mezzo secolo fa
Sparwasser, il gol degli altri
Sono passati cinquant'anni dal gol del centrocampista del Magdeburgo che permise alla Germania dell'Est di battere la Germania dell'Ovest nell'ultima giornata del gruppo 1 dei Mondiali 1974
Un gol, una coppa e la fuga. Per molti appassionati di calcio e non solo la vita di Jürgen Sparwasser è racchiusa in un minuto, il 77’ di Germania Est-Germania Ovest, valida per l’ultima giornata del gruppo 1 del Mondiale del 1974, giocata al Volksparkstadion di Amburgo il 22 giugno di cinquant’anni fa: gol e vittoria dei tedeschi comunisti contro quelli occidentali, gol e vittoria che sono passati alla storia. Per alcuni detrattori, una sconfitta voluta dai ‘cugini’ dell’Ovest per evitare il girone con Olanda, Brasile, campione in carica, e Argentina: la finale e il finale sono noti a tutti. Eppure per “Spari” la rete più importante non è mai stata questa, bensì quella segnata circa due mesi prima nella semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe contro lo Sporting Lisbona, che porterà il Magdeburgo in finale, dove batterà il Milan per 2-0 diventando l’unico club della Germania Est a vincere una coppa europea. Lui che aveva vinto un bronzo olimpico nel ’72 e l’Europeo Under 19 nel ’65.
Quello che pochi ricordano invece è che nel gennaio del 1988 sfrutta un torneo indoor di calcio a 5 in Germania Ovest, a Saarbrücken, con le vecchie glorie del Magdeburgo, per scappare e non tornare mai più sotto il regime comunista dell’Est. Mentre la moglie Christa sarebbe andata in visita da una zia in Bassa Sassonia, a Lüneburg; un piano che rischiò di saltare perché a lei il visto fu concesso solo al secondo tentativo. Una volta entrambi al di là del Muro si telefonano e si accordano grazie a una parola d’ordine prestabilita. Con la scusa di avere dimenticato i soldi in albergo, infatti, “Spari” fa passare le valigie dalla finestra e raggiunge la stazione di Francoforte sul Meno, dove s’incontra con la moglie, mentre le autorità della DDR sono già alla ricerca dei due fuggitivi e interrogano la figlia Sylvia, rimasta nella Germania dell’Est; l’unica insieme al fratello e ad alcuni ‘amici’ occidentali a conoscere il piano di fuga. Il giorno dopo dichiareranno che: “La presenza di una formazione di vecchie glorie del Magdeburgo a Saarbrücken è stata usata da forze nemiche dello sport per accaparrarsi Jürgen Sparwasser, che ha tradito la sua squadra”.
Dopo essere stati nascosti per alcuni giorni, Sparwasser e la moglie iniziarono una nuova vita. Jürgen diventa vice di Karl-Heinz Feldkamp all’Eintracht Francoforte, poi passa sulla panchina del Darmstadt, ma con scarso successo, per dedicarsi infine ai settori giovanili, diventando verso la fine degli anni Novanta presidente del sindacato calciatori tedesco. Ritiratosi a trentuno anni a causa di un infortunio, prima di scappare, “Spari” insegnava alla facoltà di Scienze della formazione di Magdeburgo, ma Walter Kirnich, vice responsabile del partito, lo vuole a tutti i costi sulla panchina della sua ex squadra, per cavalcare l’aura evocativa del suo cognome, ricevendo come risposta un secco “No”. Kirnich, che aveva già distrutto la carriera di Heinz Krügel, allenatore del Magdeburgo vincitore della Coppa delle Coppe, se la lega al dito, nonostante il tentativo di Sparwasser di spiegare la situazione ai dirigenti più in vista del partito comunista. Così, con la moglie, decide che è venuto il momento di scappare. Scappare anche da sé stesso e da una narrazione che lo voleva eroe nazionale di un paese che lui non amava più, tanto che ha sempre definito quella fuga la decisione migliore della propria vita. Per chi volesse approfondire segnaliamo il bellissimo C’era una volta l’Est. Storie di calcio dalla Germania orientale del collega Roberto Brambilla.