è un segnale (di sicuro ci dice che Donnarumma è in forma), ma la partita con la Spagna è sembrata il racconto di Beppe Viola con gli azzurri nel ruolo del pugile suonato. E per ammazzare gli spagnoli, nel caso, avrebbe avuto armi troppo leggere, visto che gli attaccanti non sono proprio il pezzo forte della nuova generazione. Vabbè, avevo promesso di parlare poco dell’Italia: se vinciamo con la Croazia siamo comunque qualificati. Così siamo tranquilli e questa la dimentichiamo.
L’Inghilterra vede gli spettri del “coming home”
Ecco, ora l’Inghilterra vedrà gli spettri di sempre: com’è possibile non aver vinto contro la Danimarca? Non che fosse un avversario semplice, ma erano tutti convinti dopo la prima partita giocata che tutto potesse essere più facile, che la squadra fosse pronta. Ora, l’Inghilterra rimane una delle favorite, ha una quantità di scelte a disposizione che la rendono potenzialmente una squadra senza fine. Ha pure visto prendere il ritmo a Kane, che ha fatto il gol del vantaggio. Ma c’è un problema, che nel tennis si chiama braccino: ci sarà un motivo se l’Inghilterra non ha mai vinto l’Europeo (grazie per l’ultimo, perso in finale) e se ha trionfato solo una volta in Coppa del Mondo, quando si giocava in casa e molti di quelli che stanno leggendo in questo momento non erano ancora nati (era il 1966, fate i conti voi). È probabilmente perché vive con l’ossessione di dover vincere, quindi si lascia prendere dalla paura. Vive con questa ossessione perché sono loro stessi a dire: abbiamo portato il calcio nel mondo, quindi il pallone è nostro e meritiamo di vincere noi. Così viene il braccino, quando l’emotività prende il posto della fredezza necessaria. Vogliono riportarlo a casa. Ecco, se posso dare un consiglio, visto che alla prima dell’Europeo gli inglesi cantavano, tutti insieme, “It’s coming home”, è non dire più questa frase, non cantare più questa canzone. Provate con la scaramanzia, insomma.
La Serbia rientra nell’Europeo all’ultimo momento
Per tutta la partita con la Slovenia, soprattutto quando è stata sotto, della Serbia veniva solo da pensare: ma si ritira davvero o no? E se non ha più speranze, ha più possibilità di ritirarsi. La storia è questa: durante Albania-Croazia i tifosi di entrambe le tifoserie hanno cantato “Uccidi il serbo”, ripetutamente. Una questione che riguarda la disputa sul Kosovo (nella prima partita del torneo, invece, erano stati i serbi a rivendicare la “proprietà” del Kosovo) e che ha fatto nascere la presa di posizione della Federcalcio serba: se l’Uefa non punisce le due tifoserie per il coro provocatorio (vietato, se inadatto al contesto sportivo, dal regolamento) la Nazionale verrà ritirata. Poi la Serbia ha pareggiato, al 96’, l’Uefa ha fatto partire l’indagine sui cori contestati. L’Europeo continua, fino al prossimo coro.
Mbappé gioca o no? A naso, direi di no
Sì, certo: l’Olanda. Ok, anche la Francia. Ma in fondo fino all’ultimo minuto non ci faremo che una domanda: gioca o no Mbappé? Alla prima ha sbattuto il naso contro la spalla di Danso, difensore austriaco, e ora ha una frattura al setto. Non si opera ora, forse si opera dopo gli Europei, continuerà con una maschera e gli hanno proposto di tutto, ridendoci su. La maschera è pronta, all’inizio Mbappé si è allenato con il naso fasciato, senza buttarsi proprio nella mischia. Allora che accade oggi? Lui un po’ ci gioca, lascia il mistero. Se dopo l’infortunio ha scritto su X: “Qualche idea per una maschera?” spegnendo subito con un sorriso le sirene di allarme, poi la maschera che ha indossato aveva i colori della Francia, il logo della Federazione e le sue iniziali, ma non potrà indossarla perché il regolamento Uefa autorizza solo maschere di un solo colore, corrispondente a quello della tenuta della squadra, priva di identificazione della squadra. Ne metterà un’altra, ma Mbappé, per ora, lascia messaggi sibillini su un suo ritorno in campo: “Senza rischi non sono possibili le vittorie”, ha scritto su Instagram. Che vuol dire? Giocherà? Rischierà? Mettiamo l’ipotesi più probabile: salta questa, se la Francia vince salta anche la prossima perché la qualificazione è certa e rientra direttamente nella fase a eliminazione. A naso, sarà così.
