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Euro scettico

Luciano Spalletti, il "patafisico di Certaldo" che sogna un gol

Maurizio Crippa

Nella folle confusione mentale di Spalletti l’unico a vincere è ALD (se riesce a cacciare Di Lorenzo). Le discutibili chiamate in nazionali, e le scelte tattiche, dell'allenatore azzurro

Lo stravincitore per parte italiana della Waterloo contro la Spagna è indubitabilmente Aurelio De Laurentiis, se davvero riuscirà a esodare, di riffa o di raffa, il disastroso Di Lorenzo. In caso contrario, è possibile che il cinico sergente Hartman aka Antonio Conte stia già preparando per lui a Castel Volturno una dieta a base di topicida. Ma la colpa non è tutta sua, bensì del tragico equivoco che siede in panca e che considera il terzino del Napoli un suo talismano. Al tempo in cui esistevano i blog, un blog da queste parti denominato Zerutituli amava definire Spalletti “il patafisico di Certaldo”, con riferimento al suo eloquio stralunato, alle parentesi aperte e mai chiuse, e alle sue fissazioni tattiche.
 

L’invecchiamento fa bene al vino e meno agli sportivi, anche quando il ruolo è quello di allenatore a bordocampo (nome-calembour che del resto Luciano Spalletti ha dato al blend sangiovese-merlot che produce dalle parti di Coverciano). Ma la patafisica applicata al gioco è peggio dei solfiti, bisogna stare attenti. I capisceur del fussball, almeno fino a ieri, pontificavano sulle doti tolemaico-aristoteliche del citì. Un pubblico di degustatori appena usciti da un  corso di sommelier del calcio si rigirava tra palato e papille frasi che elogiavano la pronta beva di Spalletti così “moderna, quasi avveniristica”. Il “calcio relazionale” era diventato di moda come il lambrusco biologico, “senza schemi fissi, fatto di sensibilità, velocità di gambe e di pensiero”. L’enologo degli azzurri aveva catechizzato la stampa (i giocatori e un po’ meno) con i concetti di dominio territoriale e occupazione degli spazi (gli saranno rimasti dai tempi in  cui allenava a Pietroburgo la squadra di Putin?) di riaggressione (ridaje) e via a fantasticare.
 

La Spagna 2024 è forte, non sono le furie rosse di Xavi e Iniesta (cosa che conferma la diffusa noia che sale come nebbia soporifera da tutti i gironi: forse solo la Francia ha divertito, il che non è quasi mai un bel segnale) ma era legittimamente accreditata per dare una spazzolata all’Italia.
 

Resta però un’astruseria patafisica, non diciamo colpevole perché non siamo pm, non aver sostituito lo sperduto Di Lorenzo lasciando fuori Darmian, come pure l’idea di insistere sul suicidario Calafiori quando magari in mezzo alla trincea serviva un kattivissimo come Mancini. E ancora, Spalletti dovrebbe spiegare perché mai abbia lasciato a casa Locatelli, artefice di una stagione onestissima, per portare Fagioli che non ha giocato un anno. Ma una volta portato Fagioli, perché non scommetterci, almeno nel momento del naufragio? Persino Southgate ha tolto in fretta Harry Kane che era finito fuori partita, perché non togliere Barella se ha finito il gas? E perché tenersi il turistico Pellegrini fino al minuto 82? La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie. Sognando un gol.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"