Ehi, questa Slovacchia assomiglia al Napoli di Spalletti
Dell’Ucraina e dell’emozione di vedere in campo calciatori provati da quello che accade nel loro paese si è parlato, sono la squadra con più empatia del torneo. Ma non si è parlato a sufficienza della Slovacchia, che finora ha compiuto, numeri alla mano l’impresa più grande dell’Europeo fin qui. Anzi, numeri alla mano il ribaltamento del pronostico più clamoroso di ogni Europeo. Vero che ho qualche giorno fa detto che il ranking Fifa mente, perché il Belgio avrebbe almeno un titolo continentale in bacheca, ma comunque la Slovenia (numero 48) ha battuto il Belgio (numero 3) e comunque qualcosa vuol dire. Soprattutto della Slovacchia è piaciuto il gioco, la tattica. Quelli che capiscono tantissimo di schemi, movimenti e hanno anche memoria, hanno detto “ehi, ma questa Slovacchia assomiglia al Napoli”. Non al Napoli che Calzona, che nella sua vita prima di diventare allenatore era un venditore di caffè, ha allenato quest’anno, ma al Napoli di una stagione fa, quello di Spalletti. Ci sono dei movimenti, c’è un’organizzazione del contropiede, ci sono azioni che sembrano perfettamente sovrapponibili alla squadra che ha vinto lo scudetto nel 2023. Perché Calzona era nello staff di Luciano, quindi la mano è sempre la sua.
Polonia-Austria, paura o libertà?
Partita così possono essere molto brutte o estremamente avvincenti. Perché chi sbaglia è perduto e allora come si gioca: con le gambe che tremano o tanto ormai siamo spacciati quindi tanto vale che spingiamo? Forse sto provando a rendere interessante una partita che proprio non mi attrae. Allora cerchiamo di capire se gioca Lewandowski, che ha saltato l’esordio e forse fa in tempo per questa partita, non si sa se in panchina o in campo. Ecco, Lewandowski vale sempre la pena, anche a 35 anni.
Fermi tutti, non esiste più l’efficienza tedesca
Al “non ci sono più le mezze stagioni” siamo abituati da anni, ma a “non esiste più l’efficienza tedesca” non eravamo pronti. Tutti i giornali stranieri sono pieni di segnalazioni dei tifosi e reportage degli inviati che riportano disagi e disfunzioni nella macchina organizzativa. Abbiamo visto le immagini dello stadio di Dortmund durante Turchia-Georgia: il diluvio non era prevedibile, ma immaginare che scendessero vere e proprie cascate sui tifosi sugli spalti non era possibile nemmeno nel più cattivo dei pensieri sugli organizzatori. In più, c’è tutto quello che è fuori dallo stadio: The Athletic ha raccolto diverse segnalazioni che vanno da stazioni troppo piene, treni che non passano, caos agli ingressi con i percorsi di accesso che si confondono. Domenica, prima di Inghilterra-Serbia, molti tifosi hanno deciso, a un certo punto, che era più conveniente camminare per un’ora e mezza per arrivare allo stadio di Gelsenkirchen che attendere un tram. Tutti dicono: durante le partite di Bundesliga non è così. Però intanto appuntiamoci che anche i tedeschi sbagliano. Serve a sentirci meno soli.